CAPITOLO 1

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MARZO 2020

"E poi venne la pandemia. Lo so, non è un buon incipit, anzi, non lo è proprio per niente. Ma è decisamente la maniera perfetta per riassumere l'ennesimo disastro della mia vita."

"Hey, ti dispiacerebbe andare direttamente al sodo e raccontarci per bene questa diavolo di storia!"

A fermare quel fiume di parole è Antonio, 23 anni, futuro ingegnere chimico. Studia a Roma da ormai quattro anni e da uno vive insieme ad altre due donne: Elena, 27 anni, laureata in economia e dipendente in una delle tante filiali di Intensa San Paolo; e infine c'è Rossella, la donna che fino a quel momento stava dando voce a quella storia tanto straordinaria da sembrare assurda. Una donna apparentemente comune, di 35 anni, proprietaria di quella casa e di un negozio di parrucchieri alla Garbatella. Negli anni si è fatta un nome tra le ricche donne di Roma per la sua professionalità e bravura, nonostante le sue umili origini e la sua giovane età. Rossella è una donna vivace, sveglia, piena di energia; che ha sempre vissuto una vita a ridosso dei sacrifici suoi e della sua famiglia; che dopo un diploma risicato alle superiori si è lanciata in una nuova avventura, approdando nel caos di una città sempre in movimento, che non dorme mai, come Roma. Una persona che non si è mai fatta abbattere, neanche dagli uomini. E lei, che è sempre stata una donna dal forte carisma e dall'aspetto piacente, ne ha avuti davvero tanti di uomini, di tutti i tipi, di troppo tipi; ma nessuno di loro è stato capace di donarle quel brivido d'amore che ha sempre cercato e desiderato.

"Se ti stai zitto e mi fai raccontare, saprai tutto, no?" Afferma spazientita la donna, gesticolando animatamente. Antonio abbassa appena la testa, incassando mal volentieri quella strigliata, ma rimane comunque zitto, poiché troppo curioso di sentire cosa ella ha da dire.

La donna attende il silenzio, e quando vede che nessuno dei due ha il coraggio di fiatare, comincia a raccontare:

Era un'afosa giornata di giugno, una qualunque di lavoro, una di quelle che ti scordi facilmente o che archivi nel dimenticatoio nell'immediato momento in cui rientri a casa. Quel giorno era destinato ad essere così, o almeno lo pensavo, mentre acconciavo i capelli ramati di una elegante signora dei quartieri Parioli, finché poi non arrivò quella chiamata.  Ricordo perfettamente il momento: stavo maneggiando il ferro per creare dei boccoli perfetti e il telefono suonò. Una, due, tre volte. Alla quarta persi la pazienza e presi il cellulare, rispondendo senza neanche guardare il numero sullo schermo.

"Pronto, qui è il Paradiso del taglio, chi parla? Faccia in fretta o rischio di bruciare una ciocca di capelli." Dissi scocciata, notando l'espressione sconvolta della mia cliente riflessa sullo specchio.

Per un attimo ci fu il silenzio dall'altra parte della cornetta ed ero già pronta a staccare, ma un breve colpo di tosse mi fece cambiare idea.

"Buongiorno, la chiamo per chiederle se qualcuno dei vostri dipendenti è disponibile per un servizio a domicilio?"

Alzai gli occhi al cielo, posando il ferro su un ripiano. Quella ragazza mi aveva appena scambiata per una parrucchiera per matrimoni. "Mi dispiace, ma non facciamo servizi di questo genere. Se vuole può presentarsi in negozio... per quando vuole prenotare?"

La voce dell'altra parte fece un breve sospiro. "Mi servirebbe immediatamente, signora, è una questione di vitale importanza e non è per me."

Sorvolai, senza pensarci troppo, sul quel signora, anche se mi aveva irritato ulteriormente, e mossi nervosamente i piedi verso il bancone per appoggiarmici sopra col gomito.

"E si può sapere per chi dovrei muovermi con così tanta urgenza per sistemarle i capelli?"

La ragazza schiarì di nuovo la voce e riprese a sospirare sommessamente.

"So che non mi crederà, ma quella persona è il Presidente del Consiglio dei Ministri."

"Ma daaaaaaaaaaaai!"

Ancora una volta, è Antonio a fermare il racconto, urlando quell'esclamazione con acceso divertimento.

"Questa storia non può essere assolutamente vera. Lo sanno tutti che i presidenti hanno i parrucchieri personali! Rossé, a te la quarantena fa male."

"Ma che ne sai?" Venne in soccorso, Elena. "Magari il parrucchiere del presidente era inabilitato, in quel momento!"

"Infatti è proprio quello che è successo!" Continua a spiegare la donna più anziana. "Inizialmente rimasi anche io di sasso, ma quella ragazza, che scoprii si chiamasse Giulia, mi convinse di essere una delle segretarie della presidenza del Consiglio e che aveva chiamato me perché in passato le avevo fatto i capelli ed ero stata talmente brava da essere stata la prima a cui aveva pensato."

Antonio alza le sopracciglia poco convinto. "E quindi? Ok, che ora abbiamo molto tempo da perdere, ma vai avanti!"

Rossella sbuffa rumorosamente. "Quindi fai silenzio, per l'amor del Cielo, o qui non ne esco più!"

Convinta dalla veridicità delle parole di quella ragazza, accettai. Lasciai il negozio nelle mani delle mie fidate colleghe e, dopo aver preso tutto il necessario, andai verso palazzo Chigi. Quando arrivai, all'ingresso venni subito ispezionata dalle guardie, che mi guardavano con sguardo curioso, ma allo stesso tempo compiaciuto. Non avevo avuto il tempo di presentarmi in abiti da cerimonia, ero nella mia solita divisa da lavoro, che consisteva in un camice sbracciato di colore rosa, su cui c'era decorata una fantasia floreale; mentre i miei capelli ricci erano raccolti alla buona in una coda che li facevano sembrare più caotici di quello che sono normalmente. Ero un completo disastro e a malapena ero riuscita a farmi un trucco decente in macchina, in poco tempo. Almeno con quello dovevo sembrare un po' carina, no? Il punto è che, nonostante la sciatteria del mio outfit, mi fecero entrare; e, abbagliata dallo sfarzo e lo splendore di quel palazzo antico e di enorme importanza politica, venni accompagnata fino a quelle che poi avrei riconosciuto come le stanze private del Premier. Arrivammo alla porta, l'uomo che era con me bussò. Improvvisamente, mi sentii come sospesa in un limbo. Probabilmente nella mia vita ho letto troppi romanzi rosa o storielle romantiche di poco conto, ma quando l'usciere aprì la porta, venni investita dal suono di una nuova voce. Una voce che avevo sentito poche altre volte in quell'ultimo anno, una voce che avrei definito anonima, ma che in quel momento mi fece rabbrividire.

" Oh, lei deve essere la professionista che mi sistemerà questo disastro che ho in testa."

Un uomo, elegantemente fasciato in un completo blu scuro, mi raggiunse tendendo la mano con un cordiale e attraente sorriso. Per un attimo rimasi interdetta, non riuscendo a staccare gli occhi da quel volto fin troppo conosciuto ma, che in quell'istante, guardavo con luce decisamente diversa.

"Piacere, io sono Giuseppe Conte."

Disse, più per abitudine alle buone maniere che per voluta presentazione. Guardai la sua mano per un breve secondo e poi la strinsi.

"Rossella Caputo."

Risposi, guardandolo sfacciatamente negli occhi scuri, cercando di nascondere l'estrema meraviglia e il letale pentimento di non aver messo qualcosa di veramente carino addosso.

La favorita del PresidenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora