a letter may be coded, and a word may be coded

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Yeonjun conosceva molte, molte parole. In diverse lingue. Aveva studiato come accostarle al meglio, aveva imparato come ottenere dal loro susseguirsi il miglior effetto possibile. Aveva capito come dipingerle, come tradurle in musica, e non era passato giorno da allora in cui non fosse indotto in almeno una delle due attività. Ma mai avrebbe pensato che avrebbe descritto la mansione di uno dei membri dell'Assemblea della Compagnia inglese delle Indie Orientali come una foresta. Perché di questo si trattava: per essere un uomo che era raramente a casa, e quindi con tutta probabilità non aveva poi molto tempo di dedicarsi al giardinaggio, il signor Roe aveva messo su intorno alla sua casa quello che sembrava davvero un bosco. Tolta forse la bouganville dai colori chiari che si arrampicava su per la facciata principale –Yeonjun non ne aveva mai vista una così chiara, anzi non ne aveva proprio mai vista una a quelle latitudini-, che poteva nascondere lo zampino della signora, i pini ben sagomati, gli abeti che affiancavano la casa come soldatini e le siepi curate che giravano tutt'intorno e delimitavano la proprietà erano chiaramente opera di un uomo, e di uno che se ne intendeva parecchio: c'era una certa armonia nella disposizione delle piante, e nonostante dai cancelli faticasse a vedere la casa, da tanto verde era nascosta, Yeonjun non poté negarsi che sei mesi in un posto del genere non sarebbero poi stati una tortura così atroce. Certo, bisognava ancora conoscere la famiglia, ma se quello che vedeva al di là della palizzata di alberi era un piccolo padiglione da lettura, probabilmente si trattava di persone con cui sarebbe andato d'accordo.

Non si era sbagliato: certo, aveva a malapena incrociato il signor Roe sulla porta, diretto in Parlamento per un'assemblea di emergenza, ma la signora Roe lo aveva accolto come se fosse stato un suo figlio tornato a casa dopo dieci anni in guerra.

-Eccola, finalmente!- una donna di mezza età dai capelli rossi finemente raccolti si lanciò giù dalla scalinata che fronteggiava l'ingresso, con una vitalità quasi sconveniente per la sua età. Yeonjun rispose al suo abbraccio, una manifestazione di affetto già rara nel suo paese, figurarsi in uno come l'Inghilterra, dove pensava le persone fossero ancora più fredde, con un paio di goffe ma leggere pacche sulla schiena, in modo da non sgualcirle quello che aveva l'aria di essere un vestito decisamente costoso. E quando vide una bambina alla quale le sfumature del tramonto si arricciavano graziosamente sulla schiena affacciarsi timidamente dalla balaustra insieme ad una donna che doveva essere la balia, si chiese quale delle due fosse la bambina vivace che Kai gli aveva descritto.

-La ringrazio, signora Roe- esalò Yeonjun, stretto in quella morsa gentile, sicuramente, ma che non pareva aver intenzione di lasciarlo respirare troppo presto. Sentendo la sua voce esile, la signora capì che forse era il caso di lasciarlo andare, e si staccò tutta dun tratto, facendogli quasi perdere l'equilibrio.

-Sono davvero spiacente, caro- gli sorrise lei –ma vede, mi dicono spesso che sono un po troppo esuberante. Ma la prego, mi chiami Lottie, non amo troppo le formalità. Il maestro in quell'ambito è mio marito- esclamò, frizzante in un modo che Yeonjun aveva capito la contraddistinguesse. Per questo, decise di porsi sul suo stesso piano, già rasserenato dal fatto di abitare sotto il tetto di una persona del genere. –Vi ringrazio, Lottie. Io sono Yeonjun-. Lei gli sorrise gentile, prima di ricordarsi della figlia che era ancora lassù, credendo di non essere vista.

-Forza, sciagurata! Vieni ad incontrare il signorino Yeonjun. E venuto da lontano per parlare con papà, e abiterà con noi per un po'. Questa è Elsie- si rivolse a lui, una volta che la bambina ebbe sceso le scale e gli ebbe teso timidamente la manina, che lui si chinò teatralmente a baciare. –Ciao, Elsie. Io sono Yeonjun-. La piccola divenne quasi dello stesso colore dei suoi capelli, ma tentò comunque il suo miglior inchino. Dato che aveva comunque solo nove anni, e di lezioni di etichetta doveva ancora prenderne parecchie, risultò abbastanza sbilenco e precario, ma Yeonjun sorrise a tanta tenerezza.

darling, dearest, dead - yeonbin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora