Lei

575 17 0
                                    


<Marika tu puoi andare> la congedò Marco non appena l'orologio segnò le 15. Una cosa diversa rispetto a Napoli era proprio la rigidità negli orari lavorati, mai più di sei ore e quaranta, cascasse il mondo, nemmeno se il locale fosse pieno di gente. Finite le tue ore Marco ti congedava immediatamente.

Marika si sfilò il grembiule mentre si dirigeva negli spogliatoi. Lontana dalla macchina espressa la divisa da lavoro, una polo grigia a maniche corte, non era in grado di schermarla dal freddo. Infilò frettolosamente il golfino di lana e prese il suo cappotto e la borsa, salutò Marina la collega che le aveva appena dato il cambio e uscì in strada.

Per raggiungere il negozio di articoli per bambini era costretta a prendere la metropolitana, controllò il portafogli per essere sicura di avere abbastanza denaro poi entrò nella metro.

Il vagone era semi deserto, a quell'ora la maggior parte della gente era ancora a lavoro. Marika appoggiò le spalle doloranti allo schienale della sedia ma non fece in tempo a rilassarsi che la voce metallica proveniente dalle casse del vagone annunciò che la prossima fermata sarebbe stata quella che interessava a lei. Si alzò faticosamente dalla sedia e si avvicinò alle porte che si aprirono non appena il treno arrestò la sua corsa. Il quartiere dello shopping era la zona che più amava di Milano, passava da una vetrina all'altra sognando di poter fare un giorno di compere pazze, ma il suo stipendio era basso e tutto quello che riusciva a risparmiare lo teneva da parte per il futuro, per un sogno...

Il negozio per bambini in questione era uno dei più grandi di Milano, vendeva di tutto dagli accessori per la prima infanzia ai vestiti, dai giocattoli ai passeggini e conteneva oggetti di tutte le fasce di prezzo. Marika si fece indicare da una commessa dove si trovasse il reparto di abiti per la prima nascita. Si diresse al primo piano e subito fu circondata da tutine, scarpette, calzette e quant'altro. Una tutina da notte con un cravattino disegnato attirò la sua attenzione, era l'ultimo di quel color ceruleo, una taglia 6 mesi che doveva andar bene, pensò, visto che l'inverno vero e proprio doveva ancora arrivare. Accanto a questa un completo di magliettina e pantalone era anche grazioso ma forse troppo leggero per il bambino appena nato, mentre cercava di decidersi poggiò per un attimo la scatola della tutina su un bancone e fece per prendere il completo per metterli a paragone, ma quando si voltò un uomo stava per prendere la sua scatola appoggiata incautamente su quel bancone.

<mi scusi> disse Marika cercando di attirare l'attenzione dell'uomo che sembrava non sentirla.

<mi scusi> ripeté avvicinandosi, quando gli fu vicino si accorse che l'uomo era di molto più alto di lei, aveva capelli e barba rossicci e gli occhi blu fissavano vuoti la tutina azzurra.

<senta> disse a voce più alta facendo risvegliare l'uomo dal suo trance <scusi, lo stavo acquistando, io mi dispiace> indicò la scatola che l'uomo teneva in mano, lui la guardò per un attimo.

<era lasciato qui su questo tavolo, evidentemente non le interessava> sibilò lo sconosciuto con una smorfia ironica.

<si da il caso che lo avevo appoggiato per metterlo a confronto con quest'altro> mostrò il completo leggero.

<ha visto le ho tolto ogni dubbio, dovrebbe ringraziarmi> rispose l'uomo, aveva un accento straniero e i tratti somatici tipici di alcuni paesi dell'Inghilterra o Irlanda.

Marika lo fulminò con lo sguardo, poi fece spallucce sconfitta.

<va bene lo prenda>

<grazie> l'uomo sorrise distrattamente e andò via.

Alla fine Marika optò per un'altra tutina, simile a quella che il signore le aveva sottratto, ma di un verde pisello che non era proprio il massimo, ma che magari Clara avrebbe apprezzato visti i suoi modi un po' eccentrici.

Un amore di chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora