4.Anna e Marco (Lucio Dalla)

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Roma,1978

Anna era sdraiata sul letto e guardava il soffitto. Suo padre l'aveva rimproverata perchè era tornata tardi la sera prima, ma suo padre non aveva capito, o non voleva capire, che fosse stato per Anna, non sarebbe mai tornata. Aveva una voglia di scappare che ormai era sempre più presente, sempre più accentuata. Ci pensava giorno e notte, notte e giorno. Aveva tante amiche e due genitori che comunque le volevano bene, ma lei voleva scappare lo stesso. Voleva prendere una macchina, un treno, uno scooter e andarsene da quella periferia di Roma che per lei non aveva nulla. L'università era appena iniziata, ma se fosse stata sola avrebbe iniziato subito a lavorare senza prendersi una laurea. In fondo lei voleva solo mantenersi, adottare un cane o un gatto e poi incontrare l'uomo della sua vita. Ma ora, per Anna, non c'era speranza.

<<Io esco!>> urlò Marco alla sorella.

<<E dove vai?>> Samantha fece capolino dalla cucina.

<<Esco, col branco.>>

Il branco era la comitiva di Marco; li chiamavano tutti così perché nessuno di loro usciva da solo o con un solo membro del gruppo. Dovevano essere tutti o nessuno.

Marco lavorava la mattina in un bar lì vicino, poi tornava a casa, pranzava e usciva. Viveva con sua madre e sua sorella, suo padre se n'era andato quando lui aveva un anno e sua sorella era appena nata. Non lo ricordava per niente e a lui andava bene così. Non lo odiava nemmeno, semplicemente per lui non era mai esistito. Samantha invece risentiva un po' di più della mancanza del padre: ogni tanto la sentiva dire alle amiche che se lo immaginava in guerra o in un'isola a vendere granite. A Marco veniva da ridere perché ogni tanto anche lui aveva provato ad immaginare suo padre in una di quelle vesti, ma non ci riusciva perché per lui non c'era nessun padre. Solo una mamma che valeva per due e forse anche per tre.

Marco scese le scale a due a due, prese lo scooter e si avvio verso il parchetto che era il luogo di ritrovo della sua comitiva. In lontananza vide Rocco che si girava una canna.

<<Ehi!>> urlò non appena lo vide scendere dallo scooter.

<<Che si fa? Gli altri?>>

Rocco si accese la canna e tirò fuori il fumo rilassato:<<Boh. Dicono che vogliono andare a ballare, ma mica mi va tanto a me.>>

<<Che palle.>>

<<Eh.>>

Marco si sedette vicino all'amico e allungò i piedi:<<Non ti sei rotto il cazzo, Ro?>>

L'amico lo guardò sconcertato:<<Di che?>>

<<Di stare qua tutto il tempo, tutto il giorno, tutte le ore.>>

<<Bah. E che vorresti fare scusa?>>

Marco guardò il cielo:<<Non lo so. Andare da un'altra parte che non sia Roma. Scappare.>>

Rocco scoppiò a ridere:<<Sì, ma con quali soldi? Ci pagano a tutti poco, anche volendo..>>

<<Beh ma io intendevo scappare senza una meta, senza soldi o con quei pochi che abbiamo!>>

Rocco buttò la canna per terra e la spense col piede, aprì la bocca per replicare, ma il resto della comitiva comparve davanti a loro e il discorso finì là, continuando solo nei pensieri di Marco.

<<Stasera andiamo a ballare.>> Disse Federica guardando Anna.

<<Non mi va.>>

amoR- Amore nella città eternaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora