Lui

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<questo champagne fa schifo> bofonchiò Cristina con una faccia platealmente disgustata.

<la gente ci guarda> la rimproverò Owen. Cristina si spostò un riccio ribelle dal viso.

<che palle> borbottò <Marco mi ha tenuta impegnata tutto il pomeriggio e non ho avuto tempo di andare dal parrucchiere> cercò di sistemarsi la chioma ingovernabile di ricci neri con le mani.

<tu non ci sei mai> lo rimproverò e Owen la fulminò con lo sguardo.

<si da il caso che stessi operando un bambino di cinque anni investito da un auto>. Cristina abbassò un attimo lo sguardo apparentemente mortificata.

<e poi le scarpe mi fanno male> si lamentò spostando il peso del corpo da un piede all'altro con una smorfia in viso.

Owen alzò gli occhi al cielo innervosito. Intanto Cristina si sistemava il lungo vestito di chiffon nero, Owen aveva pensato che con tutto quel nero sembrava Morticia Addams, ma tenne quel pensiero per sé, erano fin troppe le volte in cui litigavano e non ne voleva aggiungere un'altra, durante una serata del genere poi. Da quando erano tornati insieme Cristina era cambiata nei suoi confronti, non aveva perso i suoi modi scontrosi e irritanti, ma adesso cercava di essere più accondiscendete col compagno, ed era sempre e solo lei a cercare di avere una sorta di intimità con Owen. Inizialmente lui l'aveva rifiutata in tutti i modi, solo dopo due mesi di 'relazione', se così poteva essere definito il loro rapporto, cedette, lasciandosi andare ad un triste e frettoloso amplesso nel quale lei aveva mostrato più partecipazione di quanto fosse realmente avvenuto. L'unica volta in cui fu lui a cercarla fu la sera in cui incontrò Marika all'ospedale, nel suo pensiero egoistico se la immaginava sempre sola e pensava che avrebbero potuto riallacciare i rapporti prima o poi; vederla, quindi, con un altro uomo lo aveva fatto soffrire più di quanto avesse creduto, e un po' per sfogo, un po' per ripicca coinvolse Cristina in un feroce rapporto sessuale che lo lasciò più amareggiato che soddisfatto.

<fino a che ora è pagata la baby-sitter?> le chiese nella speranza che la smettesse di lamentarsi.

<fino alle due> Owen annuì col capo.

Si guardò intorno, la sala del Palace Hotel era gremita di dottori, i colleghi che vedeva tutti i giorni in camice bianco o da chirurgo, sfilavano adesso impeccabili coi loro abiti di alta sartoria. Gli uomini tutti in smoking nero mentre le donne sfoggiavano i più disparati abiti da sera. Owen notò la sua collega Caterina Cocci, il chirurgo pediatrico, che era solito vedere sempre vestita in modo casual, indossare un lungo abito di raso viola che le faceva spiccare i capelli color platino, sistemati in boccoli morbidi che le coprivano le spalle. Le fece un cenno di saluto con la mano e lei gli sorrise.

<chi saluti?> chiese Cristina curiosa.

<la Cocci> le rispose irritato ma Cristina sembrò non farci caso.

<guarda c'è Alex lì infondo> disse indicando col dito secco e lungo.

Owen seguì con gli occhi la direzione del dito ossuto di Cristina.

Vide il suo amico Alex magnifico, col suo smoking nero e gli occhi azzurri che brillavano alla luce calda dei grandi lampadari dorati della sala. Era intento a parlare con qualcuno, ma la massa di gente impediva ad Owen di vedere con chi. Gli vide baciare una piccola mano diafana e finalmente la gente si diramò permettendogli di vedere di chi si trattasse.

Non appena la vide, un guizzo di eccitazione inondò gli occhi blu di Owen, come un toro alla vista del mantello rosso del matador impazza la sua corsa, così Owen non riuscì a fare a meno di avanzare in direzione di quel vestito rosso rubino che fasciava il corpo smagrito ma pur sempre generoso di Marika.

Un amore di chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora