Capitolo IX- L'Oscar Wilde

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Era sabato mattina e, con il computer avanti, cercai di prenotare e pagare un biglietto che vi avrebbe portato a Salem.
Sentii come una sorta di nostalgia nel tornare a casa ma anche un po' di tristezza.

Lì non riuscivo a sentirmi a mio agio, dovuto al fatto che troppe persone esprimevano i propri pregiudizi a vanvera avendo le mentalità poco estese e legate alle tradizioni.
Alcuni di loro rimasero con la mentalità del dopo guerra, altre con quella della guerra stessa.

Per l'intera popolazione di Salem,l'unica salvezza eravamo noi e non potevamo contare su nessuno. I vampiri? Esseri spregevoli senza emozioni,in grado di uccidere senza batter ciglio. I lupi mannari? Cani rognosi che agivano in branco e che usavano la loro maledizione per scopo negativo.

«Biglietto preso» scroccai le dita lasciando il mio corpo cadere indietro sul soffice materasso.
Passarono tre giorni da quando vidi per la prima volta una gara clandestina e due da quando mi svegliai nel letto del ragazzo più temuto della  Midnight.

Durante quei giorni li vidi entrambi,Brayden e Stephan, accompagnati dai loro soliti amici ma, nessuno rivolse me la parola e feci lo stesso anche io. Ogni tanto, però, capitava che qualcuno di loro lanciasse qualche occhiata,compresi quelli che non conoscevo e mi chiesi se sapessero anche loro del mio folle piano nell'entrare al Blood.

Continuai però a frequentare regolarmente le lezioni e a passare le giornate con Steve, Hunter e Rachel, tendendomi dentro quell'enorme segreto.

Le lezioni serali della lettura della mente proseguirono diventando sempre più intense. La professoressa mi lasciò entrare nella sua mente per vedere i suoi ricordi come la nascita di una bambina,gran parte della sua infanzia e un matrimonio.

La vidi in giovane età che frequentava la nostra stessa università e l'incontro con un uomo,probabilmente il suo attuale marito.
Ero sempre più vicina dal scoprire la verità. Avrei visto anche io il volto dei genitori di Brayden,la sua infanzia,tutto.

Chiamami Yaser,mio fratello,per avvisarlo e non tardò a rispondere.
<Mostriciattolo>

«Finirai mai, un giorno, di chiamarmi così?»

<no, credo proprio di no. È carino come soprannome, ti si addice>

«Senti, ho preso i biglietti. Prenderò l'aereo domani pomeriggio»

<Avviso papà dopo. Entro quanto pensi di arrivare?>

«Non so, credo sul tardi, verso le otto di sera ma dipende tutto dal viaggio»

<Ok, quando torni ti devo far conoscere una persona>

«Chi?»

<Sto cazzo!> iniziò a ridere dall'altra parte dello schermo <Ci caschi sempre! Ciao, devo andare>

Terminò la chiamata prima che potessi salutarlo. Tipico di Yaser.
Uscii fuori al balcone per annaffiare le piante, sperando in una fioritura veloce datosi che l'unica pianta ad aver mostrato qualche foglia era la genziana.

Il tempo non era uno dei migliori. Fuori,enormi nuvole grigie si espandevano sempre di più e alcune gocce iniziarono a scendere lente cadendo sulla ringhiera del balcone.
Dal colore delle nuvole percepii che presto sarebbe scoppiato un acquazzone.

La pioggia era rilassante e in qualche modo mi calmava nonostante il freddo che porta.
Sin da piccola,mi capitava di andare a giocarci sotto e ritornavo a casa sempre zuppa d'acqua ma a me non importava perché mi divertivo.
Era come se entrassi in contatto con la pioggia,come se essa stessa fosse una persona.

La sera prima guardai il telegiornale. 'Perturbazione numero due con forti piogge e qualche tuono verso il nord. Attenzione anche alla grandine' così disse.
Avrebbe piovuto tutta la giornata,anche la sera.

Nightfall blood [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora