12.Miramare (Claudio Baglioni)

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Roma, 2000

La strada per il mare è quasi finita: l'asfalto sembra quasi sciogliersi sotto il sole rovente di agosto. Ostia è sempre piena di gente, ma oggi sembra esserci meno gente in giro.

<<Perchè te sei messa 'sta roba in testa?>>

Marilù sorride e scuote il capo ridendo: il cappello con i colori della bandiera americana è superlativo. Marilù lo ha trovato a Porta Portese e non ha saputo rinunciarci. Lei e Gianluca sono insieme da un anno ormai, ma Marilù è sempre più strana. Ha sbalzi d'umore molto spesso e la cosa più brutta è che, a volte, è capace anche di sparire per giorni. Sua madre, quando Gianluca chiama, gli dice che deve essere paziente e che queste fasi depressive non sono certo in relazione a lui. Marilù ha cominciato ad essere così strana quando aveva quindici anni. Gianluca ha sentito tante storie che la riguardano, ma toccare con mano la sua stranezza, se così si può chiamare, è sconcertante. Finalmente arrivano al mare, allo stabilimento Miramare, come la canzone di Baglioni.

Marilù comincia a saltellare e a ridere come una pazza, esibendo quel cappello enorme davanti alla biglietteria.

<<Potresti toglierti 'sta..'sta cosa dalla testa?>>

<<Perchè?>>

<<Mi..Mi imbarazzo, Marì.>>

Lei lo guarda aprendo la bocca in una piccola O di stupore, poi prende il cappello e se lo toglie. Gianluca si rende conto che ha esagerato, ma non poteva farne a meno. Paga sdraio e ombrellone e si avviano alla postazione loro assegnata.

Marilù guarda il mare: è calmo e azzurro. Vorrebbe sentirsi anche lei così, invece dentro di lei imperversa una tempesta. Gianluca sta sistemando il frigo sotto l'ombrellone, poi si sfila la maglietta e si spalma la crema solare.

Marilù vorrebbe tanto spiegargli cosa le passa per la testa, ma è impossibile. Nemmeno i dottori ci riescono. Alcuni le avevano assegnato delle pillole, ma avevano fatto poco effetto e la dolce Marilù si era ritrovata da capo a dodici.

Quando aveva incontrato Gianluca si era sentita al settimo cielo, ma dopo un mese era subentrata quell'ansia e quella paranoia di mostrare chi fosse davvero. Quando aveva cominciato a mostrare quelle piccole stranezze, Gianluca non aveva sembrato farci caso, ma da qualche settimana le aveva fatto pesare tante cose, come ad esempio l'enorme cappello con la bandiera americana.

Era la prima volta che andavano al mare insieme e quando lui l'aveva invitata le aveva chiesto se le andava di andare a vedere come il sole moriva all'orizzonte e di come si poteva parlare d'amore su una sabbia fina e dorata.

Ma di amore si poteva parlare con un ragazzo che palesemente si vergognava di te?

<<Vieni a fare il bagno?>> Chiede Gianluca.

<<Sì, ora arrivo.>> Marilù si tormenta la collana che porta al collo e Gianluca sposta lo sguardo sulle dita della ragazza che continuano a giocare con il ciondolo argentato.

<<Ti aspetto in acqua.>>

Lo vede tuffarsi prendendo la rincorsa e quando lui riemerge la saluta con la mano. Lei alza timidamente il palmo e lo agita, ma non si muove. Non si sente più euforica, ma solo dannatamente triste. Guarda il cappello che ha appoggiato vicino alla sdraio e le scende una lacrima: perchè è così strano volerlo indossare? Si sdraia sul lettino e chiude gli occhi, le mani giunte sulla pancia. Sta per appisolarsi quando gocce d'acqua le cadono sui piedi.

Apre gli occhi e Gianluca è davanti a lei che perde acqua da tutto il corpo.

<<Come mai non sei venuta?>>

Marilù non risponde: non sa che dire. Se dicesse la verità su come si sente è quasi certa che lui non capirebbe e se mentisse Gianluca se ne accorgerebbe, così rimane zitta. Lui si siede vicino a lei e una pozza d'acqua si forma sulla sdraietta arancione; le afferra una mano e poi la guarda negli occhi:<<Siamo insieme da un anno, Marilù. E ho imparato a conoscerti. Sei bella e questo è un dato di fatto, sei testarda, ambiziosa e dolcissima. So che ti piace la pasta alle vongole, ma odi le cozze. So che odi l'odore della bistecca, ma te la mangi. Sei piena di contraddizioni e ti amo per questo, ma se devo essere onesto..>> Si blocca e si volta a guardare il mare.

"Ci siamo", pensa Marilù.

Lui toglie la mano da quella di lei e prosegue il discorso, ma senza guardarla:<<Non conosco questa parte di te. Un giorno sei allegra, il giorno dopo sei triste. Una tristezza che, te lo giuro, non ho mai visto se non in qualche film. Prima era questione di giorni, ora di minuti. Stamattina eri euforica, in macchina cantavi, ti sporgevi dal finestrino. Ti sei presentata con quel ridicolo cappello! E adesso sei ripiombata in questa tristezza cronica e immotivata.>>

Marilù continua a rimanere in silenzio, ma la sua testa urla.

<<Senti, lo sai che ti amo. Ma devi farmi capire che hai, ok? Ti sei incazzata per il cappello? Per quel cazzo di cappello? Insomma, se ti piace tanto mettitelo, ok? Ma almeno parlami!>> Si alza in piedi e quasi vuole scuoterla da quel torpore, ma tiene le mani a bada.

Marilù finalmente riesce a parlare:<<Non sai quanto vorrei spiegarti anche io cosa provo, Gianlù. Ma non dipende da me sai? Nessuno lo capisce. Quando avevo sedici anni avevo un'amica, era davvero speciale. Mi voleva bene ed era l'unica in grado di sopportare queste stranezze. Poi un giorno, uno di quelli brutti, non ho più risposto al citofono o alle sue chiamate. Sono sparita per mesi, non andavo nemmeno più a scuola. Alla fine ci ha rinunciato anche lei ed io non ho fornito spiegazioni perchè le spiegazioni non ce le avevo!>> Si rende conto solo alla fine del discorso che sta urlando.

Gianluca si guarda intorno, alcuni passanti che passeggiano sul bagnasciuga prestano loro attenzione e Marilù deve dirgli che è tutto ok, che possono proseguire.

<<Ok. Ma ora? E' per il cappello?>>

Marilù batte un piede sulla sabbia:<<No! Lo capisci che non lo so? Non lo so! Magari il cappello è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma che ne so io? Forse sarei stata male lo stesso oggi! Chi lo sa che cazzo fa il mio cervello malato!>>

Gianluca si passa una mano tra i capelli ormai asciutti:<<Sai che mi ha detto il mio medico di base? Mi ha detto che se non la smetto di stare appresso alle tue stranezze ci rimetterò il cuore!>>

<<Bene. Allora lasciami.>> Gianluca non risponde e Marilù resta immobile, stordita da quello che ha appena detto.

Rimangono qualche secondo a guardarsi, poi lei si avvia alla cabina per recuperare i vestiti e andarsene. Gianluca non la segue.

Sapeva che prima o poi sarebbe finita così. Per lei non può esserci un amore normale, per lei ci sono solo stranezza e urla nella testa e nessuno che capisce cosa la turbi tanto. Rimane nella cabina per un'ora e di Gianluca nemmeno l'ombra. Alla fine decide di prendere le sue cose e andarsene, ma quando apre la porticina a righe bianche e arancioni, davanti a lei c'è Gianluca con il cappello in testa e un fiore in mano.

Marilù scoppia a ridere e Gianluca le porge il fiore che è di un blu oltremare.

<<Mi dispiace, Mari. Mi dispiace tanto.>> Le porge la mano:<<Non me ne frega niente se sei strana o se tutto questo lo farai più e più volte, voglio stare con te. Andiamo a vedere come il sole muore?>>

Marilù gli afferra la mano e se la porta al viso:<<Come ti è venuto di metterti quel coso in testa?>>

<<In realtà volevo vestirmi da Sioux, ma poi ho pensato che sarebbe stato troppo esagerato.>>

Scoppiano a ridere e si avviano verso la riva, verso l'orizzonte dove il sole sta morendo lentamente.

amoR- Amore nella città eternaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora