Capitolo 33

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Sei mesi dopo..

Non mi ci sono ancora riabituata alla mia vecchia vita.
Tra poco è anche il mio compleanno ma non ho per nulla voglia di festeggiare.
Ho solo tanta voglia di spegnere i pensieri che non mi fanno dormire la notte e che mi porto dentro da quando sono tornata a casa, in America.

La situazione per fortuna si è risolta. Anche con mio padre ed è riuscito a farsi riavere il ruolo di Maggiore con una squadra di soldati tutta sua.
Mancava pure a lui la vita quotidiana, lo stare sul campo con i suoi ragazzi, addestrarli.. Purtroppo però ha deciso di compiere anche qualche missione, sia qui che all'estero.

Non mi è piaciuta molto come decisione. Non mi ha nemmeno consultato tra l'altro.
Ma poi se gli dovesse succedere qualcosa, cosa farei io? So di essere maggiorenne, ma proprio questo che mi spaventa.. Dovrei essere più indipendente di quanto già non sia, stando più sola che mai, dato che non ho i nonni e zii sui cui fare affidamento.

Non ho nemmeno i miei quattro amici in croce che avevo, dato che quando sono partita per l'Italia, hanno deciso bene di dimenticarmi e quando sono tornata non mi hanno dato nemmeno una spiegazione: sono semplicemente spariti.

Martina, dopo quello che è successo, non ci penso minimamente anche solo a scriverle. Mi fidavo di lei ma dal canto suo non ha esitato a tradire la mia fiducia solo per puro egoismo.
Giuse prova a scrivermi ma sono troppo arrabbiata con lui per ciò che ha fatto e per tutto quello che mi ha nascosto.

Cameron.. Bhe lui è rientrato sotto il comando di mio padre e da circa cinque mesi che non lo vedo, ne lo sento. Come mio padre.
Sono in missione all'estero.
Non mi hanno nemmeno voluto dire dove. O meglio. Mi hanno detto che non potevano.

Speravo che dopo quel bacio e aver chiarito, con Cameron si fosse trovata una quadra, che fossimo riusciti a capirci e speravo davvero che le cose tra noi potessero finalmente cambiare.
Prima che partisse, abbiamo passato un mese insieme stupendo: baci, coccole, fare l'amore, passeggiate insieme, cinema e anche qualche litigata ma era normale.
E ovviamente mio padre non sa nulla.

Ma ora mi sento persa. So che non è colpa di nessuno dei due per questa separazione, sento però la sua mancanza ogni giorno.
Avevo immaginato che avrei anche festeggiato il mio compleanno insieme a lui e a mio padre.
Ma purtroppo staranno via ancora un mese circa e il mio compleanno è tra meno di due settimane.

Ho preso a uscire e andare a correre. Ho bisogno di rilassarmi, di distrarmi dai pensieri e di sudare.
Quando non c'è mio padre è l'unica cosa che mi aiuta.
Anche se mio padre ha in casa una stanza dedicata allo sport, piena di attrezzi da palestra, preferisco correre all'aria aperta, per poi tornare e buttarmi in piscina, a volte anche vestita quando sono troppo stanca per spogliarmi.

Ormai mi ci sono abituata a stare da sola in casa, faccio le mie cose con calma e posso cantare a squarciagola, saltare, borbottare (cosa che a mio padre non piace)..

Il mio telefono trilla l'arrivo di una notifica.
Guardo lo schermo illuminarsi e riesco a leggere solo il nome: Giuse.
Riaccendo lo schermo e leggo il messaggio.

"Ho bisogno di parlarti. Mi manchi così tanto. Non riesco più a tenermi tutto dentro. Devo vederti"

Da quando me ne sono andata dall'Italia, il giorno dopo il "casino", non gli ho rivolto la parola, non ho risposto alle sue telefonate e continui messaggi.
Mi veniva da piangere.
Non riuscivo a credere come avesse potuto mentire a me e tradire la mia fiducia in quel modo.
Almeno Cameron lo ha fatto per un motivo valido. Anche se si dovrà far perdonare per bene.

Ma Giuse lo credevo diverso. Pensavo che con lui sarei potuta essere me stessa, senza dovermi sempre guardare le spalle.
E invece, come tante altre persone prima di lui, ne hanno approfittato e mi hanno pugnalato alle spalle.

Mi arriva un altro suo messaggio.

"Ti prego. È importante"

Sono passati ormai sei mesi.
Penso che un'opportunità anche solo per farmi raccontare la storia dal suo punto di vista, posso concedergliela.
Anche perché in teoria ho bisogno pure io di chiarire questa vicenda per poi chiuderla una volta per tutte.

"OK"

Rispondo e non appena blocco lo schermo e mi siedo a bere, il cellulare si illumina e la fatidica telefonata arriva.
Me lo aspettavo. Ora o mai più.
Rispondo.

"Ciao"

"Ciao Reb.. Hope, ciao Hope.. Come stai?"

"Meglio, decisamente. Tu?"

"Si dai.. Senti Hope, ho bisogno di di vederti, di parlarti, dirti cosa è successo.."

"Già so cosa è successo. Per cui io non voglio vederti. Se vuoi parlare fallo adesso" lo interrompo. So che se lo vedo posso poi addolcirmi e potrei perdonarlo troppo facilmente.

"Mi dispiace davvero tanto Hope. In quel momento non ero in me. Ero convinto che sarei riuscito ad averti, ma mai avrei pensato che Martina esagerasse e arrivasse fino a quel punto. Non ne avevo idea, devi credermi. Ti prego perdonami"

"Perché?" chiedo. Ho bisogno di sapere tutto.

"A dirti la verità non lo so più nemmeno io. Credevo di farlo perché non volevo che tu stessi con Cameron, perché pensavo fosse la cosa giusta da fare per averti solo per me. Io ti amo Hope"

"Ah credevi?! Ma ti senti quando parli? Tu caro mio hai qualche problema se non hai minimamente pensato alle conseguenze" alzo di poco il tono della voce, tanto anche se urlassi non mi sentirebbe nessuno.

"Mi dispiace" riesce a dire solo quello.

"Adesso.. Peccato che è troppo tardi"

"Dimmi dove sei e verrò da te, per favore Hope ho bisogno di vederti, anche se per l'ultima volta"

"No, me ne sono andata proprio per non vederti mai più, né te ne tanto meno Martina. Qui finalmente ho trovato la tranquillità e ora se vuoi scusarmi ho cose molto più importanti da fare" la mia voce rimane piatta, un po' alta ma comunque calma. Non voglio urlare troppo e fare il suo gioco, mostrandomi debole per poi usarlo contro di me.

"Già.. Tipo sbatterti quello stronzo.."

"Cameron è in missione"

"Ah.. Scusa non volev.." pensava di averlo solo pensato e invece lo ha anche detto sottovoce e quindi si è anche fatto sentire da me.

"E solo per alimentare la tua curiosità e gelosia ossessiva, si, io e Cameron andiamo a letto insieme"

Lascio passare qualche minuto in cui c'è solo silenzio e poi chiudo la telefonata.
Vado in giardino, mi siedo su una sdraio e mi rilasso.
Ora quel capitolo è chiuso. Definitivamente.

D'improvviso il campanello suona.
Sbuffando mi alzo dalla mia sdraio comoda e rientro per poi andare alla porta per aprire.

-Ehy- appena apro la porta mi si para davanti con un debole sorriso.

-Che ci fai tu qui?- incrocio le bracci al petto e lo guardo storto.

-Dobbiamo parlare- pronuncia sostenendo il mio sguardo. I suoi occhi verdi sono sempre così intensi.

-Io non ho niente da dirti- faccio per chiudere la porta, ma lui mi ferma appoggiando una mano sulla porta.

Lo guardo ancora, poi sbuffando lo faccio entrare e chiudo la porta.
Speriamo solo che sia l'ultima volta che sento parlare di sta storia, perché ne sono stufa.

She Bad ~ Who Am I [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora