Roma, 1990
Vorrei che fosse un incubo, ma non è così. Oggi Giulia si sposa. Giulia, la mia dolce e bellissima Giulia. Ci siamo lasciati da due anni e sapevo che aveva un'altra relazione, ma non posso credere davvero che sposi un altro. Lei che diceva sempre che il matrimonio era solo un contratto, un fido in banca, una roba che ti metteva le catene e dovevi metterti lì di santa ragione per riuscire a togliertele e a volte non ci riuscivi neppure. Non l'ho detto a nessuno, ma ho intenzione di andare in chiesa e vederla. Voglio vedere questa nuova Giulia vestita di bianco, questa nuova Giulia che mi ha lasciato perchè le avevo chiesto di sposarmi ed era scoppiata a ridere sostenendo che la fede al dito non gliela avrebbe messa nessuno. Voglio vederla questa nuova Giulia che mi aveva abbracciato e mi aveva detto che lei mi amava e non c'era bisogno della carta per provarlo. Ma io non ci ero riuscito a starla a sentire. Io l'avevo lasciata andare perchè a poco a poco non sopportavo più l'idea di non vederle quella fede al dito e pensare:<<Cazzo è mia.>>
Un giorno glielo dissi e lei rispose:<<Tua? Io non sono tua. Io sono mia. E sto con te, sì. Ma non sono tua.>>
Non ci avevo visto più e mi ero incazzato. Lei aveva detto:<<Ti serve una pausa.>> E l'avevo lasciata andare via. Non era più tornata perchè sapeva che o sposati o niente. E lei aveva scelto niente.
Tante cose avrei potuto fare per dirle che la amavo terribilmente, come ad esempio rinunciare a questa idea malsana del matrimonio. Ma a quanto pare l'idea di avere un vincolo con lei era più importante che avere LEI.
Comunque, sono le dieci. Tra mezz'ora si sposerà nella chiesa a Piazza Venezia. Mi vesto di fretta ed esco di casa. Non voglio fermarla, non è questa la mia intenzione. Voglio solo vederla, voglio vedere la Giulia che non è davvero lei, voglio vedere la Giulia che è diventata senza di me.
Gli autobus mi passano davanti senza fermarsi, il taxi non lo voglio prendere, rimarrei bloccato per strada e in mezzo al traffico di Roma per chissà quanto tempo. Decido di correre. Sono a piazza del popolo, se corro veloce e cerco di evitare tutti i turisti su Via del Corso riesco ad arrivare in tempo. Corro veloce, corro come se davvero dovessi irrompere in chiesa e bloccare questo dannato matrimonio. Arrivo alle dieci e trentacinque e gli invitati sono ancora fuori la chiesa. Mi nascondo dietro al muretto e aspetto di vedere la sposa che arriva in macchina e scende insieme a quello che doveva e poteva essere mio suocero. Sto per sporgermi per sbirciare, quando una mano si posa sulla mia spalla.
Mi volto ed il viso piccolo e dolce di Giulia è di fronte a me: ci metto un pò a mettere a fuoco la scena. Lei è bellissima: è avvolta in questo abito bianco e pomposo, in mano un piccolo boquet rosa e il velo a cerchietto che gli tira indietro i capelli lisci e biondi.
<<Andrea?>>
Non so cosa dire: immagino che penserà che voglio sabotare il matrimonio.
<<Andrea?>> Ripete.
<<Giulia. Non è come credi, non voglio farti cambiare idea.>>
Lei sorride:<<Ah no? E che vuoi?>>
<<Volevo vederti.>>
Lei abbassa lo sguardo:<<Ho chiesto all'autista di lasciarmi qui dietro. Volevo camminare e schiarirmi le idee.>>
<<Non ci starai mica ripensando?>>
Giulia non risponde e se non la conoscessi prenderei quel silenzio come un sì.
<<Giulia?>>
<<Appena ho detto che mi sposavo tutti erano entusiasti. Mia sorella, mio fratello, mia madre, mio padre. Tutti! Tutti che dicevano "Giulia si sposa!". Io però..ho accettato, ma solo perchè non si può sempre dire no, no? Altrimenti resti sola. E' la vita.>> Sorride, ma lo vedo che ha gli occhi lucidi. E anche se non lo vedessi lo saprei. La conosco troppo bene.
Le prendo il volto tra le mani e le accarezzo una guancia:<<No, Giulia. No. Se c'è una cosa che ho capito dalla nostra rottura è stata proprio questa. Non avrei dovuto lasciarti perchè mi avevi detto no.>>
<<Ma tu non mi hai lasciata.>>
<<No, hai ragione. Ho fatto peggio. Ho lasciato che l'idea del matrimonio uccidesse il nostro rapporto. E tu te ne sei andata.>>
<<E tu non mi sei venuto a riprendere.>>
Scoppiamo a ridere e lei si asciuga un piccola lacrima che con il colore del sole sembra dorata.
<<Quindi non sei venuto a riprendermi?>>
<<No. Sai che non lo farei mai.>>
Mi guarda e sorride:<<Già.>>
<<Lo ami?>> Chiedo d'impulso.
<<L'amore è così sopravvalutato.>>
Stavolta sono io a sorridere, poi mi sporgo e le dò un bacio sulla guancia:<<Buona fortuna, Giulia. Ti auguro la felicità.>>
<<Ci vediamo in un'altra vita.>>
Si allontana con il suo abito bianco e non si volta a guardarmi. Appena gira l'angolo sorrido e le rispondo:<<In una vita più coraggiosa.>>
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amoR- Amore nella città eterna
ChickLitUna raccolta di racconti di fantasia, tutti d'amore e tutti ambientati a Roma. Dagli anni '50 sino ai giorni nostri, l'amore raccontato in mille modi diversi tutti in grado di emozionare e sulle note delle canzoni d'amore italiane più belle.