Capitolo 35: Allora, baciami

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Chloe

Aveva oltrepassato David e si era infilata nella stanza che aveva usato l'ultima volta con Giulia, quando era rimasta a dormire lì.
Era così distante che sembrava un'altra vita.
Eppure quel posto sembrava ricordarle che dopotutto alcune cose non cambiano con il tempo, non passano e non si risolvono. Gli scatoloni avevano qualche granello di polvere in più, il letto ricoperto da una coperta lo faceva somigliare di più a un divano. L'arredamento era spartano, pochi mobili sparsi addossati alle varie pareti.

Il rumore della porta che veniva chiusa da David sembrò rimbalzarvi contro, facendola voltare verso di lui. Sembrava esausto.
Per un momento esitò dal parlare, ora avrebbe davvero preferito un momento diverso per farlo. Uno in cui fossero meno stanchi, uno dopo aver pensato meglio al discorso di Giulia. Ma lui si posò alla porta tenendosi alla maniglia, guardandola:
- Cosa succede?
La voce sembrava piatta, come se si aspettasse solo che brutte notizie.
Succedeva che aveva bisogno di lui, ma non aveva idea di come iniziare.

- Ho parlato con Giulia un po' - sussurrò, cercando di avviare la conversazione.
David annuí ascoltando, cercando di capire. Ma lei non continuò, e David riprese la conversazione cauto:
- E sta bene? - sussurrò guardandola teso.
Quando annuì fece un sospiro di sollievo, provando ad accennare un sorriso che mostrava tutta la sua tensione.
- Sì, ora meglio. Ce l'ha molto con noi diciamo, ecco.

Provò a sua volta ad accennare un sorriso, ma David aggrottò la fronte.
- Se si è arrabbiata perchè non le abbiamo detto subito che avevamo risolto e tu...
- No - Chloe sgranò gli occhi di colpo, spaventata.
E David si bloccò, se possibile ancora più confuso. Chloe spiegò subito:
- Lei non deve saperlo, almeno non per ora. Non devono sapere di noi - mancava solo che lo additasse perchè sembrasse un ordine vero e proprio, ma non era quello che voleva. Aveva solo paura.
Eppure, negli occhi di David, vide un'ombra di tristezza che le spezzò il cuore.

Gli si avvicinò cauta, un paio di passi con tutte le preoccupazioni del mondo. Non voleva ferirlo, mai.
- È già tanto che mi parla, hai visto quanto è stato difficile anche solo portarla via. Possiamo tenerci a distanza per qualche giorno e poi spiegare meglio quando avranno sbollito la rabbia.
- Vorresti mentirgli? - chiese David mettendo le mani in tasca e avvicinandosi di qualche passo. Poteva vederlo ora quello sguardo stanco, come se non ce la facesse più.
Trattenne un po' il fiato prima di rispondere:
- Solo fino a che non ci ascolteranno almeno. Se ci spiegassimo ora non ci ascolterebbero neppure, si arrabbierebbero e basta. Giulia di sicuro.

David piegò il viso, pensandoci. Sentí il suo sguardo lungo tutto il viso, osservarla attento come se cercasse qualcosa.
Annuì poi piano, abbassando appena il viso.
- Faremo come vuoi - il suo tono rispecchiava ora completamente il suo sguardo, una stanchezza e una pacatezza che le tolsero il fiato.

- David...- mormorò appena, cercando un qualsiasi modo per avvicinarsi nuovamente a lui.
Il sorriso che le rivolse era tirato come il suo sguardo:
- Allora è meglio se esco di qua prima che si insospettiscano - mormorò piano.
E guardandola brevemente, come se vlesse aggiungere qualcosa, tornò alla porta senza che lei riuscisse neppure a reagire.
Aveva incasinato di nuovo tutto. Sembrava non riuscisse far altro che dimostrargli di non tenere a lui, ma non era così. Come si faceva a dimostrare di tenere a qualcuno?
Non riusciva a fare a meno di pensarci, torturarsi con quel pensiero mentre David usciva dalla porta. Per fare ciò che lei gli aveva chiesto.

Quel che non si aspettava, era che rientrasse come una trottola. Come se si stesse nascondendo da qualcosa. Si precipitò dentro e richiuse la porta con attenzione, una cura nel non far silenzio che contrastava totalmente con quel gesto così rapido.
Per un attimo pensò che si opponesse, che volesse litigare su quello che era appena successo. Ma il suo sguardo era di pura sorpresa, sbatteva più volte gli occhi come se stesse pensando a chissà cosa.
- David? - chiese dubbiosa, piegando appena il viso.
Lui rise, una sorta di risata liberatoria. Era impazzito.

[Darktown] La mia notte é tuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora