Lilibeth era seduta in attesa dell' ancella che l' avrebbe vestita. Sentiva il proprio cuore battere forte, spaesata e spaventata da ciò che le sarebbe potuto accadere, quando un lieve bussare la distrasse.
Diede il permesso d' entrare ed una giovane fanciulla si presentò al suo cospetto. Ella sembrava un giovane fiore pronto a sbocciare, lunghi capelli ramati incorniciavano il suo bellissimo viso e gli occhi, grandi e marroni, la osservavano, incuriositi di conoscere colei di cui tutti parlavano a Palazzo. Indossava una lunga veste rosa che simbollegiava il suo status da ancella dell' Imperatrice Flora.
<<Buongiorno>> le disse sorridendo, Lilibeth rispose timidamente al saluto della ragazza. Vedendo la titubanza della mora si presentò <<Perdonami, non mi sono ancora presentata: sono Sana, ancella della Somma Imperatrice Flora, nonché sua figlia>> ridacchiò.
Lilibeth sbiancò, non aveva mai sentito parlare di un' altra figlia oltre alla principessa Mariposa <<Vostra madre?! Ma allora anche voi siete...>> Sana ridacchiò, capendo dove volesse parare la giovane <<Oh no cara, sono una figlia illegittima. Non ho poteri e status regale ma non sono nemmeno umana. Non possiedo vita eterna, ma posso vivere più di mille anni. Sono semplicemente una Semidea>>
<<Ma allora perchè lavorate a Palazzo e per vostra madre?>> chiese Lilibeth. Quale madre chiederebbe alla propria figlia di stare sotto alle sue tirannie? Quella donna era veramente terribile.
<<Tesoro, la maggior parte di coloro che vivono qua sono semidei, poiché agli umani non è permesso entrare se non dare per rifornimenti di cibo, nonostante gli Dei ne abbiano meno bisogni di noi>>
Decisamente Lilibeth non capiva come gli Semidei potessero lavorare per i loro stessi genitori. Una figura, paterna o materna, dovrebbe occuparsi dei propri figli, indipendentemente essi siano legittimi o illegitimi. Perché invece qua vigevano queste regole? Era una cosa brutta e senza senso secondo lei.
Sana, notando lo sguardo preoccupato e sorpreso della rossa, la tranquillizò <<Non ti preoccupare, mia madre non è una cattiva donna>> la prese per le spalle e la mise davanti a uno specchio facendola sedere <<Nonostante possa sembrare senza cuore all' inizio ella è gentile, amorevole e presente. Quando ero piccola mi faceva giocare sempre con le mie sorelle e in particolar modo con Mariposa, ma quando quest' ultima scomparve il dolore provato da mia madre la fece soffrire talmente tanto che divenne un'altra persona. Solamente un genitore può capire ciò che ella ha provato, infatti sia lei che il Sommo Imperatore non sono più stati gli stessi. Ricordo che quando ella camminava i fiori sbocciavano al suo passaggio, mentre adesso quella magia è scomparsa. Magari un giorno ritornerà tutto come prima>> con sguardò sicuro aggiunse <<sono certa che Mariposa sia ancora viva, me lo sento>>
Lilibeth guardò il suo riflesso mentre Sana le pettinava dolcemente i capelli, sentiva un buon profumo di gelsomini proveniente dalla donna che la guardava dolcemente, quasi con un sorriso materno. Sana sentiva che quella ragazza era speciale, non era una casualità che ella portasse al collo la collana di sua sorella, magari era un buonsegno pensò.
Mentre sistemava i capelli della giovane fanciulla, rimasta in silenzio ad osservare i suoi movimenti, notò un particolare insolito, perciò disse con meraviglia <<Ma che bei capelli che avete signorina, le punte rosa sono veramente spettacolari>>
Lilibeth sgranò gli occhi, spaventata da questa novità disse a tono alto <<Cosa?!>> si alzò in piedi osservando le ciocche marroni che terminavano con un color rosa pesca <<Che cosa mi sta succedendo?>> urlò, inziando a piangere, che cosa le stava accadendo?
La collana, percependo la paura provata da colei che la possedeva, iniziò ad illuminarsi, inducendo la Semidea ad allontanarsi e coprirsi gli occhi, chiamando aiuto.
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LILIBETH - Il mistero della principessa
Fantasy13 dicembre, Fantàsia La neve toccò terreno quando un vagito si levò davanti all'entrata di Alpenrose. Una portale si chiuse al passaggio di una figura incappucciata, dopo un suo attimo di esitazione nello stesso istante. I primi orfani avevano orm...