17. Journey To The Savage Planet

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Si addentrarono attraverso il sottobosco, illuminato solo in parte dalla luce solare, i cui raggi filtravano debolmente attraverso le folte chiome arboree.
Sembrava di essere entrati in un luogo senza tempo, in cui lo scorrere delle stagioni restava immutato e dove gli unici suoni che si potevano udire erano quelli degli animali nascosti tra i rami, sotto le foglie o dentro qualche grotta.
Un luogo dai tratti divini, permeo di magie antiche e storie sconosciute.
"Riesci a sentire l'eco della morte?" le domandò un pirata, stretto nelle sue braccia mentre scrutava la zona circostante.
"Che cosa?"
"Io percepisco le anime di tutti coloro che si sono addentrati qui dentro senza mai fare ritorno" sussurrò ancora temendo che forze sconosciute potessero sentirlo.
"Ma di che cosa stai parlando?"
"Credi forse che nessuno abbia mai provato a sfidare la potenza di Sybil? Sai quanti pirati desiderano rubare ciò che le appartiene?"

Elise non prese sul serio le parole dell'uomo, quella leggenda le pareva solamente il frutto di tante credenze senza fondamento.
Il fatto che avesse constatato l'esistenza di forme di vita non umane non significava che avrebbe cominciato a dare per vere simili dicerie.
Chiunque sano di mente non avrebbe creduto che una ninfa si nascondesse in quei luoghi, proteggendo il segreto per la padronanza della vita e della morte. Ma forse questo era ciò che causava il mare nella mente degli uomini, li portava a credere che non esistessero limiti a ciò che è reale, li faceva uscire di senno e li assoggettava indirettamente senza la minima fatica.
"Quando avremo scandagliato l'isola ritrovandoci solamente con uno stupido pugnale in mano, ne riparleremo!"
La ragazza proseguì indisturbata, seguendo quella marcia silente di assassini e briganti terrorizzati dal semplice scricchiolare delle foglie.

Mano a mano che si addentravano nel cuore della foresta potevano sentire l'aria rarefatta farsi sempre più pesante, l'umidità e l'afa rendevano difficile anche la stessa respirazione.
Non si percepiva un filo di vento che potesse alleggerire il loro sforzo, mentre arrancavano per poter proseguire.
Elise aveva gli abiti appiccicati al corpo madido di sudore e la cosa la disgustò parecchio, avrebbe pagato per un bagno gelido e un po' di sano riposo.
Tentò di asciugarsi le goccioline che le cadevano dalla fronte con scarso risultato e, sbuffando, raggiunse suo padre decisa ad interrompere quella marcia infernale.
"Capitano! Io credo che dovremmo fermarci e recuperare le forze"
"Non se ne parla. Manca ancora poco e poi potremmo predisporre una sistemazione per la notte, non possiamo permetterci di rischiare di rimanere intrappolati nel bel mezzo della foresta quando si farà sera. Proseguendo in questa direzione raggiungeremo una fonte d'acqua, vedi?" disse porgendole una piccola cartina sbiadita sulla quale erano incise delle scritte in un alfabeto che non conosceva.

"Dove l'hai trovata?"
"Me l'ha data Gja, quando ci ha raggiunto alla locanda di Roatàn. Ricordi?"
"Oh sì, certo! Cosa sono questi simboli?" domandò la giovane indicando un punto preciso ove era impressa una X.
"Questo non ti riguarda, figlia mia"
Shaw ripose velocemente la cartina nella tasca anteriore dei pantaloni e diede le spalle alla giovane, lasciandola preda della sua sete di conoscenza.
E della sete effettiva, stava letteralmente sognando di trangugiare dell'acqua fresca e non le si addiceva affatto.
In circostanze differenti, avrebbe certamente preferito del buon rum secco.

"Dannazione! Ucciderei per un po' d'acqua!" strillò puntando i piedi a terra come fosse una bambina.
Il grassone, quello con metà arti di legno, le porse una bottiglia scura e sporca di sudiciume.
La ragazza trattenne a stento un conato di vomito e si allontanò, coprendosi la bocca con entrambe le mani.

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Proseguirono per altre due ore prima di arrivare a destinazione: un acquitrino di acqua stagnante attorno al quale crescevano incolte erbe palustri dall'odore nauseabondo.
"Questa sarebbe una fonte d'acqua?" domandò stizzita Elise, ponendo le mani sui fianchi e squadrando il padre dall'alto verso il basso.
"Smettila di lamentarti, basterà far bollire l'acqua per poterla bere. Ci fermeremo qui, così potremmo finalmente goderci un po' di meritato riposo!"
Subito l'equipaggio si mise all'opera ed eseguirono gli ordini del capitano, mentre il sole cominciava a calare.
Elise si occupò di raccattare la legna da ardere così da potersi rende utile.
Accendere il fuoco tuttavia le risultò più difficile del previsto, poiché la corteccia e i rami degli alberi erano estremamente umidi, dovette fare numerosi tentavi prima che le fiamme sfavillassero traballanti tra gli scoppiettii del legname.

"Ottimo lavoro, tesoro" si avvicinò Shaw posando una mano sulla spalla di Elise, la quale era seduta a gambe incrociate sulla nuda terra.
Alzò il viso e gli sorrise, il loro legame stava acquisendo una certa importanza e la ragazza non poteva che esserne soddisfatta.
Era felice di poter condividere con lui questi semplici momenti di intimità, la famiglia che tanto aveva desiderato incontrare e conoscere ora le stava davanti, in tutta la fierezza che l'uomo mostrava.
In lontananza, superato il loro accampamento, si poteva notare una collina verdeggiante in cui la vegetazione lasciava posto ad arbusti di bassa statura e ad un prato rigoglioso, variopinto da svariati piccoli fiori.

"Che cosa ci attende al di là di quell'altura?"
"L'inizio di una nuova avventura, riporterò indietro tua madre"
"Tu sei convinto che quella ninfa esista veramente" rispose lei, vedendo per l'ennesima volta il padre sotto spoglie differenti; davanti a lei non c'era il più temuto pirata del mare caraibico, ma solamente un uomo di mezza età consumato dal dolore e affranto a tal punto da vivere nel ricordo di un passato ormai sepolto.
Si convinse che il padre avesse dovuto trovare un modo efficace per poter incanalare il dolore, così da non esserne più schiavo, e si era prefisso quell'obiettivo, a costo di non accettare che la sua amata se ne fosse andata per sempre.

Provava compassione nei suoi confronti, avrebbe voluto consolarlo, dargli man forte e cercare di farlo ragionare, ma si sarebbe sicuramente rivelato inutile.
Avrebbe dovuto capirlo da se, si disse, solo così avrebbe superato definitivamente il lutto.
"Te lo dimostrerò. Deve esserci, io ho fatto una promessa" rispose lui prendendosi il volto tra le mani mentre camminava nervoso intorno al focolare.
"Padre, e se non fosse così? Se veramente fosse solamente una leggenda?"
La ragazza prese le mani del padre cercando di calmare la sua agitazione e lo guardò dritto negli occhi, in modo che la ascoltasse.
"E allora come lo spiegheresti il pugnale? E le mappe? E tutti coloro che sono morti addentrandosi qui dentro?"
"Magari il pugnale è semplicemente un pugnale e le mappe semplicemente delle mappe"
"Silenzio! Non sai di cosa stai parlando"

Shaw si allontanò scostando bruscamente la figlia e prese a trangugiare una bottiglia di rum.
"Te l'avevo detto che sarebbe stato inutile, tu e la tua testardaggine!" pensò la giovane dialogando con la sua unica confidente, sé stessa.
Per cena arrostirono della carne di dubbia provenienza e alcune verdure malconce che fortunatamente si erano salvate dal nubifragio, ravvivando la serata con grandi quantità di alcol, per alleviare la stanchezza.
Se non avessero indossato l'abbigliamento che maggiormente si confà alla pirateria, qualcuno avrebbe potuto scambiarli per una comunità di reietti alcolizzati, tant'era elevato il numero di bottiglie che erano soliti consumare.
Uno di loro si tagliò con il collo di una di esse e prese a sogghignare come un giullare.

"Che dite, forse riesco a trovare del sangue in mezzo a tutto questo alcol?" domandò indicandosi la mano arrossata facendo scoppiare le risate di tutta la ciurma.
Molti si addormentarono ubriachi, seduti con le teste penzolanti e la bava che cadeva loro dalle bocche dischiuse mentre russavano sonoramente.
Elise si distese accanto al focolare ormai spento e si assopì velocemente, colta dalla stanchezza e dal canto di un uccello notturno di pattuglia nei cieli.
Riuscì a riposare solo poche ore, il sonno leggero fu rapito da un rumore nella foresta circostante.
Sembrava aver sentito delle foglie scricchiolare e un flebile lamento provenire dall'oscurità, così decise di accendere nuovamente il fuoco per tenere a debita distanza le creature che probabilmente popolavano quel luogo.

Giurò di aver visto una flebile luce vagare in lontananza tra i tronchi degli alberi, ma si convinse essere frutto della sua fervida immaginazione, messa a dura prova dalla fatica e dal rum.
Per precauzione tuttavia appoggiò la spada al suo fianco, attorcigliandone il fodero al braccio, poi socchiuse gli occhi e cercò di riprendere sonno.
"Sembra quasi che questa foresta abbia un'anima" sussurò tra sé e sé, cadendo definitivamente tra le braccia di Morfeo.

~Spazio Autrice~
Salve popolo di Wattpad e buone bestemmie a voi! Bestemmie sì, perché oggi Wattpad ha deciso di drogarsi male e di fare un po' l'infame... a voi funziona tutto regolarmente? Spero vivamente di riuscire a pubblicare il capitolo, sono ore che a stento riesco ad accedere al mio stesso profilo🤦🏼‍♀️
Dunque dunque dunque, ci avviciniamo alla parte saliente (?) della vicenda e non vedo l'ora di poter proseguire la narrazione, cosa pensate succederà alla nostra povera e sfigata protagonista?🤣 come sempre vi invito a lasciarmi un piccolo feedback, mi piace parlare con voi😌 detto ciò, vi lascio e vi mando un bacione. A presto😻
Jù✨

Il Coraggio di Rischiare (Dark Waters Trilogy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora