15. ↫

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L'ambulanza era arrivata subito dopo. I medici avevano caricato sopra la barella Hyunjin e lo avevano caricato dentro. Jeongin era rimasto a terra a piangere con Hyunjin tra le braccia. Quando era stato preso dai medici, lo aveva lasciato solo perché sperava che lo potessero salvare. Si era alzato lentamente e aiutato da un professore, era salito anche lui in ambulanza, per stare con lui. Si era seduto davanti a lui e lo aveva preso per mano, stringendola forte, senza smettere di piangere.

Con le sirene spianate, l'ambulanza era corsa verso l'ospedale più vicino. I medici avevano chiesto a Jeongin cosa fosse successo e lui tra i singhiozzi aveva raccontato tutto, o meglio quel poco che sapeva e aveva capito. I medici avevano portato giù Hyunjin e Jeongin a malincuore aveva lasciato la sua mano, per far si che lo portassero in sala.

In ospedale Hyunjin era stato portato in una sala semi operatoria. Venne collegato a diverse macchine , che monitoravano ogni suo parametro vitale. I medici cercarono di svegliarlo da quello stato di semi coma nel quale il ragazzo era entrato a causa del colpo. Fortunatamente il vaso non lo aveva colpito in pieno, evitandogli quindi una morte sicura. 

Jeongin in sala d'attesa era seduto sulla sedia in fondo alla sala, stretto su se stesso, con le gambe al petto e le braccia strette intorno ad esse. La fronte poggiata sulle ginocchia, le lacrime che gli percorrevano il viso, i singhiozzi sempre più forti.
Si sentiva in colpa, ci sarebbe dovuto essere lui al suo posto, sarebbe dovuto morire lui. Hyunjin avrebbe voluto quello, glielo aveva detto il primo giorno. Ma perché si era messo in mezzo? Perché? Se non avesse retto il suo gioco, non sarebbe lì, chiuso in una sala, in lotta tra la vita e la morte. Era solo colpa sua. Voleva morire davvero, per la prima volta lo aveva pensato. Voleva morire.

Diverse ore dopo Hyunjin era stato portato in una delle stanze, i medici avevano provato a contattare qualche familiare del ragazzo, ma non riuscirono a contattare nessuno. Hyunjin infatti era senza i genitori, l'unica persona che si prendeva cura di lui era sua nonna, ma era troppo vecchia per poterle far prendere uno spavento del genere. Uno dei medici raggiunse Jeongin e lo avvisò che in ragazzo era stato portato in camera, ma ancora non era sveglio.

Jeongin non aveva smesso di piangere un secondo. Voleva vedere Hyunjin, prima di sparire per sempre da quel mondo, convinto a farlo sempre di più dopo aver sentito le parole del medico. Lo aveva seguito sino alla stanza, una volta solo, si era seduto a canto a Hyunjin, che era steso sul letto. Era dannatamente perfetto anche su un letto di ospedale, con una fascia intorno alla testa e i fili che uscivano dl naso. Aveva preso la sua mano e l'aveva stretta con le proprie mani, bagnandola con le lacrime che non avevano intenzione di fermarsi. Tra i singhiozzi lo guardava attentamente, mordendosi le labbra, pregando che si salvasse.

La cosa che Jeongin non aveva capito, era che Hyunjin era fuori pericolo e semplicemente stava riposando a causa dei farmaci usati per salvargli la vita.

Sindrome di Stoccolma ↫ Al contrarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora