7.Tainted Love (Soft Cell)

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Roma, 1981

Gli anni '80 per i gay furono una sorta di uscita dal guscio. Affermare la propria sessualità, come del resto facevano gli eterosessuali non era facile, ma qualcuno cominciava a tirare fuori il coraggio per farlo. Carlo conobbe Pietro una sera in discoteca. Quel giorno era uscito con un'amica e mentre si trovava al bancone del bar a bere uno strano liquido rosa aveva agganciato il barista. Era carino: aveva gli occhi verdi e i capelli neri. Se non fosse stato in quel locale, non avrebbe mai detto che fosse gay.

<<Da quanto frequenti questo posto?>>

<<Da stasera. Sono venuto con la mia amica Olivia.>> Rispose Carlo.

Il barista sorrise:<<Io sono Pietro. Ti va di ballare?>>

Carlo annuì e ballarono sulle note di Tainted Love dei Soft Cell. Fu tutto molto istintivo, ma Carlo avvertì subito delle vibrazioni tra di loro e non gli capitava spesso di trovare qualcuno così, su due piedi, che volesse conoscerlo o ballare con lui. Da quella sera uscirono tante altre volte. Andarono a cena fuori, a ballare, al cinema. Tante volte si trovavano a casa di amici oppure a casa di Pietro dove facevano l'amore tutto il giorno. Ma, man mano che le cose andavano avanti, Carlo si rese conto di una dura verità: Pietro non era pronto per uscire fuori dal guscio come stavano facendo tanti altri omosessuali. Era sempre irrequieto, si mangiava spesso le unghie e a volte beveva più del solito. C'erano dei giorni in cui Carlo non poteva nemmeno avvicinarsi per parlargli, tanto era arrabbiato. Arrabbiato con chi, poi? Carlo se lo chiedeva spesso, ma non osava fare la stessa domanda a Pietro. Se ne accorse grazie -o a causa- di tante piccole cose. Pietro, quando erano in giro, si comportava da amico. Se incontravano qualcuno non presentava mai Carlo come il suo fidanzato e quando erano a casa di amici non assumeva mai atteggiamenti intimi.

Carlo andò avanti così per alcuni mesi, confidandosi solo ed esclusivamente con Olivia.

<<Secondo te perché fa così?>>

L'amica lo guardava con una pietà che non le apparteneva e gli stringeva forte la mano:<<Carlè, ma ti rendi conto che non so tutti come me? Prova a baciatte pe strada co Pietro tuo. Secondo te che succede?>>

<<Ma davvero dici? Non me ne frega un cazzo. Io sono innamorato e non è giusto che io sia innamorato solo dentro casa mia.>>

<<Ma io lo so, però so io capito Carlè? L'altri non so me. L'altri te prendono e te dicono che fai schifo.>>

<<Se dici questo lo pensi pure tu.>> Carlo l'aveva guardata negli occhi con una tenerezza a cui Olivia non poteva rimanere indifferente.

<<No, io te vojo bene. Non me ne frega niente se voi bene a n'omo, a na donna o a n'cane. Ma purtroppo, quello che voi fa co Pietro tuo pe strada, lo devi fa a casa. Se lo ami, allora, devi fa così.>>

<<Mi chiedo quanto lui mi ami, a 'sto punto.>>

<<Te ama, te ama. Ma non è facile. La gente ce l'ha pure co Freddie Mercury..Sta attento Carlè.>>

Un giorno Carlo non riuscì più a trattenersi. Erano a Via del Corso, era Natale. Tutto era illuminato a festa, i romani e i turisti mischiati in un'unica calca con tante borse della spesa e tanti acquisti natalizi che passavano indifferenti vicino a loro. Carlo si disse che se erano indifferenti alla loro presenza allora lo sarebbero stati anche a un loro bacio. Forse era un'idea avventata e folle, ma perchè trattenere un amore così grande?Prese Pietro per mano e gliela strinse, poi lo guardò in faccia e gli stampò un bacio sulle labbra. Pietro per un momento ricambiò, poi una voce sconosciuta venne dalla folla:<<Anvedi sti froci!>> e Pietro si scansò.

<<Ma che cazzo fai? Ti sei impazzito?>>

Carlo si guardò intorno: la gente si era fermata a guardarli. Una mamma aveva coperto il volto della figlioletta e un ragazzo sui sedici anni imitava un conato di vomito.

<<Siete tutti bravi, vero? Tutti bravi ad insultare! Ma non sapete che cazzo significa essere innamorati e doversi nascondere tutte le sante volte! Tu e tu e tu! Quando baciate vostro marito e vostra moglie qualcuno vi dice nulla? NO! Invece noi dobbiamo convivere con i vostri insulti schifosi!>> Li additò uno a uno, quei bastardi tra la folla, ma nessuno fiatò.

Carlo guardò Pietro in cerca di sostegno, ma lui si grattò la testa e guardò la folla:<<Non statelo a sentire. È fuori di testa..scusate.. sapete come sono 'sti froci. Pensano che anche i loro amici lo siano.>>

La gente sembrò calmarsi e riprese quello che stava facendo prima del bacio. Piano piano la folla si dileguò e li lasciò soli in mezzo a Via Del Corso che, in pochi minuti, perse tutta la sua magia.

<<Perché hai detto queste cose?>>

<<Tu sei matto. Vuoi farci ammazzare?>>

<<Io voglio stare con te alla luce del sole.>>

<<Io.. io non posso ok? Lo vedi che fanno? Che dicono?>>

<<Lo affrontiamo insieme!>>

Pietro si prese il viso tra le mani e scosse la testa forte:<<No, Carlè. Mi dispiace. Finisce qua.>>

Carlo provò a rincorrerlo, ma la folla era troppa e non era facile raggiungerlo. Quella fu l'ultima volta che lo vide.

Passarono anni e Carlo si fidanzò con un ragazzo di Napoli che non aveva problemi a farsi vedere con lui o con qualsiasi altro uomo. Quando le unioni tra persone dello stesso sesso divennero ufficiali si trasferirono in Spagna e vissero una vita felice e piena d'amore, da sposati. Olivia li andava a trovare due volte l'anno. Non gli disse mai che Pietro era morto d'overdose nella sua casa in periferia nel 2000 e Carlo non chiese mai nulla. Ma, ogni volta che ascoltava Tainted Love dei Soft Cell, ripensava a quel periodo passato con Pietro e capì che anche con tutto l'amore che gli avrebbe potuto dare, con tutte le suppliche che avrebbe potuto implorare, Pietro non avrebbe mai accettato l'amore di un altro uomo, perché non aveva mai accettato se stesso.

amoR- Amore nella città eternaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora