C'erano giorni in cui il Madigan Cafè era più affollato di una stazione ferroviaria. Quello era uno di quei giorni.
Studenti che si fermavano per colazione prima di andare a scuola, uomini d'affari che compravano un panino al volo per pranzo prima di andare in ufficio, giovani mamme che si riunivano e spettegolavano sopra i loro caffè con accanto i figli, vecchietti che leggevano il giornale nei tavolini accanto alla vetrina, assistenti del Mietitore di Anime che entravano di soppiatto e chiedevano un caffè nero con l'aria di uno che aveva appena svaligiato una banca.
Yeonjun vide Taehyun quando ormai era troppo tardi: dava le spalle al bancone quando aveva sentito l'ordine, e una volta giratosi e riconosciutolo non poteva certo cacciarlo via.
A dire il vero, lui e Taehyun si erano incontrati, a volte, durante il corso degli anni. Era evidente che non fosse altro che un caso, ma a volte lui si trovava in un posto, e l'altro vi transitava, per qualche giorno o per qualche settimana, non capiva più troppo bene. Era sempre solo, e questo era un bene; faceva finta di non conoscerlo, e anche questo era un bene. Yeonjun si disse che non c'era motivo perché interrompesse la linea di azione adottata fino a quel momento, e si decise a servirgli quel benedetto caffè.
-Ti ringrazio... Yeonjun.- l'interpellato si chiese perché mai quello che avrebbe dovuto essere un semplice cliente avesse detto il suo nome ad alta voce: si guardò preoccupato intorno, prima di ricordarsi della targhetta identificativa che aveva appuntata sul petto. –Buona giornata- mormorò lui, sbrigativo, lanciando all'altro un'occhiata piuttosto esplicita, che lo invitava a levarsi di torno il prima possibile.
Quando infine Taehyun si decise ad andarsene, dopo aver ingollato il suo caffè in unico sorso, Yeonjun tirò un sospiro di sollievo. Non aveva nulla contro di lui, non esattamente: era intervenuto in quello che stava accadendo solo quando la situazione aveva cominciato a sfuggire dalle mani legittime, e in un certo senso aveva agito per salvaguardare entrambe le parti. Ciò non toglieva che sì, Yeonjun era continuamente circondato da persone che provenivano del proprio passato, ma Taehyun era l'unica che si ricordasse di lui, di com'era allora, e di come era cambiato nel corso degli anni, e l'idea lo metteva a disagio. Per questo, si tranquillizzò solo quando lo vide varcare la soglia.
-Ma lo conoscevi?- Yeonjun si voltò e vide Kai, appoggiato al bancone poco distante con un vassoio vuoto tra le mani. –Ti ha guardato in un modo strano-.
-Certo che non lo conosco, che domanda è?- rispose lui, sperando che il suo tono canzonatorio coprisse l'improvvisa rigidità delle sue spalle.
-Ehi, non ti arrabbiare- il più piccolo alzò le mani, ridacchiando –Dicevo solo che aveva una faccia strana, okay? Potrebbe essere sia quella di uno che ti odia sia quella di uno che vorrebbe provarci con te-.
-Oh, decisamente la prima- borbottò Yeonjun, senza riuscire a trattenersi. Taehyun, provarci con lui? Per favore.
-Scusa, cosa hai detto? Non ti ho sentito-. Prima che Yeonjun potesse elaborare una scusa decente con la quale sostituire quello che aveva detto, entrambi sentirono uno schianto agghiacciante proveniente dall'esterno: il rumore del metallo che si accartocciava, e subito dopo un'esplosione che fece tremare appena i vetri del negozio. Mentre cominciavano a levarsi le prime urla, Yeonjun si rilassò: allora Taehyun era lì semplicemente per svolgere il suo lavoro.
Uscì insieme a Kai ed Elsie –Lottie era voluta rimanere all'interno, per offrire qualcosa ai testimoni traumatizzati- e scoprì che aveva avuto ragione: cera stato uno schianto tra due automobili a meno di duecento metri in linea d'aria dal Madigan. Una era ancora quasi intatta, ma l'altra era completamente distrutta, e Yeonjun sapeva che non c'era verso che il conducente ce l'avesse fatta. Ambulanze e medici si affollavano intorno alla zona dell'incidente, quindi loro tre si tennero a debita distanza, per osservare senza essere d'intralcio.
Yeonjun non riusciva a vedere granchè: sangue a terra, e la testa di un uomo che spuntava da dietro una delle macchine. Dato che i paramedici si stavano dirigendo verso di lui, doveva essere il conducente dell'auto distrutta. Da quella posizione, riusciva appena a vedere il profilo di un ragazzo inginocchiato a terra davanti a lui: non rese nota la sua presenza ad alta voce, sapeva che nessun altro tranne lui poteva vederlo.
Taehyun era entrato al Madigan qualcosa come dieci minuti prima, dove aveva trovato il tempo di cambiarsi? Si chiese Yeonjun, notando che il ragazzo che vedeva indossava una camicia azzurra, una giacca nera, di quelle eleganti, e un paio di jeans, mentre Taehyun era entrato al bar vestito completamente di nero. Quello lì davanti sembrava anche un po' più alto di Taehyun, anche in quella posizione, ed aveva i capelli forse un po' più chiari. Era strano, perché per come se lo ricordava, più che a Taehyun somigliava a-
-Ehi, tutto bene? Sei un po' pallido-. Yeonjun sobbalzò e si voltò verso Elsie, che gli aveva posto la domanda con aria preoccupata. –Sì, sto- le avrebbe risposto che stava bene, che non doveva preoccuparsi, ma nell'esatto momento in cui aprì bocca, Soobin alzò lo sguardo dal morto che stava facendo passare oltre a lui, e con quegli occhi che gli scavavano dentro non era più certo di riuscire a respirare.
-Jun, ma che hai?-
-Dev'essere il sangue, riportiamolo dentro-.
Yeonjun avvertiva solo sensazioni confuse attorno a lui: sapeva che i suoi amici lo stavano riportando dentro al caffè, ma si sentiva come bloccato, non riusciva a parlare, non riusciva a fare nulla con quel volto che gli era prepotentemente balzato fuori dagli abissi della memoria e ora pretendeva di stamparglisi di nuovo nella mente.
Aveva fatto del suo meglio per dimenticarsi di lui nel corso degli anni, ma di certo non poteva dire di aver svolto un buon lavoro. Ne era testimone lo stordimento che sentiva in quel momento: non era triste, non esattamente, né arrabbiato, ma confuso, come se avesse ritrovato una parte di sé che ora non sapeva esattamente come collocare.
Ricordava benissimo il motivo per cui le cosa erano andate come erano andate, ma... Era passato molto tempo, e della furia che aveva provato allora era rimasto solo il nome. Sapeva di dover essere arrabbiato con lui per il modo in cui gli aveva mentito, ma l'unico motivo per il quale i sentimenti che provava nei suoi confronti erano ancora amari dopo tutto quel tempo era il modo in cui aveva portato via Beomgyu: non solo a lui, ma anche a tutti gli altri. Per quello, non credeva che l'avrebbe mai perdonato. Per quanto riguardava il resto, leggasi i conflitti personali tra loro due, dopo più di tre secoli anche lui si sentiva disposto a perdonare, anche se, comunque, continuava a preferire che non si mostrasse. Sì gli aveva praticamente dato l'immortalità, ma preferiva che lui non vi prendesse parte.
Ovviamente sapeva perché si era con il tempo posizionato su questa linea di pensiero, e per quel che valeva si dava ragione. Ogni volta che gli capitava di pensarlo, una domanda gli affiorava alla mente. Era vero, si era già innamorato di lui una volta, ma aveva vent'anni, ed era piccolo e stupido. Gli sembrava quasi normale perdonarsi. Ma se si fosse innamorato di lui ora, con tutto quello che aveva passato e tutte le vite che aveva vissuto, allora cosa avrebbe fatto?
Okay, it's time for breakdown.
Seguo gli Stray Kids dal 2018, e ho pensato da subito che fossero persone speciali, e musicisti eccezionali (album come I am WHO e I Am You, pur non portandomi fuori dal baratro nel quale ho vissuto per un po', hanno fatto in modo che non mi lasciassi andare completamente). Evidentemente, su una delle due ci sbagliavamo in molti.
Kim Woojin ha tradito la fiducia che molte persone riponevano in lui, e anche se forse per alcuni non ci sono prove concrete, personalmente credo che non si dovrebbero invalidare le voci di ragazze che hanno impiegato mesi per costruire il coraggio di farsi avanti solo perché c'è gente troppo attaccata all'immagine che questa persona ha dato di sé fino ad ora. La figura pubblica può essere molto diversa da quella, privata, we learned it the hard way.
Per questi motivi, cancellerò Stella mia, almeno finché non riuscirò a trovare il tempo di riadattarla e modificarla a dovere, dato che ad uno dei personaggi è stato prestato il nome di quello che all'epoca pensavo fosse ancora un essere umano, e non voglio che venga associato a delle persone con cui non ha più niente a che fare.
Detto questo, non voglio che i ragazzi vengano tormentati con una storia che per loro è già abbastanza dolorosa di suo. Gli Stray Kids sono otto, e sarebbe meglio per tutti se lasciassimo che quell'essere e il circo che ha messo in piedi vengano dimenticati da qualche parte (magari in galera) come meritano.
-vievie
STAI LEGGENDO
darling, dearest, dead - yeonbin.
Fanfiction1648. Yeonjun ha una vita agiata, ma quello che sente non è quello che gli altri vedono. A causa di suo padre, che fa piani per l'uomo che suo figlio diventerà senza curarsi della persona che suo figlio vuole essere, finisce ad Headley Manor, una te...