Capitolo V-Iris

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«Stai scherzando vero?»

Rimasi basita nel sentire quelle parole e sperai con tutto il cuore che stesse scherzando ma Brayden sembrava al quanto serio e continuava a camminare come se nulla fosse.

Quella sera, in giro, non c'era nessuno in quanto le attività restavano chiuse il venerdì, esclusi supermercati e farmacie ma quelle strade così vuote suscitavano in me una sensazione di solitudine.

Essendo vicine alla piazza, mini parco, bar, fermate esposte a pochi chilometri l'una e tra autobus, persone che si dirigevano a lavoro, all'università o a scuola tendevano ad essere sempre molto affollate.

«No, davvero. Sei serio?»

Non mi resi nemmeno conto di star urlando nel bel mezzo del marciapiede ma il suo atteggiamento urtava la mia calma.

«Che cazzo urli? Sembri una psicopatica, disturbi i vicini così e credo proprio che non vogliano sentire una pazza che urla per strada» disse Brayden in tutta tranquillità indicando le finestre con le luci accese dei palazzi di fronte al mio.

Brayden mi superò come se sapesse già la strada di casa ma, naturalmente, evitò il mio civico ed io non dissi niente. Salii in fretta le scale per raggiungere il portone e una volta dentro chiusi la porta a chiave.

«Che coglione» dissi buttando lo zaino nell'atrio e la giacca a terra.

Andai a sedermi sul divano per provare a calmarmi ma quando presi il telefono, Shawn iniziò a chiamarmi ininterrottamente. Dopo un paio di giorni si era deciso a chiamarmi e non esitai a rispondere alla chiamata.

<Ehi ciao, sei a casa?>

«Si, sono tornata adesso, perché?»

<Devo parlarti ma aspetta un attimo, vado un secondo in bagno e lascio il telefono sul letto>

«Va bene»

Nel frattempo, mi alzai per dirigermi in cucina e diedi un'occhiata veloce fuori dove non c'era anima viva. Accesi subito il forno per la mia improvvisa voglia di cotolette e non appena presi la teglia, sentii aria fredda toccarmi la pelle.

«Mi prepari anche la cena?» Sobbalzai per lo spavento facendo cadere la teglia con la carta da forno sopra.

<Cos'era quel rumore?> disse Shawn dall'altra parte del telefono.

«Cosa?» mi allontanai subito dalla cucina per non far sentire nulla a Shawn.

<Ho sentito dei rumori. Hai ospiti?>

«No, ho fatto cadere la teglia»

<Ho sentito qualcuno parlare> mi girai a guardare Brayden che, in quel momento, mi fissava divertito.

«È la televisione, Shawn devo andare. Parleremo un altro giorno»

Chiusi subito la telefonata andando a passo svelto verso il vampiro. Ero furente, talmente tanto che potevo sentire il fumo uscirmi dalle orecchie per la sua improvvisa interruzione dentro casa mia.

«Come cazzo hai fatto? Ho chiuso la porta a chiave e poi non puoi entrare a casa mia senza il mio permesso»

Lui prese la sigaretta per mettersela in bocca, continuando ad assumere quell'aria divertita «Senti, eviterò il fatto che tu, figlia della Luna, mi abbia chiuso la porta in faccia, il che a quest'ora ti ritroveresti già spezzato non so quale osso del corpo ma mi limiterò solo ad insultarti e poi ti consiglio di chiudere le finestre» Si alzò e la chiuse lui «Se la gente sapesse che qui vive una strega non t'insulterebbero e basta come ho fatto io» prese l'accendino e accese la sigaretta.

Nightfall blood [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora