CAPITOLO 6

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10 APRILE

Un altro venerdì, un'altra corsa. Niente pizza stavolta, poiché Rossella si è messa a dieta e se soffre lei, devono soffrire tutti. Pazienza.

Sono in cucina, ognuno si sta preparando la propria cena, cullati dal placido ronzio proveniente dalla TV che trasmette una vecchia puntata dell'Eredità. Tutto sembra essere in sospeso: il tempo, il loro umore, la certezza che ci sarebbero stati altri giorni di quarantena. È più che ovvio che quella situazione di stasi sarebbe continuata. I dati sono ancora allarmanti e la luce alla fine di quel tunnel sembra piuttosto lontana. Quella sera ci sarebbe stata l'ennesima conferenza stampa del Presidente del Consiglio; ormai è diventato un appuntamento settimanale, un po' come le partite di pallone; ma quella sera tutti sono consapevoli di quello che avrebbe detto, non c'è neanche da scommetterci sopra.

"Mi passi il sale, Antò?"

"Sì, tieni, Rossè."

Tutto normale, tutto come prima. Tranne per quelle fugaci occhiate che ogni tanto Elena lancia all'altra donna e che iniziano decisamente ad inquietarla.

"Che c'è?!" Sbotta dunque, spazientita, sbattendo il mestolo sulla superficie di marmo.

"È passata una settimana."

"Da cosa?"

"Dall'ultima volta che ci hai raccontato della tua storia con il Premier. Dai, non puoi lasciarci in sospeso così!"

Rossella non può vedere la faccia di Antonio, ma è sicura, come lo è su poche altre cose al mondo, che il ragazzo stia sogghignando con fare maligno. Bastardo, un giorno di questi lo avrebbe spedito in ospedale per lesioni aggravate.

"Facciamo così." Esordisce stancamente, incrociando le braccia sul petto. "Ogni venerdì vi racconto una puntata, così non ci ritroviamo più in queste condizioni, con voi due che mi guadate con occhi supplicanti, ok?"

E alla fine, riescono a raggiungere persino un accordo.

Quei giorni di settembre passarono in fretta. Oddio, in fretta proprio no, tante cose accaddero: io ero andata a trovarlo almeno un paio di volte in ufficio e finivamo a parlare di politica, di lavoro, di altre cose futili. Era davvero bello parlare con lui, cominciava ad esserci un'intesa tra noi. Strana, eh, ma c'era comunque un'intesa. E poi lui aveva iniziato anche a scrivermi su whatsapp a cadenza giornaliera, sembravamo due cazzo di adolescenti.

15 settembre 2019:

Oggi ho un incontro con il vicepresidente Pompeo. Se questi mettono davvero i dazi sui prodotti italiani, faccio uscire l'Italia dalla Nato, lo giuro. G. C.

Ovviamente scherzo, non iniziare a pensare male, eh. G.C.

Ancora oggi mi chiedo perché cavolo firmasse ogni singolo messaggio. Ok, che sei il presidente, ma insomma, siamo nel ventunesimo secolo, il nome c'è scritto sopra!

18 settembre 2019:

Buonasera Rossella. Scusami se non ti ho scritto oggi, ma avevo l'informativa alle Camere. Come sempre, mi sembra di aver a che fare con dei bambini, per non parlare di Matteo1 e Matteo2 che continuano ad essere come un calcio ben assestato nelle palle. E dire che uno dei due dovrebbe pure stare dalla mia parte...

Tu, invece, come stai? Spero bene. Uno di questi giorni dovremmo prendere un caffè insieme. G. C.

20 settembre 2019:

Ciao Rossella, oggi sono stanchissimo, ho avuto l'incontro con le opposizioni e ti parlo con la morte nel cuore. La cosa positiva è che qualcuno ha tirato un peto davvero potente e sono sicuro fosse Molinari. Se ci penso mi viene da ridere sguaiatamente, che figura di merda, in tutti i sensi. Tu come stai? L'hai assunto poi quel ragazzo in prova? Sei vuoi domani ho un'oretta libera e possiamo vederci, oppure semplicemente parlare al telefono, come vuoi. Buonanotte. G. C.

La favorita del PresidenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora