2 | Come nacque un'amicizia

230 12 15
                                    

Lilibeth e Delia entrarono correndo all'interno della loro stanza, chiudendo velocemente la porta color marroncino. La camera da letto si presentava loro come al solito, colorata di un tenero violetto mentre le tende, che davano sul balcone, erano di un tenuo color azzurro come il cielo.
I due letti - ad una piazza e mezza ciascuno - erano separati da un piccolo comodino con sopra posato un vaso di profumate primule, che odoravano di pulito. Due grandi scrivanie,  ordinate in modo differente, due piccoli armadi di legno , adatti a contenere il minimo indispensabile, e infine una specchiera.

I sospiri delle due ragazze echeggiarono per tutta la stanza, dovuti principalmente alla corsa fatta per scappare dalla punizione della loro direttrice.

Lilibeth si alzò dal letto su cui era seduta per riprendere fiato e decretò offesa:

<<Seriamente? Le emorroidi?>>

Delia, dopo essersi tolta le ballerine che le dolevano sui talloni, si distese sul letto incrociando le gambe e si girò guardando la sua migliore amica, in piedi davanti a lei, sorridendo beffarda.

<<Perché? Avevi qualche idea migliore?>>

Lilibeth guardò gli occhi verdi della compagna, indecisa se buttarla giù dal letto o meno, la maggior parte delle volte finivano nei guai per colpa sua e della sua maledetta boccaccia. Certo, non era una santa nemmeno lei, però sapeva quali fossero i limiti da rispettare, Delia no. Delia era tempesta, non la si poteva controllare, sarebbe stata capace di rendere possibile l' impossibile, era ostinata, determinata, senza scrupoli, diceva tutto quello che pensava e se ne fregava degli altri. Lilibeth era tutto il contrario di lei, pensava prima di agire, spesso aveva paura di lasciar trapelare le proprie emozioni e si tirava indietro di fronte alle difficoltà, cercava di essere il più mansueta possibile e di non combinare disastri. Certe volte si sentiva un' inetta, isolata, diversa rispetto a tutte le altre ragazze.

Era come se qualcosa la bloccasse, ma cosa?

I suoi pensieri la spaventavano, voleva cambiare, ma come? Chi era veramente? Chi erano i suoi genitori? Perché era stata abbandonata quando era in fasce? Forse la sua mamma e il suo papà non la volevano perché avevano capito che lei era diversa, non la desideravano? Perché le hanno lasciato solamente una collana, quella che continuava, in quel momento, a rigirarsi tra le mani?

Sospirò affranta, per poi guardare Delia che ricambiava lo sguardo, in attesa di una risposta.

<<Non lo so, ma di sicuro non che io avessi le emorroidi>> affermò irritata, mentre Delia ridacchiò, com' era solita fare quando si burlava dell' amica.

<<Su, non te la prendere...infondo è stato per una buona causa no?>> fece l' occhiolino e indicò alla mora di sedersi sul letto.

Lilibeth si chiedeva come facesse l' amica ad essere sempre felice, avrebbe voluto avere la sua stessa vitalità qualche volta.

Delia i suoi genitori li aveva conosciuti almeno, nonostante li avesse persi. Ella arrivò all' orfanotrofio dopo uno spiacevole evento, infatti il padre, dopo essersi ubriacato, uccise la madre per poi impiccarsi davanti ai suoi occhi. Perciò, non avendo nessun parente stretto in grado di occuparsi di lei, venne mandata all'orfanotrofio.

Delia fin da subito riuscì ad essere accettata da tutti grazie alla sua parlantina da bambina vispa, ma l' amicizia con Lilibeth nacque dopo un paio di mesi dal suo arrivo.

Era l' ora di pranzo, Lilibeth come al solito era seduta da sola in uno dei tanti tavoli della mensa, quando ad un tratto le si avvicinò una bambina dalle lunghe trecce bionde e dagli occhi grandi verdissimi che le chiese perché fosse da sola.

LILIBETH - Il mistero della principessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora