Lui

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Quella stessa mattina Owen era stato impegnato in un intervento doppio,  una donna al nono mese di gravidanza, che ebbe un malore proprio mentre si stava recando in ospedale, perse il controllo dell'auto finendo contro un palo della linea telefonica che crollò sulla vettura.

Owen dovette occuparsi delle lesioni interne della donna mentre, Gianmarco Rossi, il chirurgo specializzato in ginecologia e ostetricia, praticava un cesareo d'urgenza per riuscire a salvare il piccolo che la donna portava in grembo.

Una volta uscito dalla sala operatoria Owen si recò nel bar dell'ospedale per mangiare un boccone.

Lì trovò Alex, seduto comodamente su una sedia, intento a sorseggiare il suo solito cappuccino di metà mattina. Leggeva una rivista di neurochirurgia, sebbene non fosse il suo campo, Alex voleva tenersi informato sulle tecnologie dei vari campi chirurgici.

Owen si preparò una tazza di caffè americano bollente, e acquistò un tramezzino dalle macchinette del grande salone della mensa. Si accomodò vicino al collega che non appena si accorse della sua presenza, chiuse la rivista che teneva in mano e lo guardò divertito, un sorriso beffardo stampato in faccia.

<che c'è?> gli chiese Owen non capendo cosa trovasse divertente.

<stasera è il gran giorno?>

Owen rise imbarazzato, non era il tipo d'uomo che amava parlare della sua vita privata eppure Alex, dotato di grande empatia, riusciva sempre a scorgere le sfaccettature dell'umore altrui.

<è solo un'uscita per conoscerci meglio, niente di ché> bofonchiò e l'amico continuò ad inchiodarlo con uno sguardo scrutatore.

<che c'è?> chiese di nuovo fingendosi irritato.

<voglio solo farti presente che non ti si è mai visto con nessuna all'infuori...> non terminò la frase, Owen abbassò lo sguardo stringendo tra le mani la tazza di caffè.

<è una cosa bella> continuò l'amico spezzando il silenzio.

<è solo un'uscita> ripeté Hunt.

<dove hai intenzione di portarla?>

<pensavo al pub hanno aperto in via Pacini>

A quelle parole Alex fece finta di rabbrividire.

<che c'è?> sbottò Owen, Alex si strinse nelle spalle.

<beh, non è romantico portare una donna in un pub la prima volta.> spiegò cautamente.

<non deve essere romantico.>

Alex scrollò il capo.

<voglio solo un posto carino dove poter bere qualcosa e parlare un po'> addentò un pezzo del suo tramezzino lanciando un'occhiata furtiva all'amico, questi rimase un attimo in silenzio poi lo guardò dritto negli occhi, inchiodandolo coi suoi blu.

<lei non sa della protesi> concluse.

<di solito quando conosco le persone non dico 'piacere sono Owen Hunt ed ho un piede di titanio'> mimò il gesto di stringere la mano, poi la lasciò cadere sul tavolo. Alex distolse lo sguardo accorgendosi che le dottoresse nel tavolo accanto al loro si erano fermate a fissarli.

<glielo dirò quando sarà il momento> proseguì con voce più bassa.

Pensò a Marika intenta a svitargli il piede in un momento di intimità e si trovò a rabbrividire all'idea.

Una protesi in titanio e silicone era l'unica cosa che gli era rimasta della guerra, questa, tanta esperienza chirurgica e una medaglia al valore seppellita in qualche angolo remoto dell'armadio, perché a Cristina metteva ansia vederla appesa al muro di casa, perché le ricordava che c'era una guerra in corso dall'altra parte del mondo, come se non bastasse il suo piede a ricordarglielo.

<comunque dovrei chiamarla per metterci d'accordo> sussurrò ad un certo punto, si alzò dal tavolo avvicinandosi ad una delle grandi finestre della mensa, tirò fuori il suo Iphone 8 dalla tasca del suo camice e compose il numero di Marika, lasciò squillare il telefono fino alla fine, finché non scattò la segreteria.

Finito lo snack venne chiamato da un infermiere per un consulto con Stefano Bonetti. Ovviamente l'aria tra i due era fredda e distaccata, cercavano di evitarsi il più delle volte, mentre altre erano costretti ad interpellarsi a vicenda, ad esempio per delle lesioni cardiache nei quali entrambi i chirurghi erano indispensabili. Bonetti era un chirurgo che seguiva per filo e per segno il protocollo dell'ospedale, ritenuto da tutti il prossimo primario in chirurgia, adottava per i suoi interventi, solo ed esclusivamente le tecniche che conosceva bene, tant'è vero che si vantava di poter operare un cuore anche ad occhi chiusi. Al contrario Hunt, amava l'innovazione e vista la sua esperienza da chirurgo d'urgenza in sedi di guerra era in grado di intervenire tempestivamente su qualsiasi imprevisto potesse avvenire in sala operatoria, utilizzando tecniche, non proprio autorizzate, ma efficaci e soprattutto veloci, giusto il tempo di poter stabilizzare il paziente per poi 'rifinire' dopo il lavoro. A prescindere dalla loro situazione privata, i due non potevano soffrirsi, e sin dall'arrivo di Owen in ospedale tra i due ci furono attriti, essendo sempre in disaccordo sulle procedure d'adottare nei svariati casi. Il protocollo però, obbligava Bonetti a chiedere il consulto del chirurgo d'urgenza in caso di traumi gravi, e per Bonetti il protocollo era tutto.

Per fortuna di entrambi, la paziente in questione non necessitava dei due chirurghi in sala, così Bonetti si preparò all'intervento mentre Owen ritornava in pronto soccorso.

Prima di entrare, provò a chiamare nuovamente Marika ma come prima il cellulare squillò fino alla segreteria.

Non fece in tempo a riagganciare che le porte del pronto soccorso si aprirono.

Un paramedico spingeva una barella, accompagnato da Alex; seguiti a ruota da una ragazza piccolina dai capelli rosa, che teneva in braccio un bambino che piangeva disperato, e un uomo alto e grasso, entrambi coi volti sconvolti. Il volto dell'uomo gli sembrò familiare, ma lì su due piedi non ci prestò molta attenzione, mentre si avvicinava al collega e amico.

<donna ventisei anni, ustioni di secondo grado su spalle e schiena, l'abbiamo trovata in stato di semi incoscienza.> spiegò velocemente il paramedico.

Alex guardò l'amico e gli fece cenno di non avvicinarsi, ma era troppo tardi. Marika si dimenava sulla barella in preda al dolore.

<che diavolo è successo?> urlò Owen correndogli incontro.

Li aiutò spingendo la barella fino al centro ustionati, poi si prepararono a spostarla sul lettino.

<al tre> i dottori afferrarono ognuno due lembi del lenzuolo.

<uno, due e tre> tirarono Marika su nel lettino provocandole un urlo di dolore.

<cosa diavolo è successo?> urlò di nuovo Owen.

<devi uscire> gli ordinò l'amico con fermezza. <Owen non puoi stare qui> gli ordinò di nuovo vedendo che non si muoveva.

Owen rimase lì immobile per qualche altro istante, paralizzato dal panico, poi il suono del suo cercapersone lo risvegliò.

<tienimi aggiornato> disse all'amico guardandolo intensamente, poi scortò i due accompagnatori di Marika fuori dalla sala.

<cosa le è successo?> chiese un'ultima volta.

<la macchina esperessa è esplosa per via della pressione> tentò di spiegare confusamente il titolare di Marika.

<è stata una frazione di secondo> continuò la donna dai capelli rosa, mentre il bambino che teneva in braccio continuava a dimenarsi.

<ha protetto mio figlio col suo corpo> la donna iniziò a singhiozzare.

<un braccio della macchina deve essere saltato colpendole la schiena> proseguì l'uomo.

Owen non riusciva a credere che la donna con la quale sarebbe dovuto uscire proprio quella sera si trovava in ospedale, per un'incidente tanto grave poi.

Il bip bip incessante del cerca persone lo spinse ad allontanarsi.

Un amore di chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora