Roma,1963
Stefano era già in ritardo. Avrebbe dovuto prepararsi mezz'ora prima, ma non ci era riuscito. Era uscito tardi dal banco alimentari della nonna e poi era dovuto passare dallo zio a prendere i soldi; non sapeva ancora dove portarla, non ci aveva pensato, troppa era stata l'euforia quando lei aveva accettato.
La conosceva solo di vista, passava al mercato ogni mattina insieme ad una signora, forse la madre; Stefano l'aveva notata subito perchè non passava inosservata: era bionda, anzi biondissima, capelli ricci e vistosi, due occhi azzurri come il cielo ed era alta. Portava sempre dei vestitini tutti colorati e ogni volta che passava per i banchi tutti fischiavano, tutti tranne Stefano. Lui si vergognava troppo, così si limitava a guardarla. Un giorno lei si era fermata al banco: lui di solito era alla bilancia, mentre sua nonna serviva i clienti, ma quel giorno si erano scambiati perchè i clienti erano troppi per la nonna che era gia troppo vecchia per stare dietro al banco; così Stefano si era ritrovato faccia a faccia con quella bionda bellissima. Lui aveva balbettato qualcosa, ma lei sembrava non averci fatto caso: aveva chiesto due pomodori, una melenzana e della lattuga, gli aveva sorriso e poi se n'era andata.
Da quel giorno Stefano aveva dato il cambio a sua nonna, ma la ragazza non si era più fermata.
Stefano così, dopo tre volte che la vedeva passare senza nemmeno guardarlo, ci aveva rinunciato, finchè una sera, mentre rincasava, andò a sbattere contro una figura.
<<Stia attenta dannazione!>> Le aveva urlato. Poi si era accorto che era lei, la ragazza dei sogni.
<<Scusami.>>
<<Non preoccuparti, ero distratta.>>
Avevano iniziato a parlare e alla fine lui l'aveva accompagnata a casa e le aveva chiesto di uscire.
La ragazza, che si chiamava Graziella, aveva accettato e, ora, Stefano era davanti allo specchio a sistemarsi la cravatta.
<<Ma dove vai?!>> Sua nonna era entrata nella stanza e si era seduta sulla sedia vicino allo specchio.
<<Esco nonna. Con quella ragazza bellissima, quella del mercato.>>
<<Oh. Che bello. Dove la porti?>>
Stefano deglutì:<<Non lo so.>>
La nonna si alzò di scatto dalla sedia e tirò per aria il bastone, agitandolo:<<Che significa che non lo sai?! Non sai dove portare una fanciulla? Dio mio, se tuo nonno ti potesse sentire! Cosa vai blaterando? Pensa subito a dove portarla!>>
<<Nonna stai attenta con quel bastone! E poi sono già in ritardo, penserà che non mi sono presentato!>>
<<Non me ne frega un tubo! Adesso chiamo Mariuccio e prenoto un tavolo. Non sei certo nipote di tuo nonno.>>
Stefano vide sua nonna entrare in cucina, poi si affacciò e guardò Campo de Fiori:<<Roma, nun fa la stupida stasera. Aiutame te.>>
Il ristorante di Mariuccio era vicino a Trastevere. La nonna era riuscita a trovare un tavolo ed ora lui e Graziella erano seduti al centro della sala, mentre un signore passava tra i tavoli con la chitarra intonando stornelli romani.
<<Tu invece che fai nella vita?>>
Graziella si arrotolò un capello con il dito:<<La mattina lavoro con mia madre in una merceria, il pomeriggio invece me lo tengo libero.>>
<<Beata te. Io lavoro tutto il santo giorno, dal lunedì al venerdì. Sabato il mercato lo tiene mio zio per fortuna.>>
<<I tuoi genitori?>>
Stefano abbassò lo sguardo:<<Sono morti sotto i bombardamenti. Io avevo due anni..>>
<<Mi dispiace tanto. Scusa.>>
Stefano agitò una mano per aria:<<Tranquilla. Sono cresciuto con i miei nonni e i miei zii. Non mi è mai mancato nulla. Tu hai fratelli?>>
<<Un fratellino più piccolo. Una peste!>>
La serata passò così, tra una chiacchiera e l'altra, tra uno stornello e l'altro.
Dopo la cena, fecero una passeggiata sul lungo Tevere, proseguendo per tutto il centro di Roma.
<<Adoro questa città.>> Disse Stefano.
<<Anche io. Però mi piacerebbe vivere in campagna, un giorno.>>
<<Le campagne romane non sono malaccio.>>
Mentre camminavano, Stefano guardò la sua città illuminata e bellissima: continuò a pregare affinchè andasse tutto bene, pregò perchè Roma, con la sua magia romantica, riuscisse a regalargli il cuore di quella bellissima ragazza.
Si fermarono davanti al Colosseo, Graziella lo guardò e sorrise:<<Pensa quanti anni ha.>>
<<Già.>>
Stefano si avvicinò alla ragazza e le prese la mano, lei ricambiò poi si voltò a guardarlo e si baciarono, sotto il Colosseo.
Quando Stefano rincasò, sua nonna era seduta in cucina e non appena lo vide gli andò incontro:<<Allora? Siete stati bene da Mariuccio?>>
<<Sì. Grazie nonna.>> Le diede un bacio sulla guancia, poi si chiuse in camera, aprì la finestra e guardò il suo quartiere:<<Grazie Roma.>>
1 anno dopo
Stefano aveva una scatoletta in mano e se la rigirava tra le mani: dentro c'era un anello, un solitario bellissimo che brillava alla luce della luna. Avrebbe chiesto a Graziella di sposarlo, ma aveva paura. Lui voleva rimanere a Roma, mentre lei aveva espresso il desiderio di trasferirsi in campagna. Era passato un anno però, magari aveva cambiato idea.
<<Ti prego Roma, damme na mano a faje dì de sì.>>
Uscì correndo, senza nemmeno salutare sua nonna.
Stefano decise di replicare il loro primo appuntamento: mangiarono di nuovo da Mariuccio, con lo stesso signore con la chitarra che cantava stornelli tra i tavoli, passeggiarono di nuovo per il lungo Tevere, fino ad arrivare al Colosseo.
<<Mi ricorda qualcosa tutto questo.>> Disse Graziella.
Era una ragazza intelligente, sicuramente aveva capito che c'era qualcosa sotto.
Stefano le prese le mani:<<Grazia, voglio dirti una cosa. Sono cresciuto con i miei nonni che si amavano tanto e i miei zii che si amavano anche loro. Non posso parlare per i miei genitori, ma credo che anche loro si amassero e il fatto che siano morti insieme ha un non so che di romantico. E io voglio la stessa cosa, cioè non morire con te, cioè sì..insomma quello che voglio dire è che io ti amo dalla prima volta che ti ho vista, dalla prima volta che passassti per il mercato, ti ho amata dalla prima volta che ti sei fermata al mio banco e mi hai chiesto i pomodori, la lattuga e chissà quale altra cosa. Ti ho portato rispetto dalla prima volta perchè ogni volta che passavi tutti ti fischiavano dietro e la cosa era di una volgarità incredibile, io invece mi limitavo a guardarti perchè tu sei una bellezza che va ammirata e guardata da lontano. Non credevo e non credo tutt'ora di essere alla tua altezza, ma vorrei tanto che mi dicessi di sì.>>
Stefano si inginocchiò davanti a Graziella che si portò una mano alla bocca in segno di stupore. Il ragazzo tirò fuori la scatoletta e l'aprì.
<<Graziella Ruggeri, vorresti farmi l'onore di sposarmi?>>
Roma in quel momento si fermò: non c'erano più turisti, non c'erano più macchine o autobus, non c'erano più persone, c'erano solo loro e il Colosseo e quella risposta che aleggiava in aria aspettando di uscire dalla bocca di Graziella.
Roma faceva da sfondo a quel momento romantico e pieno d'amore.
Stefano deglutì e pensò tra sé e sé:"Dai Roma, faje dì de sì. Dai."
Graziella si guardò intorno e poi scoppiò a piangere:<<Sì. Sì!>>
Stefano si alzò, le infilò l'anello al dito e la baciò appassionatamente, lì sotto il Colosseo, nella città più romantica del mondo.
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amoR- Amore nella città eterna
ChickLitUna raccolta di racconti di fantasia, tutti d'amore e tutti ambientati a Roma. Dagli anni '50 sino ai giorni nostri, l'amore raccontato in mille modi diversi tutti in grado di emozionare e sulle note delle canzoni d'amore italiane più belle.