Lei

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Michele si sporse verso Marika per accarezzarle i capelli ancora scompigliati dopo l'amore. <ti amo> le sussurrò in un orecchio, poi la guardò negli occhi per cogliere la sua reazione. Marika gli cinse il collo con le braccia e lo baciò evitando così una risposta a quella frase. Michele era l'uomo perfetto: bello, affascinante e di successo, le dimostrava il suo amore continuamente eppure Marika non riusciva ancora a provare per lui niente di lontanamente paragonabile a quello che aveva provato per Owen e si odiava per questo. Non riusciva a capire perché si ostinasse a pensare a quell'uomo che le aveva distrutto il cuore piuttosto che abbandonarsi alle dolci e premurose attenzioni di Michele.

Si alzò lentamente dal letto coprendosi col lenzuolo e stando ben attenta a non disturbare Pallina, il gatto persiano di Michele, il quale dormiva beatamente ai piedi del letto.

Si diresse in bagno dove tirò fuori un cambio d'abito riposto in uno dei cassetti che Michele le aveva riservato in casa sua. Più volte le aveva chiesto di trasferirsi da lui, e lei aveva ogni volta rifiutato gentilmente, ora con la scusa della distanza del suo appartamento dal suo lavoro, ora con la scusa di dover aiutare Clara con Filippo che intanto aveva compiuto due anni.

<se abitassi qui non dovresti alzarti alle prime luci dell'alba per tornare a casa> sbuffò Michele appoggiandosi allo stipite della porta ancora svestito e sudaticcio dopo la notte passata insieme.

<ha un che di trasgressivo no?> scherzò lei mentre si lavava i denti.

<mi fa sentire come se fossi la mia amante>

<uuh-uh ancora più eccitante> rise lei dopo aver sputato il dentifricio. Lui la tirò a sé trattenendole le braccia.

<io non voglio solo la parte eccitante, voglio vivere con te, tornare a casa e trovarti al letto col pigiama di pile e i calzettoni, baciarti mentre laviamo i piatti, voglio viverti ventiquattro ore su ventiquattro!> la baciò nonostante fosse ancora sporca di dentifricio.

<lo so, lo vorrei anche io> mentì <ma per adesso non posso abbandonare Clara. Finché Filippo non andrà all'asilo non posso lasciarla in difficoltà> distolse lo sguardo per evitare che capisse che stava mentendo.

Uscì dal bagno, raccolse tutte le sue cose e le infilò nella borsa.

<almeno prendiamo un caffè> sospirò Michele rassegnato accendendo la macchinetta l'espresso.

<lo sai che non ne bevo>

Un guizzo balenò negli occhi di Michele.

<ah ho dimenticato di dirti una cosa>

<dimmi> Marika rimase con la mano sulla maniglia della porta, in attesa.

<sabato devo partecipare ad un galà di beneficenza organizzato dall'ospedale, mi chiedevo se potessi accompagnarmi>

<ti rendi conto che sabato è domani?>

<hai ragione scusami, ho perso la cognizione del tempo>

Pallina si avvicinò al suo padrone strusciandogli tra le gambe in cerca di attenzioni.

<non ho nulla da mettere> protestò Marika facendo mente locale degli abiti che aveva nell'armadio: nulla di lontanamente adattabile ad una serata formale.

<miao> fece Pallina vedendo che Michele non le dava retta, lui la prese in braccio e sembrò calmarsi.

<non preoccuparti di questo, penso a tutto io> le ammiccò.

<va bene> Marika uscì dall'appartamento di Michele e a grandi falcate si avviò verso la metropolitana.

Arrivò a casa di Clara tutta trafelata ed entrando notò la sua amica camminare su e giù per l'appartamento.

Un amore di chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora