Capitolo XX-L'eclissi lunare

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Presi l'autobus per recarmi all'università con un pessimo umore e un'ora d'anticipo. Non dormii la notte precedente per via del bacio e del suo comportamento inaspettato in seguito.

Dopo il gesto, se ne andò in camera sua lasciandomi sul divano da sola e con la testa che girava per colpa delle tante e improvvise emozioni provate e dall'alcol.

Restai allungata sul suo divano per tanto, troppo tempo tra continui dubbi e insicurezze e continuai a chiedermi per più volte cosa avessi sbagliato per ricevere una conclusione del genere. Un senso di delusione e disprezzo pervase il mio corpo e iniziai a sentirmi piccola, non abbastanza, non all'altezza.

La mattina mi svegliai presto.

L'orologio, infatti, a quel tempo segnava le sei e venti quando aprii gli occhi ma di Brayden nemmeno l'ombra.

Bussai alla sua porta trovandola mezza aperta, per poi accorgermi che non era in casa. Presi le chiavi e mi avviai verso casa, non volendo passare altro minuto lì dentro.

Tornai nel mio appartamento per farmi una doccia calda, cambiarmi e prendere il primo autobus possibile ma dentro di me sentivo di stare a pezzi.

Piansi per tutto il tempo, dal momento in cui misi piede nella doccia, fino a quando uscii da essa. Cercai di eliminare dalla mia testa tutto l'accaduto ma quel senso di disprezzo che continuava a riecheggiare, era più grande di me.

Durante il tragitto mi autoconvinsi che la colpa fu la mia. Lui era troppo ubriaco ed io perfettamente lucida da poter evitare il bacio.

Ma perché sparire? Perché lasciarmi sola a casa sua? Lanciai un sassolino contro un albero e trattenni le lacrime una volta scesa dall'autobus.

Mi tornarono in mente le sue parole "nessuna è importante, solo una scopata e niente di più" e non potei fare a meno di pensare che anche io facessi parte di quella categoria, il che non fece altro che peggiorare il mio umore. Iniziai a pensare a tante ipotesi dove la più dura da accettare fu quella che vedeva come problema la mia natura.

"Non andrei mai a letto con una come te" e fu lui stesso a dire quelle parole.

A quanto pare io e il tempo, quella mattina, sembravamo essere in simbiosi.

Il cielo, infatti, era grigio e qualche goccia iniziò a scendere lenta come se anche lui stesse cercando di trattenere le lacrime senza riuscirci.

Decisi di andare in biblioteca in quanto unico luogo vuoto dove potevi stare in solitudine di prima mattina.

Sempre così silenziosa e con quello strano odore di libri nuovi che io adoravo e quando beccai un posto all'estremità di essa, nella parte più buia della biblioteca, scoppiai in un pianto doloroso.

Non so per quanto tempo durò il mio sfogo ma servì a me stessa per calmarmi e pensare a cosa avrei e cosa non avrei dovuto fare.

Ricevetti un messaggio da Rachel che avvisava il suo arrivo nelle vicinanze dell'aula di astronomia, insieme ad Hunter.

Asciugai le lacrime e chiusi il libro senza nemmeno aver letto una riga. Gettai tutto nello zaino, avviandomi verso il cortile e pregando affinché i miei amici non si accorgessero delle mie condizioni.

«Eccoti! Come mai così presto questa mattina?» Rachel mi raggiunse insieme a Hunter nel corridoio.

«Volevo studiare un po' in biblioteca. Tu ti sei ripresa da ieri?»

«Si dai, ma solo grazie a un antidolorifico e un bel caffè e poi non so quanti minuti sono rimasta sotto la doccia. Andate a prendere posto, io vado un secondo in bagno»

Nightfall blood [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora