CAPITOLO 3

568 30 6
                                    







FINE MARZO 2020

Con un tonfo viene aperta violentemente la porta. Sbuffante di rabbia e già carico di polemica, Antonio si dirige verso l'ingresso della casa, dove il centro dei suoi problemi, con le sembianze di un modem di rete internet, se ne sta bello e immobile su di un mobiletto.

"Stupido aggeggio del Diavolo, non farmi bestemmiare i Santi e ritorna a funzionare!" Urla, inveendo contro l'oggetto diabolico.

Rossella, che fino a quel momento era stata impegnata sul divano con l'intento di rilassarsi e risolvere un sudoku, lo guarda con estrema paura ed interesse.

"Mi hai capito, brutto stronzo?!" Continua, il ragazzo, spegnendo e riaccendendo per l'ennesima volta l'apparecchio. "Devo seguire questa cazzo di lezione, è importante!"

In quel preciso istante, anche l'altra porta viene aperta e da essa una nube di fumo di sigarette vola libera, invadendo abusivamente tutta la casa. "Che succede?" La testa disordinata di Elena fa finalmente capolino. "Perché non va internet? Stavo cercando di vedere la Casa di Carta!"

Rossella sbuffa rumorosamente per portare l'attenzione dei due su di lei e, con uno slancio, si alza dal divano, raggiungendoli. "È inutile che inveisci così contro il Modem, tanto internet non ritorna con le bestemmie." Spiega con molta calma, incrociando le braccia sul petto.

"Vogliamo provare?" La sfida, Antonio.

"Stupido."

"Vecchia."

La donna apre la bocca con fare offeso. "Ma allora tu vuoi proprio essere cacciato di casa!"

"Hey!" Interviene immediatamente, Elena, vedendo la situazione riscaldarsi più del dovuto. "Perché non proviamo a darci una calmata e facciamo qualcosa di più costruttivo?"

"Tipo?" Chiede, con palese nervosismo, l'altro. "Sentiamo cosa hai da proporci." La ragazza rotea gli occhi per poi soffermarli sulla padrona di casa. "Perché non continui a raccontarci la tua storia col Premier? Ci hai praticamente lasciati in sospeso, l'altra volta."

"Ha ragione! Continua a raccontare, voglio proprio sapere come prosegue!" Dà man forte, l'altro coinquilino, non riuscendo a nascondere quell'aria da sbruffone che riesce a renderlo insopportabile.

"E va bene." Sospira Rossella, muovendosi verso il divano, pronta a prendere posto su di esso. Accavalla le gambe, mentre guarda gli altri due raggiungerla e sedersi al suo fianco, desiderosi di sentirla parlare. "Continuerò la mia storia, ma guai a voi se mi interrompete!"

La seconda volta che fui chiamata a Palazzo Chigi era già Luglio inoltrato. Ricordo bene il caldo arido che dominava nelle strade della Capitale e ricordo bene il traffico interminabile nei pressi della sede del Governo. Era mattina e arrivai lì con una ventina di minuti di ritardo. Non capii perché venni chiamata di nuovo e in quel momento non ero neanche interessata a quei dettagli, ero molto più preoccupata a dare una buona impressione a quell'uomo che sapevo mi stesse aspettando. Solo il pensiero mi faceva rabbrividire. In quelle ultime settimane, più cercavo di non pensarci, più il suo viso e il suo nome sembravano perseguitarmi. Avevo persino smesso di accendere la tv per non ritrovarmelo davanti, quel maledetto! Lo odiavo, lo odiavo da morire. Il mio disprezzo era palese persino durante le chiacchierate con le mie clienti che finivano sempre per elogiarlo, mentre io non potevo fare a meno di puntualizzare quanto fosse, in realtà, una marionetta nelle mani di Salvini e Di Maio.

Di una cosa, però, non avevo tenuto conto: l'attrazione fisica. E mentre mi sistemavo per l'ennesima volta i capelli, davanti allo specchietto retrovisore della mia macchina, non potevo che darmi ancora una volta della stupida per essere una donna così frivola e con un vergognoso debole per gli uomini di potere. Perciò, tanti saluti alla mia sanità mentale.

La favorita del PresidenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora