<<Si può sapere che cosa avevate in mente voi due cercando di buttarvi dal quinto piano dell'edificio? Cielo, mi farete avere un infarto un giorno o l'altro!>>
Il picchettante rumore di tacchi a spillo risuonava all'interno dell'edificio colorato di mattone, ritmato quanto il suono delle campane.
<<E se vi fosse successo qualcosa? Non oso nemmeno pensarci!>> continuò la voce femminile mantenendo la mano posata sul proprio petto.La direttrice dell'orfanotrofio "Alpenrose" pronunciò quelle parole con tono disperato, cercando di calmarsi. Il cuore le batteva in modo accelerato, troppo per una donna della sua età che aveva lavorato tanto nella sua vita. Si sedette poiché temette di svenire da un momento all'altro, evento abbastanza plausibile dato lo spavento causatole dalle due ragazze che - in quel momento - la osservavano con sguardo dispiaciuto e pieno di sensi di colpa.
Nell'angolo della stanza una signora dalla stramba acconciatura, simile al nido d'uccello, prese la parola, cercando di aiutare le due giovani ad uscire dalla situazione in cui si erano cacciate.
<<Suvvia Marilla, non te la prendere, avranno avuto un valido motivo per aver compiuto tale azione, non trovi?>> mise una mano sulla spalla dell'amica, cercando di rassicurarla.
Marilla osservò la mano di colei che le era sempre stata accanto nel corso degli anni cercando di trattenere le lacrime che rischiavano di uscirle dagli occhi, dopodiché fece un profondo sospirò. Si rialzò velocemente e sul suo viso comparì uno sguardo deciso che preannunciava le parole che sarebbero uscite da lì a poco.
<<Non provare a farmi cambiare idea Margareth. Queste due riceveranno una bella punizione, si Signore, parola mia! Sono stata fin troppo buona con loro, fin troppo! Finiranno per coinvolgere anche i più piccini con le loro barbarie>>
Le due ragazze sussultarono, nonostante fossero abituate alle sgridate della loro tutrice.
Entrambe erano cresciute all'interno di quell'edificio che consideravano casa, accudite dalle cure amorevoli della signorina Sullivan e di tutti gli abitanti che lo popolavano, dal più grande al più piccolo.
Ad Alpenrose regnava la felicità, l'allegria, l'amicizia, tutti quei buoni valori che mancavano in altri orfanotrofi. Lilibeth e Delia si sentivano fortunate ad essere capitate lì, dove potevano ricevere una degna istruzione, un pasto caldo e un letto su cui dormire, tutto grazie a quella donna che le aveva accettate e prese sotto la propria ala.
Vista dall'esterno la scena poteva risultare comica, vedendo la signorina Marilla che, arrabbiata, agitava le braccia e la signora Collins che, preoccupata, tentava di domare quest'ultima senza successo, ma anche per le due giovani la commedia non era differente.
La bionda, infatti, si avvicinò all'amica spostando le ciocche marroni che le erano d'intralcio, in modo da poterle sussurrare in tono giocoso <<Lo dice tutte le volte, e guarda come va sempre a finire...nessuna la ascolta>> esclamò, mettendosi a ridacchiare per la sua stessa affermazione, cercando - ovviamente - di non farsi notare.
Lilibeth, che fino a quel momento era impegnata ad osservare le due adulte discutere, puntò i propri occhi azzurri sulla ragazza e, guardandola male, le rispose <<Delia, faresti meglio a stare zitta, finiremo ancor più nei casini per colpa tua>>
Marilla, sentendo i bisbiglii delle figliole, abbandonò lo scontro verbale con Margareth e puntò gli occhi sulle due giovani, cercando di capire cosa si stessero dicendo. Infine, si mise le mani sui fianchi e - avvicinandosi - domandò con tono sospettoso <<Che cosa state confabulando voi due?>>
Le ragazze, prese in contropiede e non aspettandosi l'intervento della tutrice, si zittirono, finché Delia ebbe quello che lei definì un momento di genio. Fece l'occhiolino in direzione dell'amica e si portò una mano al cuore per poter pronunciare in tono teatrale
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LILIBETH - Il mistero della principessa
Fantasy13 dicembre, Fantàsia La neve toccò terreno quando un vagito si levò davanti all'entrata di Alpenrose. Una portale si chiuse al passaggio di una figura incappucciata, dopo un suo attimo di esitazione nello stesso istante. I primi orfani avevano orm...