Se l'è immaginato in molti modi il suo incontro con Rossella, dopo tutti quei mesi, ma di sicuro non in quelle condizioni. Quando giunge sulla terrazza del Pincio, la trova già lì, di spalle, mentre guarda le bellezze di Roma poggiata al parapetto. Giuseppe vorrebbe raggiungerla in silenzio, abbracciarla da dietro e tuffare il naso nei suoi profumati capelli ricci che sanno di lavanda. Vorrebbe sorprenderla, per poi baciarla come non faceva da tempo, ma sa che questo non gli è possibile, non dai toni con cui lei le aveva scritto quei due messaggi. Sono soli, loro due e basta, soprattutto grazie all'orario improponibile e al freddo pungente di inizio dicembre.
"Rossella." La chiama, dopo essere arrivato ad un metro da lei, con il cuore che sembra voler sobbalzargli dal petto. Lei si volta, i suoi ricci in parte le nascondono il viso, oltre alla calda sciarpa che le copre il mento e un po' della bocca, mentre il suo naso spunta fuori, leggermente arrossato dal freddo. È sempre bellissima, constata Giuseppe, stringendosi nel proprio cappotto, e già si sente destabilizzato al solo vederla.
"Ciao Giuseppe." Risponde, neutra. "Sei arrivato."
"Sì, sono qui, so che vuoi parlarmi."
"Certo che voglio parlarti. Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?!"
"Di quello che ho fatto?"
"Sì, Giuseppe, quello che hai fatto!" Non stanno parlando da nemmeno cinque minuti che la donna è già esasperata. "Ti fai vivo nella mia vita dopo mesi, mi mandi delle rose con dedica anonima, ti presenti nella concessionaria del mio ragazzo! E non dirmi, ti prego, non dirmi che eri davvero lì per comprare un'auto che non ti crederebbe nemmeno tua madre!""Rossella..."
"No, no... aspetta, fammi parlare, per l'amor del cielo. Sai cosa sono stati per me questi ultimi mesi? Un vero inferno per cercare di andare avanti, per cercare di dimenticarti o almeno convivere decentemente col ricordo; e, quando riesco finalmente a trovare un equilibrio nella mia vita, arrivi tu e fai cadere ogni tipo di progresso. Ma si può sapere cosa vuoi, Giuseppe? Non ricordi cosa ti avevo detto a Villa Pamphili? Io ho bisogno di certezze nella mia vita e tu, mi dispiace dirlo, non me ne dai e non potresti mai darmele; perciò, ti prego... ti scongiuro, arrenditi all'evidenza e cresci una volta per tutte."
Giuseppe è basito. Totalmente basito. Quella valanga di parole gli arriva addosso come una montagna di fango, dentro cui annaspa faticosamente per uscirne. Vorrebbe urlarle: "Ma come ti permetti? Chiedi a me di crescere, sul serio?". Come non mai, si sente ferito nell'orgoglio, il suo sacrosanto orgoglio a cui si è sempre appellato nei momenti di difficoltà. Rimane per qualche secondo in silenzio, ad aprire e chiudere la bocca, cercando di prendere ossigeno e di processare tutte quelle accuse che gli sono state rivolte. È furioso, estremamente furioso, e preferirebbe fare dietrofront piuttosto che risponderle a tono, tanto sarebbe stato comunque tempo sprecato; ma poi ritorna a guardare il volto della donna che le sta difronte e, d'improvviso, sente tutta la sua rabbia scemare. I suoi occhi sembrano luccicare ancora di più sotto la luce dei lampioni, a causa delle lacrime che lottano per uscire, e le sue labbra sono di un rosso acceso, dovuto alla continua tortura inferta dai suoi denti. La sua dolce Rossella, così bella e dall'aspetto così innocente. Per qualsiasi altra donna lo avrebbe fatto, ma per lei no, non avrebbe fatto dietrofront, non un'altra volta.
"Ricordo Villa Pamphili e ricordo benissimo ciò che mi hai detto." Le dice, dopo un profondo respiro. "Ricordo assolutamente tutto, ogni singola parola. Purtroppo ho un'ottima memoria." Si muove leggermente, spostando il proprio peso da una gamba all'altra per non affaticarsi troppo e, oltretutto, quel freddo non lo sta di certo aiutando. "Mi dicesti che in quei mesi di quarantena avevi pensato molto a noi, al nostro rapporto, a come si è evoluto, e ammetto di averto fatto anche io, solo che sono stato decisamente più lento di te e di questo mi dispiaccio enormemente."
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La favorita del Presidente
ChickLitLa quarantena e la noia possono portare al completo delirio. E questo lo sanno fin troppo bene Elena e Antonio, due ragazzi normali, costretti a vivere con la follia della loro padrona di casa, Rossella, che sta vivendo quell'obbligata reclusione co...