Cerbero ci parcheggiò proprio davanti al quarto cerchio. Scendemmo, accarezzai le sue teste.
"Grazie del passaggio"
Cerbero mi leccò la faccia, abbaiò soddisfatto. Ero contenta, potevo vantarmi del fatto di aver domato una bestia infernale.
Proseguimmo il nostro cammino. Tutto quello che vedevo erano dei massi circolari accatastati qua e là. Sfortunatamente ostruivano il passaggio.
"Fantastico! Ora che facciamo?"
"Mmm non lo so" disse Virgilio mentre scrutava il territorio.
"Sai che siamo nel cerchio degli avari e dei prodighi?"
"Si e allora?"
"L'unico modo per crearci un passaggio è spostare i massi"
Lo guardai esterrefatta, quei massi saranno stati almeno una tonnellata ciascuno... come avrei fatto?
"Devi solo fidarti di me"
"Perché dovrei? Ti conosco appena!"
" È un valido argomento..."
Virgilio si guardò intorno, studiava quel percorso più volte affrontato. Mai gli era capitata una cosa del genere insomma... quante volte capita che i dannati si smistino a caso?
"È possibile che tutti i dannati siano andati via?"
"Purtroppo sì... questo posto è ormai abbandonato"
"Perché è tutto in disordine allora?"
Virgilio fece un sospiro e poi cominciò a raccontare: "Era un giorno come tutti gli altri, stavo parlando con dei poeti nel limbo quando, la terra ha cominciato a tremare in modo assurdo.
Beatrice è scesa poco dopo... mi ha detto che c'era un problema. Sono arrivato negli altri gironi e tutto era distrutto. Non c'era più nessun inferno.
Ora tutto è così come lo si è lasciato, non si può fare nulla per rimediare. E io sono rimasto improvvisamente senza casa..."
Lo fissai per un po'... ero dispiaciuta. Non sapevo tenesse così tanto a quel posto. Il limbo...che posto era quello? Si stava bene è vero ma si era veramente felici?
"Ora però siamo qui... e io ti aiuterò"
Virgilio mi sorrise e io ricambiai. Siccome stava diventando imbarazzante distolsi lo sguardo e mi diressi verso un masso.
Cominciai a spingere...era pesantissimo. Tutto quel peso era insopportabile.
Tra l'altro, era inutile continuare a credere che servisse a qualcosa.
"Non serve a nulla" disse Virgilio sconfortato sedendosi a terra. Lo guardai sconsolata, volevo dire qualcosa che lo tirasse su invece me ne stavo lì imbambolata senza dire nulla. Non proprio il massimo del conforto. Mi sedetti lì, sul terreno vicino alla mia insolita guida. Guardavo altrove ma volevo comunque proferire qualcosa, non trovavo le parole.
"So che avrei dovuto portarti in salvo... ma ora non so proprio che fare. Perdonami... forse non sono la persona adatta..." detto questo si mise le mani al viso.
Mi faceva brutto vederlo così.
"Sai... quando ero piccola, io e mio padre ci aiutavamo a vicenda durante i momenti di sconforto." Virgilio ascoltava attentamente. "Quando finivano le crisi epilettiche di mio padre io ero lì a coccolarlo, invece quando un bambino mi faceva un dispetto... lui mi insegnava a difendermi. Era un gioco di squadra." Virgilio sorrise. "Un giorno mentre aiutavamo mia madre a sistemare i mobili, c'era bisogno di qualcuno che sollevasse la teca con l'argenteria, ovviamente mio padre e i miei fratelli diedero una mano ma... non sembrava abbastanza. Così diedi una mano anch'io spingendo con tutte le mie forze. Con quel piccolo contributo, riuscimmo a sollevare il mobile." Ora il poeta mi guardava perplesso come per trovare il senso del discorso. Ripresi il mio discorso. "Dopo tutto quel lavoro i miei fratelli mi dissero che una bambina non avrebbe dovuto fare cose del genere e che non ero abbastanza forte per il lavoro. Mio padre invece mi disse che se erano riusciti a sollevare la teca, era solo grazie a me. Disse anche che la forza più grande che potremmo mai avere è quella interiore." Mi fermai un attimo poi ripresi: "Nella vita ci saranno persone e situazioni che cercheranno di abbatterti in ogni maniera e farti sentire inutile ma ognuno di noi nel suo piccolo ha una grande forza. E se io sono riuscita a sollevare un armadio... tu, Virgilio, riuscirai a portarmi in salvo." Gli misi una mano sul petto. "Perché la tua forza è qui dentro."
Virgilio mi guardò senza dire niente, aveva gli occhi lucidi, stava...piangendo?!
"Grazie piccoletta..." disse battendo la mando sulla mia spalla.
Mi alzai in piedi e gli porsi la mano.
"È ora di andare... abbiamo una missione no?"
Fece un sorrisetto e si alzò.
Dovevamo capire come accedere al seguente girone.
Dovetti aspettare un'illuminazione per trovare la risposta alla mia domanda.
Notai che le rocce erano disposte in file da nove ma ognuna lasciava uno spiraglio per entrare... capii la strana struttura dei massi. Era un labirinto.
"Dobbiamo separarci."
"Perché?"
"Così possiamo trovare il percorso giusto!"
"Eh?"
Mi misi una mano in fronte. Virgilio, mi cadi su questo? Uomo intelligentissimo per carità ma svegliati!
Lo spinsi in una delle fessure e lui cadde in ginocchio.
"Antonia ma che cosa fai?"
"Non è ovvio?"
"Ma dove sei?"
"Sono dall'altra parte!"
Mi ero infilata nel percorso opposto, sperando di trovare un'uscita.
"Ascoltami! Devi proseguire ok? Cerca di trovare la strada giusta..."
"Non ti lascio qui!"
"Non me ne starò qui genio... cercherò anch'io un percorso ma ti devi sbrigare."
Cominciai a dubitare della genialità del poeta, ma sapevo che prima o poi avrebbe capito.
Mi avventurai per il labirinto di massi, tutto sembrava uguale, ogni singolo spigolo, sassolino e crepa, era l'esatta copia di un'altra. Volevo solo trovare un modo per andarmene. Mi aggiravo smarrita per i "vicoli" di pietra, quando sentii un rumore. Mi girai di scatto, presi una pietra per difendermi.
Il terreno cominciò a scricchiolare, era sospetto.
Un attimo di quiete e il suolo si squarciò in due. Mi trovai sul ciglio del precipizio, stavo per cadere quando una mano mi afferrò. Virgilio.
"Ti ho presa" esclamò "resisti"
Mi tirò su con forza, guardai il crepaccio davanti a noi, la strada era sbarrata. Dovevamo trovare un'altra via d'uscita.
"Che facciamo ora?"
"Cerchiamo un'altra via"
"Era scontato "
"Allora perché non l'hai detto subito?"
Virgilio si abbassò ad osservare la voragine, si girò verso di me e disse:"sai, questa buca va direttamente all'ultimo cerchio...potremmo scendere da qui."
"Si...e quante sono le probabilità che non moriremmo spiaccicati a terra?"
"Meno dello 0,000001 percento, però almeno ci riusciremo!"
"Ehm no, salta tu se vuoi..."
"Ascolta...c'è della neve lì sotto, è morbido"
"Da quel che ricordo c'era del ghiaccio"
"Si ma c'è anche neve..."
Discutemmo a lungo sul da farsi. Virgilio sosteneva che se fossimo scesi di lì saremmo arrivati subito, io invece volevo stare al sicuro. Non riuscivamo a deciderci. Mentre discutevamo sentimmo dei passi dietro a noi. Qualcosa mi colpì con violenza alla testa e caddi a terra svenuta.
STAI LEGGENDO
Questa non è una commedia. "Inferno"
Historical FictionUna volta scelta la vita monastica, Antonia Alighieri, la figlia di Dante, decide di dedicarsi alla poesia per continuare la tradizione dell'amato padre. Un giorno però, caduta in uno stato di trance, Antonia si ritrova nella selva oscura e incontra...