16. Strange Dream of a Strange Place

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L'aria si stava facendo afosa rendendo ancora più faticoso sopportare le torride temperature estive. Stava perdendo il conto di quanti passi aveva percorso all'interno della foresta, il paesaggio circostante le pareva il medesimo di quando si era inoltrata tra le alte fronde degli alberi.
I piedi calpestavano il terreno umido e melmoso, in una corsa esasperata verso la salvezza.
Sapeva di dover scappare, ma dietro di lei non vi era nessuno.
Distrattamente si voltò e cadde rovinosamente con la faccia nel fango.
Poteva sentirne la consistenza sul palato.
Alzò la testa e, con il cuore in gola, vide una creatura avvicinarsi.
Emanava una luce eterea ed indossava un abito dal candore celestiale.
Tentò di chiederle soccorso ma si sentì soffocare, a stento riusciva a tenere gli occhi aperti.
La stanchezza stava prendendo il sopravvento ma puntò comunque le braccia a terra.
A fatica si sollevò ma un dolore lancinante la fece piegare nuovamente e mossa dall'istinto si portò le mani contro il torace, le quali scoprì essere interamente ricoperte di sangue.
Del suo sangue.
Prese ad urlare fino a quando la figura femminile non le strinse le mani e le sorrise, sussurrando parole dal significato ignoto.
"Guardati dalla foresta del lamento"
La giovane, attonita, rimase con la mascella serrata e gli occhi puntati verso la figura, che si dileguò in una nube di fumo.
Un urlo di terrore le scosse violentemente i timpani, permeando l'aria circostanze mentre la giovane scrutava l'orizzonte in cerca della sua provenienza.
Improvvisamente, poi, sopraggiunse il buio.

Elise si mise a sedere sul letto, svegliata dalle sue stesse grida e si asciugò la fronte madida di sudore.
Impiegò svariati minuti per calmarsi ma, quando realizzò di trovarsi nella sua cabina, riuscì finalmente a riflettere a mente lucida.
Un sogno, solamente un sogno, pensò, un terribile incubo estremamente reale, ma pur sempre frutto dell'immaginazione.
Si poggiò il dorso della mano sulla fronte, constatando che le doveva essere salita la temperatura.
Il nubifragio di qualche giorno prima le aveva portato più di qualche fastidio, aveva trascorso le notti seguenti abbracciata ad una tinozza rimettendo e maledicendo la sua imprudenza.
Il medico di bordo le aveva prescritto qualche erba per poter placare i conati e abbassare la febbre, ma si stava rivelando più faticoso del previsto.
Il suo organismo si era indebolito a causa della dieta povera di vitamine che la vita in mare implicava.

La ragazza si alzò e si sedette accanto all'oblò, sorseggiando dell'acqua e limone, ad osservare il riflesso della luna calante illuminare la distesa d'acqua scura.
Appoggiò la testa al muro e si mise a riflettere, pensando al suo ultimo incontro con James.
Sembrava che il destino si stesse prendendo gioco di loro, infondendo una speranza disillusa nei loro cuori e costernando il loro futuro di vari ostacoli, apparentemente insormontabili.
Avrebbe voluto dirgli così tante cose, ma sembrava che il loro tempo insieme si fosse concluso già da tempo, prematuramente reciso sul nascere, come l'innocenza di un bambino che approccia il mondo adulto e ogni suo male.

Era consapevole del fatto che non si sarebbero più visti, un giorno lui avrebbe accantonato il dolore e avrebbe aperto il cuore ad un nuovo amore, dimenticandosi di lei e di tutto ciò che li aveva legati.
Al solo pensiero le si contorceva lo stomaco ma avrebbe accettato le conseguenze delle sue scelte, per quanto sognasse di poter condividere ogni gioia della vita al suo fianco, non avrebbe rinunciato all'occasione che le era stata concessa per conoscere sé stessa.
Non si sarebbe voltata indietro fino a quando non avrebbe scoperto ciò che il destino aveva in serbo per lei.
Sapeva di avere uno scopo, le restava solamente scoprire quale.

Il bussare della porta la scosse dal buio della sua mente, suscitando un certo timore nella giovane, che si domandò chi potesse essere sveglio a quell'ora della notte.
Si alzò e approcciò l'ingresso della stanza, rimanendo in ascolto.
"Elise? So che siete sveglia" sussurrò una cupa voce femminile, ben nota alla ragazza.
"Come posso esservi d'aiuto, madame Gja?"
La porta si aprì, mostrando la esile figura della strega di Roatàn, la quale indossava un abito scuro e aveva i lunghi capelli sciolti ad accarezzare la nuda pelle della schiena.
Elise fece cenno alla donna di accomodarsi sulla sedia di vimini che si trovava accanto alla toletta.

Il Coraggio di Rischiare (Dark Waters Trilogy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora