Steve Rogers [💚 Verde]

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< Lasciami! Ti supplico!>
Urlo con le lacrime agli occhi pregando che mi lasci andare via.
Il generale tedesco mi sta tirando dal polso e mi sta portando non si sa dove. Mi hanno mandata ad Auschwitz perché hanno scoperto che stavo proteggendo una famiglia ebrea. Sono qui da 3 mesi e ho visto delle cose davvero allucinanti, cose che pensavo un uomo non potesse nemmeno immaginare. Non so come faccio ad essere ancora viva, forse è solo perché so un minimo di tedesco e perché fortunatamente, nonostante in questo momento il mio corpo sia molto debole, riesco ad adattarmi. Però, ora che sono arrivati gli americani a salvarci, questo generale mi ha catturata.
< Lasciami!>
Dico cercando di liberarmi, le lacrime non cessano e la paura aumenta ogni secondo che passa.
< Stai zitta!>
Urla il tedesco spingendomi a terra. Per colpa di questo gesto mi si sono sbucciate le ginocchia e le mani. Dalla giacca tira fuori una pistola e me la punta contro.
< Sei solo una schifosa aiutante degli ebrei, per questo non meriti di vivere!>
Chiudo gli occhi e mi preparo al mio destino.
Aspetto il rumore dello sparo, ma l'unica cosa che sento è un tonfo abbastanza forte. Riapro gli occhi e vedo il corpo del generale a terra privo di sensi. Vicino al corpo vedo che c'è una persona, più precisamente un uomo con uno scudo tondo. Si avvicina a me e si abbassa alla mia altezza inginocchiandosi.
È alto, muscoloso, biondo con gli occhi di un blu intenso. È davvero bellissimo!
< Stai bene?>
Mi chiede gentilmente. Dall'accento capisco subito che è americano.
Annuisco debolmente e lui mi sorride mentre mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi.
< Sono il capitano Steve Rogers.>
Sto per ringraziarlo e per presentarmi, ma il rumore di uno sparo non mi da il tempo di farlo. Solo dopo sento un forte dolore alla spalla, un dolore molto forte. Guardo dietro di Steve e vedo che il generale si è svegliato ed ha la pistola in mano. Il mio corpo non reagisce più ai miei comandi e casco nuovamente a terra, ma fortunatamente Steve mi afferra in tempo.
Il tedesco spara nuovamente, però il colpo viene parato dallo scudo tondo del capitano. Steve mi posa delicatamente e va ad affrontare il generale tedesco. I rumori li sento sempre più deboli e la vista diventa sfocata finché non diventa tutto buio.

Mi sveglio con un dolore allucinante alla testa. Mi porto una mano verso la fronte ma mi bloccò subito quando sento altro dolore alla spalla.
Mi guardo attorno.
Dove sono?
Neanche faccio in tempo a realizzare dove io mi trova che sento la porta aprirsi ed entra l'uomo biondo, quello che mi ha salvata!
< Salve, come si sente?>
Mi chiede molto gentilmente facendomi uno splendido sorriso.
Mi è mancata tutta questa cordialità...
< Emh... Bene.>
Rispondo con un po' di fatica per colpa della gola troppo secca e per colpa delle poche forze.
< Spero si ricordi di me, sono il capitano Steve Rog->
< Certo che mi ricordo di lei!>
Dico interrompendolo. Mi fa un altro sorriso e si siede sulla sedia vicino al lettino.
< Anzi, la volevo ringraziare per avermi salvata.>
Dico facendo allargare il suo sorriso dolce, forse mi dovrei sentire in imbarazzo ma la verità è che con lui mi sento stranamente a mio agio.
< Che maleducata, non mi sono ancora presentata. Sono->
Stavolta è lui a fermarmi.
< Lei è T/n T/c. È stata deportata per aver protetto una famiglia ebrea.>
Lo guardo stupita, si è informato?
< Vedo che si è informato...>
Sorride e abbassa lo sguardo imbarazzato.
< Dovevo informarmi sulla ragazza che ho salvato e, da quello che ho letto, lei mi sembra una ragazza molto generosa e coraggiosa.>
Ora sono io quella imbarazzata!
Sorrido e mi mordo il labbro inferiore.
< La ringrazio ancora, Capitano.>
Mi sento la faccia andare a fuoco, rialzo lo sguardo e incrocio subito i suoi occhi blu.
< Per favore dammi del tu e chiamami Steve.>
Annuisco e gli sorrido, lui ricambia il sorriso e non la smette di guardarmi, la cosa assurda è che il suo sguardo su di me non mi da fastidio, anzi, mi piace.
< Volevo chiederti se->
Viene interrotto dall'infermiera che apre la porta, entrambi voltiamo lo sguardo verso di lei.
< Capitano, la stanno cercando alla base.>
Dice la donna facendo un sorriso radioso a Steve.
< Emh... ok arrivo subito, grazie.>
La donna annuisce senza smettere di sorridere e subito dopo esce chiudendo la porta.
< Io...>
< Devi andare, lo capisco.>
Dico abbassando nuovamente lo sguardo, ma stavolta per colpa del dispiacere.
Lo sento alzarsi dalla sedia e, con la coda dell'occhio, vedo che si avvicina di qualche passo verso il mio letto. Rialzo lo sguardo e nuovamente incrocio i suoi occhi.
< È stato un piacere conoscerti T/n, spero di rivederti.>
Il mio cuore perde un battito dopo queste parole, lo ha davvero detto?
< Lo spero anch'io Steve.>
Mi sorride e subito dopo si volta ed esce dalla porta. Già sento la sua mancanza.

2 anni dopo
Finisco di lavare i piatti e subito dopo mi asciugo le mani. Alzo lo sguardo per guardare fuori dalla finestra. Sta nevicando, per terra ci sarà minimo mezzo metro di neve. Guardo attentamente i fiocchi che cadono pian piano e intravedo una figura scura che si avvicina sempre di più. Cerco di mettere a fuoco per capire cosa sia questa figura. Dopo pochi secondi capisco immediatamente di chi si tratta e un sorriso si forma sul mio volto. Poso lo strofinaccio che avevo in mano per poi correre verso l'uscita più felice che mai.
Esco di casa nonostante il freddo gelido e corro verso Steve che ha un sorriso smagliante. Allarga le braccia per poi accogliermi in un un abbraccio che mi scalda dal freddo.
< Mi sei mancato!>
Dico senza staccarmi dall'abbraccio.
< Mi sei mancata anche tu.>
Sussurra dolcemente. Mi stacco da lui e poi ci dirigiamo verso casa per rimanere al caldo.

< Perché non mi hai detto che saresti tornato?>
Chiedo per poi chiudere la porta d'ingresso dietro di me. Steve è partito tre mesi fa per una missione abbastanza pericolosa, non mi poteva nemmeno scrivere delle lettere. Prima di partire mi aveva detto che appena sarebbe tornato lui mi avrebbe inviato una lettera.
< Sono appena tornato e ho pensato di farti una sorpresa.>
Sorrido mentre lui si toglie la giacca ormai fradicia per colpa della neve. Gli prendo la giacca e poi la stendo vicino al camino per asciugarla un po'.
< E poi... sono venuto qui per dirti una cosa.>
Mi volto nuovamente verso di lui.
< Di cosa si tratta?>
Chiedo confusa mentre faccio qualche passo verso di lui.
< Ricordi che giorno è oggi?>
Chiede facendo anche lui qualche piccolo passo.
< Certo che mi ricordo! Oggi è il 27 gennaio 1947 e precisamente 2 anni fa mi avevi salvata dai nazisti.>
Lui annuisce e abbassa leggermente la testa.
< 2 anni fa, in realtà, non ero stato assegnato a quella missione. Ma qualcosa, forse il mio istinto, mi diceva che dovevo andare. Quando pensavo di aver finito di salvare tutti, ho sentito una voce, una voce di una donna. Lei urlava e chiedeva aiuto, ho subito cercato di capire da dove provenisse questa voce e subito dopo ti ho trovata.>
Non capisco dove vuole andare a parare, perché sta dicendo queste cose?
< Quando ti ho portata a farti medicare, non riuscivo a staccarmi da te. Mentre ti medicavano io ho fatto delle ricerche su di te, da subito ho capito che sei una ragazza davvero speciale, altruista e coraggiosa.>
Si avvicina sempre di più a me e i nostri visi sono a pochi centimetri di distanza. Steve prende le mie mani le intreccia alle sue.
< Da subito ho capito che tu saresti stata la ragazza di cui io mi sarei innamorato.>
Non posso crederci...
Lo ha detto davvero o sto solo sognando?
Lo guardo dritto negli occhi e un sorriso spontaneo si forma sul mio volto.
Sto cercando di formulare una frase di senso compiuto, ma Steve mi precede e fa unire le nostre labbra in un bacio delicato e caldo. Appena ci stacchiamo lui appoggia la sua fronte sulla mia e sorride.
< Ti amo capitano.>
Finalmente riesco a formulare una frase e mi sento gli occhi bruciare.
< Ti amo pure io T/n.>
Una lacrima cola sulla mia guancia e Steve si affretta ad asciugarla.
< Perché piangi?>
Chiede quasi sussurrando.
< Perché mi sento così tanto fortunata ad averti. Mi hai salvato la vita e per lo più mi ami, non potrei desiderare di più.>
Dico tutto quello che penso, mi sento il cuore talmente tanto leggero che tra un po' potrei volare.
Steve sorride ancora di più.
< Sono io quello fortunato. Finalmente ho trovato una persona che mi ama veramente.>
Gli metto le mani sulle guance per poi avvicinarmi a lui e baciarlo con un po' più di passione rispetto al primo.
Non sono mai stata più felice in vita mia!

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