the world is too quiet without you nearby

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Shadow - BTS

Non accadeva spesso che Yeonjun si svegliasse durante la notte. Aveva un sonno molto pesante, e non c'era fonte di disturbo che potesse turbare il suo dormire, ma una volta che le sue palpebre si schiudevano per la prima volta, poi non c'era verso di rigirarsi dall'altro lato e semplicemente chiudere gli occhi. Per cui, quando la notte dopo la passeggiata in paese con Soobin si svegliò di scatto, tirandosi su con ancora il cuore in tumulto dal sogno che aveva fatto, decise di alzarsi e fare due passi, con la speranza di calmarsi e la consapevolezza che le ore di sonno accumulate fino a quel momento sarebbero dovute bastare fino alla sera dopo.

Non ricordava di preciso cosa l'avesse turbato tanto da destarlo. Gli sembrava di ricordare di aver scorto il volto di suo padre, ma poteva tranquillamente sbagliarsi. In ogni caso, avrebbe spiegato l'inquietudine che avvertiva amara in bocca.

Aprendo la porta che collegava le sue stanze al resto del palazzo, si impose di non pensare più a quell'uomo. Non ora che la sua vita era quanto di meglio avrebbe potuto immaginare, non ora che aveva amici, una nuova quasi-famiglia che sembrava tenere a lui più di quanto facesse quella vera, e una persona che gli faceva tremare il cuore ogni volta che il suo pensiero volgeva verso di lui.

Per quanto spesso pensava a Soobin, a volte proiettava la sua voce, calda e posata, in situazioni impossibili, come quella in cui si trovava in quel momento.

-Taehyun, te lo chiederò per l'ultima volta: cos'avevi intenzione di mettergli in testa, parlandogli in quel modo?-.

Sì, probabilmente pensava a Soobin un po' troppo, ma quella volta non aveva inventato nulla. Sentendo la voce vicina, si nascose dietro l'angolo del corridoio, e arrischiò una sbirciata: vide Soobin, vestito da giorno, e il servitore insolente di quella mattina: Taehyun, ricordò Yeonjun, l'attendente di Soobin. Erano abbastanza lontani da lui, non c'era rischio che lo vedessero, ma la luce della luna che filtrava da una finestra vicina rendeva distinguibili le espressioni sui loro volti: Soobin era livido, quasi stesse trattenendo la propria furia. Taehyun, invece, pareva mortalmente serio, senza alcuna intenzione di cedere. Doveva essere molto coraggioso, per indisporre il suo padrone a viso aperto in quel modo, qualunque cosa avesse fatto.

Yeonjun sapeva che quello, dietro al muro, seminascosto da un arazzo, non era il suo posto. Qualunque discussione i due stessero avendo, era decisamente privata, se avevano deciso di tenerla nel cuore della notte: ma la curiosità ebbe la meglio, e Yeonjun cercò di sporsi il più possibile, per capire cosa stesse succedendo e al contempo non essere trovato. Se i sensi di colpa l'avessero divorato, si disse, avrebbe semplicemente confessato a Soobin di essere stato lì.

-Non pensavo di fare nulla- rispose Taehyun, la voce fredda come se non stesse parlando alla persona che effettivamente poteva disporre della sua vita e della sua morte. -Sai benissimo che non condivido quello che stai facendo, e che mi riservo il diritto di sistemare i tuoi casini come meglio credo-.

-Non sto facendo casini, Taehyun, lo sai benissimo. È tutto sotto controllo. Almeno, lo era prima che tu decidessi di impicciarti.- a quel punto, l'opinione che Yeonjun si era fatto dei due litiganti si era adattata a quello che aveva sentito. Probabilmente i due erano cresciuti insieme, e Taehyun doveva sentire una sorta di istinto di protezione nei confronti del padrone. Forse il loro rapporto somigliava di più un'amicizia, il che avrebbe spiegato la confidenza.

-Non stai facendo casini?- la voce di Taehyun grondava sarcasmo. -Soobin, sai benissimo che prima o poi il tuo giocattolino vorrà delle spiegazioni che tu non sarai mai in grado di dargli. È un povero ragazzo, non c'era bisogno di spezzargli il cuore per noia mentre aspettiamo-.

Spezzargli il cuore?

Yeonjun si sentì come se due dita gelate gli avessero accarezzato la spina dorsale. A chi altro Soobin avrebbe dovuto spezzare il cuore, se non a lui?

Ma qualcosa non quadrava. Soobin era sempre stato incredibilmente premuroso con lui, sempre attento che lui si sentisse a suo agio. In quel poco tempo che avevano passato insieme, non gli aveva mai fatto mancare nulla: tutto quello che aveva dovuto fare era stato chiedere, e Soobin era stato più che ansioso di dargli. E gli aveva dato tutto quello che aveva domandato, e molto di più. Non sembrava uno che stesse progettando di spezzargli il cuore in balia della noia.

-Ho tutto sotto controllo, ti dico, Taehyun- ripetè Soobin, lentamente, come se dovesse convincersi in prima persona di quello che stava dicendo. -Non c'era bisogno che ci ficcassi il naso-.

-Soobin, affrontiamo per un momento la realtà: non ci è rimasto molto tempo-.

-Non possiamo certo affrettarlo, o anticipare i tempi, sarebbe crudele anche per noi.- Yeonjun aveva smesso di capire. Cosa significava che era rimasto loro poco tempo? Sarebbero forse dovuti partire? Aveva sempre saputo che il più grande era lì in via temporanea, come lui, ma aveva sempre dato per scontato che sarebbe rimasto finchè non fosse partito lui. La possibilità che le cose non andassero così lo colpì all'improvviso.

-Ovviamente. E hai intenzione di sistemare le cose nel tempo che ci resta, o vuoi lasciarti dietro una scia di cuori spezzati più lunga del necessario?-.

-Non iniziare a mettermi fretta, Taehyun. Sai che non lo sopporto-.

-Potrai anche non sopportarlo, ma con te pare sia l'unica arma che funzioni- aveva sospirato Taehyun, fintamente dispiaciuto, per poi continuare: -E dato che dici di non sopportare che ti mettano fretta, non te ne metterò. Un semplice avvertimento: sai cosa deve succedere, e quando. Se la situazione attuale non sarà tornata lineare per allora, prenderò le redini io, Soobin, e non sarà piacevole. Ti consiglio di pensarci su-.

Passi in lontananza: Soobin doveva essersene andato, piantando lì Taehyun che dopo un pesante sbuffo gli era corso dietro. Yeonjun, invece, era rimasto immobile nel punto in cui era stato nell'ultima mezz'ora, seminascosto dietro un arazzo, con gli occhi fissi nel vuoto talmente persi che non si accorse nemmeno del lembo dell'arazzo che teneva in mano che gli era scivolato dalle dita ed era tornato a coprirlo.

Aveva decisamente molto da digerire.

Si chiese se non fosse meglio tornare in camera e cercare di dimenticare il tutto con una bella dormita, ma sospettava di non esserne in grado.

Più di tutto, più dell'insicurezza di Soobin, più del suo temporeggiare senza prendere posizione per difenderlo, a ferirlo era stato il modo in cui Taehyun lo aveva chiamato.

Un giocattolino. Una bambola con gli arti snodabili che poteva essere buttata via quando perdeva di attrattiva, ma per la quale si preoccupava. Che non le si spezzi il cuore, poverina, non ho tempo da sprecare per fabbricare un nuovo cuore di legno.

Avrebbe voluto emergere dal suo nascondiglio, urlare, percuotere Soobin perché non aveva mosso un dito, e l'aveva lasciato parlare. Una parte di lui avrebbe davvero voluto fare.

Ma l'altra parte di lui, quella piccola, insicura, rannicchiata su sé stessa per non rubare spazio agli altri, che guardava Soobin di sottecchi, si chiedeva cosa mai ci potesse essere in lui di così straordinario da attrarre una persona del genere, così... Bella. Così incredibilmente bella in tutto ciò che faceva, così profonda nei suoi discorsi e impalpabile nelle sue risate. Così degna di qualcuno di migliore, qualcuno che brillasse in maniera altrettanto intensa, e che non strisciasse al suo fianco nel tentativo di bagnarsi nella sua luce, esattamente come tutti gli altri.

Fu a causa dei pensieri che, alla fine, si ritirò nelle sue stanze, passo pesante e consapevole, e bocca impastata di lacrime che credeva non essere degno di lasciare che gli scivolassero lungo le guance.

darling, dearest, dead - yeonbin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora