Elise dischiuse le palpebre e per un istante venne accecata dalla luce del sole, la quale filtrava con prepotenza attraverso l'oblò che occupava l'alloggio.
Inizialmente provò ad alzarsi ma un capogiro la costrinse nuovamente a letto così optò per ispezionare l'abitacolo fidandosi del suo intuito.
Interamente costruito in legno, il luogo ai suoi occhi apparve tristemente spoglio di qualsiasi anima.
Vi era un piccolo armadio ed uno scrittoio, entrambi dello stesso colore delle pareti, sul quale si ergeva uno specchio segnato da un grande solco, nel quale tuttavia la giovane riuscì ad intravedere il suo riflesso.
Un sussulto la fece sobbalzare e si ritrovò in ginocchio, appoggiata con entrambi i palmi sul pavimento sudicio.
"Sto impazzendo. Il letto si è appena mosso...l'intera stanza si è mossa! Dove accidenti mi trovo, sembra di stare su un tronco in mezzo all'oceano" pensò e, non appena ebbe pronunciato l'ultima parola, una scintilla le attraversò lo sguardo.
Con tutte le forze che riuscì a racimolare, si alzò e sbirciò fuori dall'ovale di vetro, notando con immenso stupore una distesa d'acqua cristallina. Il sole si specchiava nel mare, sprigionando un gioco di colori unico mentre le onde si incontravano l'una con l'altra per poi adagiarsi con eleganza sul letto salato come due ballerini incantati dal ritmo di un organo.
Uno spettacolo indescrivibile.Elise fece un giro su se stessa e notò, poggiati su di una sedia, degli abiti estremamente inusuali per una donna dell'epoca.
Vi erano dei pantaloni alla zuava rosso bordeaux, una camicia di lino senza colletto e degli stivali dello stesso colore della cenere.
Per un istante rimase spaesata, se c'era una cosa che non le era mai stato permesso fare in gioventù, era proprio indossare dei pantaloni, figuriamoci degli stivali!
Si avvicinò agli indumenti e decise di indossarli, fortunatamente le calzarono a pennello, eccetto gli stivali a cui decise di rinunciare poiché troppo grandi per i suoi piedi.
Sotto di essi vi era anche un corsetto, molto differente da quelli che soleva indossare per e cerimonie, era di tessuto scuro, adornato da finiture del colore dell'oro, molto aderente.
Detestava quegli oggetti, le parevano degli strumenti di tortura prontamente ingegnati dal sesso maschile per affermare la propria superiorità e mercificare il corpo della donna.
Erano il simbolo di una società maschilista e sessista in cui ogni giovane ragazza era tenuta a curare il proprio aspetto solamente per compiacere uomini di ogni età, a cui si doveva obbligatoriamente legare e sottomettere.Questo, tuttavia, le suscitò sentimenti opposti, le esaltava le forme e la vita stretta di chi ancora non aveva dato alla luce un figlio, le dava un pizzico di aggressività che non ricordava neanche di possedere. Ma cosa più importante, la faceva sentire bella e consapevole del proprio corpo, quasi simboleggiasse la sua ribellione contro la società.
Si soffermò ad ammirare il suo riflesso a lungo, era cosa nota che la ragazza fosse dotata di grande bellezza (e autostima) ma in quel momento si sentì veramente meravigliosa.
Avrebbe voluto che sua madre fosse lì per vederla.Solo in un secondo momento la giovane si accorse che sulla porta era affisso un biglietto:
Spero tu possa gradire questo umile regalo. Non appena lo desidererai, ti basterà bussare ed ogni cosa ti sarà spiegata.
H. S.La ragazza non perse tempo e si mise a picchiettare la porta con insistenza rischiando di cadere tra le braccia di uno dei pirati che sorvegliavano la stanza.
"Datti una calmata, chi ti credi di essere!" strillò il primo, tozzo e corpulento, privo di una gamba e di una mano.
"Prego? Come osate rivolgervi a me in questo modo? Sapete chi sono?" domandò Elise, vergognosamente stizzita per l'atteggiamento di quel furfante.
"Senti principessa, su questa nave non ha importanza chi sei stata fino a ieri, sono stato abbastanza chiaro? Qui ognuno ha gli stessi diritti degli altri e la tua presenza non è gradita"
"Allora perché mi avete rapita? Sentiamo" rispose la ragazza, incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio.
Il secondo pirata, più alto e snello, si intromise cercando di temprare l'animo del grassone, come lo definì Elise nei suoi pensieri.
"Sei qui per volontà del nostro capitano e, per quanto una donna a bordo porti cattive lune, noi eseguiamo i suoi ordini quindi ora, senza lamentele, ci seguirai"
La giovane non ribattè, seguendo silenziosamente i due energumeni che la condussero sul ponte della nave.L'odore di acqua stantia e sudore permeavano l'aria incontaminata del mare, stuzzicando l'olfatto di Elise in modo snervante.
Necessitava di risposte e non sapeva come ottenerle, avrebbe dovuto far ritorno a casa nel minor tempo possibile altrimenti i suoi genitori avrebbero movimentato una flotta intera pur di trovarla.
E così il suo piano di fuga sarebbe sicuramente andato a monte, non poteva permetterlo.
Tutto intorno era un via vai di persone dalle singolari fattezze, dei redazzatori scrostavano il legno su cui circolavano i mozzi addetti ai lavori più disparati.
Ciò che catturò l'attenzione della ragazza fu la figura di un uomo intento ad issare le vele, imponenti e rattoppate in vari punti.
Il loro colore rosso scarlatto incuteva timore anche da quella distanza; non vi erano più dubbi, si trovava sul vascello approdato a Port Royal la sera precedente.
"Capitano, come richiesto, eccola qui" esordì lo smilzo, strattonando la giovane, rimasta senza parole.
Davanti a lei, stretto al timone, troneggiava un uomo di mezza età, dalla capigliatura ormai spoglia e argentata, segnato da cicatrici evidenti sul volto e privo dell'occhio destro, al cui posto era posizionata una biglia color panna; indossava un soprabito nero e le nocche erano interamente coperte da anelli d'oro.
Non appena notò la ragazza, lasciò il timone e le si avvicinò con delicatezza.
Si scambiarono uno sguardo e sul viso dell'uomo comparve un sorriso sincero che tanto tradiva il suo aspetto lugubre."Benvenuta sulla Red Emperor's Revenge, figlia mia"
esordì con gioia allargando le braccia e posando le mani sulle spalle di Elise.
La giovane dal canto suo rimase pietrificata nell'udire quelle parole, non riusciva a pensare in modo razionale.
"Io v-veramente...n-non saprei cosa dire"
"Lascia che mi presenti. Sono il Capitano Hannibal Shaw, questa è la mia nave e tu, cara fanciulla, sei mia figlia. Ho aspettato così tanto questo momento"
La ragazza pensò di trovarsi al cospetto di un folle evaso da un istituto, mise le mani avanti e cominciò ad indietreggiare.
"Ci deve essere un errore. Il mio nome è Elise Bennett, sono figlia del governatore di Port Royal e di sua moglie. I miei genitori biologici sono morti. Credo abbiate rapito la persona sbagliata"
Shaw strinse i pugni e cercò di mantenere la calma ma nelle sue vene ribolliva il desiderio di vendetta e il dolore del tradimento.
"Questo è quanto ti è stato raccontato. E posso comprendere che tu non voglia rimanere un momento di più su questa nave ma ti spiegherò tutto a tempo debito. Vivere nella menzogna avrà permesso che ti creassi delle idee che ben si discostano dalla realtà, ma non ti biasimo" proseguì dunque invitando la ragazza a seguirlo lungo il ponte della nave.
"Non avrei mai dovuto lasciarti ma la paura e la codardia mi colsero più forti di una tempesta in quella circostanza"
"Smettetela, vi prego! Sono menzogne, dolorose menzogne!" urlò Elise, decisa a non ascoltare un'altra parola che provenisse dalla bocca di quel pirata.
"Desidero essere scortata immediatamente a Port Royal! Non avete il diritto di trattenermi contro la mia volontà!"
"Questo non posso permetterlo" rispose Shaw divertito dall'irritazione della ragazza, aveva gli occhi vispi e astuti di Elisabeth.
"Perfetto, allora preparatevi! Tutte le navi di Port Royal vi saranno alle calcagna prima di quanto immaginiate!" urlò ancora la giovane che si voltò e ripercorse il tragitto che conduceva sottocoperta, desiderosa di potersi sfogare in pace.
Non voleva neanche lontanamente immaginare che ci fosse un briciolo di verità in quel che andava dicendo l'uomo, voleva solamente tornare a casa e lasciarsi la faccenda alle spalle.Shaw la guardò allontanarsi e decise che le avrebbe concesso del tempo, la verità fa male, specie quando celata dietro consolidate menzogne, ed è difficile accettarla.
Non le avrebbe messo fretta, del resto disponevano di tempo a sufficienza ed ogni tassello si sarebbe allineato secondo il suo progetto.
Per il momento, gli sarebbe bastato poter vedere sua figlia in carne ed ossa e trascorrere del tempo al suo fianco.
Sapeva di non poter cancellare il passato ma poteva sicuramente cercare di rendere migliore il suo presente, in vista di un futuro ancora tutto da scrivere.
"Uomini, mantenete la rotta! Dobbiamo fare rifornimento!" sbraitò intimando i suoi sottoposti.
"Direzione signore?" domandò il fidato Nostromo Wright.
"Tortuga"~Spazio Autrice~
Salve signori e signore! Come state? Spero bene❤️ dunque in questo capitolo vediamo Elise messa di fronte ad una verità sconcertante, la sua vita è stata stravolta per l'ennesima volta e decisa da qualcun altro. Come credete reagirà? Si lascerà andare allo sconforto o tirerà fuori i suddetti che sembra non avere?😂 povera psiche la, mi fa un sacco pena. Nella mia testa me la vedo fissare impotente la sua vita che cambia continuamente, io mi sentirei persa per i fondelli onestamente. Che ne pensate? Un poco sfigata eh?🙈
Vi lascio alla vostra giornata, a presto🥰
Jù.
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Il Coraggio di Rischiare (Dark Waters Trilogy)
Romance~Il mare è libertà, non conosce porti sicuri ne pietà~ (Primo libro della Trilogia Dark Waters) Port Royal, Mare dei Caraibi, 1650. Elise Bennett possedeva tutto ciò che una ragazza potesse desiderare; bella, intelligente ed estremamente testarda, c...