Nine and Three Quarters (Run Away) - TOMORROW X TOGETHER
-Non è possibile- sbuffò Elsie, annoiata a morte, mentre osservava le gocce d'acqua rincorrersi sulla sua finestra –È luglio, come può piovere?-.
Seduti sui divanetti accostati al tavolino da tè, Yeonjun e Soobin concordavano silenziosamente.
Frances, la bambinaia, era scesa in paese per delle commissioni nonostante la pioggia battente, e aveva lasciato la bambina col cugino. Dopo poco, però, Beomgyu era stato chiamato per una lezione, il che aveva fatto rimbalzare la piccola tra le mani di Yeonjun e Soobin, il primo perché aveva appena finito una riunione e aveva visto la bambina da sola, il secondo perché ultimamente era sempre con Yeonjun in ogni caso.
-Elsie, per quel che ne so è normale che in Inghilterra piova, anche a luglio.- Yeonjun intendeva rasserenarla, ma non riuscì a fare altro che peggiorare il suo umore.
-Lo so, ma è così ingiusto! Io e mamma oggi dovevamo cogliere la lavanda per fare delle nuove saponette. E invece la nostra giornata è stata rovinata!-.
Come se avesse avvertito l'imminente pianto della bambina, un'affannatissima Frances, bagnata fino alle ossa, entrò nella stanza dopo aver bussato, e tese le braccia verso di lei. –Spero che i signori vogliano perdonarmi per aver dovuto occupare il proprio tempo con la padroncina. Spero non vi abbia dato alcun fastidio-.
-Tranquilla, è stata un angelo. Ma credo che sia il caso che lei resti qui con noi ancora per un po: dovresti andare a cambiarti, la pioggia non ti ha risparmiato.- Soobin cercò di persuaderla, ma la bambinaia scosse la testa. –La porto con me, è già tanto che i signori si siano occupati di lei fino ad ora-.
Yeonjun sospirò, scuotendo la testa –certe volte con quella donna non c'era proprio verso di vincere- e le disse, conciliante: -Va bene, andate, ma è meglio che facciate in fretta, non voglio che vi buschiate un malanno-.
-Sì, signorino!- la donna scomparve alla velocità della luce: i due ragazzi rimasero soli, e per un momento l'unica a far rumore fu la pioggia che batteva sul tetto. Fu Soobin a rompere il silenzio.
-Dunque? Cosa proponete?-. Yeonjun indicò col pollice il tavolino da gioco accanto alla finestra. –Scacchi?-.
Nel mese e mezzo che aveva passato ad Headley Manor, Yeonjun aveva capito che lì il gioco degli scacchi era cosa seria. Non aveva assolutamente idea del perché –nonostante tra la servitù si mormorasse che il signor Roe avesse vinto la signora a scacchi, e Yeonjun sperava vivamente fosse solo un modo per dire che era semplicemente stato un buon giocatore-, ma qualunque magagna, contesa o disputa veniva risolta a scacchi. Conoscevano il gioco anche i servitori, che a volte si intrattenevano con la scacchiera di legno che il signor Roe aveva fornito loro per la loro sala comune, e persino Elsie prendeva lezioni da quando aveva imparato a contare. Yeonjun conosceva le basi, ma solo al livello di un principiante, e Soobin per sua ammissione non giocava da molti anni, quindi a volte si concedevano una partita o due per fare pratica.
C'era una scacchiera in quasi ogni salotto, e quella in cui si trovavano i due ragazzi non faceva eccezione: ce n'era una in marmo proprio sul tavolino basso accanto alla finestra, e Soobin sfiorò la mano di Yeonjun mentre lo conduceva alla sua poltroncina. Quest'ultimo arrossì come una ragazzina: l'altro continuava a confonderlo, e non c'era nulla che lui potesse fare per evitarlo. Nonostante la notte, nel nido confortante delle sue coperte, continuasse a ripetersi che doveva assolutamente porre fine a quella strana danza di sguardi, tocchi e parole, poiché Soobin avrebbe potuto sospettare qualcosa, non appena arrivava la mattina, e lo vedeva di nuovo, nella sala da pranzo, dolorosamente bello anche mentre prendeva un acino d'uva dal cesto davanti a lui, sospirava tra sé, e si diceva che a quel punto tutto ciò che poteva fare per sé stesso, e per il suo cuore confuso e inesperto, era semplicemente cercare di metterlo a tacere ogni volta che sembrava fare le bizze come un cavallo dispettoso.
Allineò i pezzi davanti a sé. Non c'era mai bisogno di chiedere a Soobin se preferisse quelli bianchi o quelli neri: lui si sedeva sempre dal lato in cui quelli neri erano già pronti, schierati davanti a lui.
Nonostante guardare Soobin davanti a sé da così vicino gli facesse tremare leggermente le mani mentre spostava i pezzi sulla scacchiera, a Yeonjun piaceva davvero passare del tempo in quel modo con lui: finivano sempre per avere lunghe chiacchierate, e per parlare di loro stessi. Di solito era Yeonjun a parlare, nonostante non gli piacesse mai troppo aprirsi a qualcun altro, anche se quel qualcun altro era qualcuno che lo faceva sentire in quel modo, ma a volte Soobin gli raccontava brevemente qualcosa di sé. L'infanzia in Inghilterra, passata a scorrazzare di qua e di là come un animale selvatico, la madre che gli era sempre stata accanto, forse troppo, forse per compensare il fatto che il padre lavorava duramente, e in casa c'era poco. I viaggi: una volta aveva raccontato ad uno Yeonjun dagli occhi grandi spalancati dalla meraviglia, come quelli di un bambino, che era stato un po' ovunque, Francia, Italia, Belgio, Austria, Egitto, fino alle Americhe e ancora più in là, fino ad una piccola, piccola penisola al confine estremo delle Indie, governata da dinastie imperiali stabili e longeve, da cui le potenze europee avrebbero sicuramente avuto molto da imparare.
-Siete distratto oggi- Yeonjun riemerse dalle profondità dei suoi pensieri grazie alla voce di Soobin, che lo fissava interrogativo, una figurina stretta tra due dita. –Vi ho già mangiato tre pedoni e abbiamo iniziato da neanche cinque minuti, in condizioni normali non me lo avreste mai permesso-.
-Avete ragione, è colpa mia. Dovrò impegnarmi di più.- Yeonjun sperava di lasciar cadere l'argomento con un sorriso, ma la risposta di Soobin gli fece correre un brivido lungo la spina dorsale.
-È forse a causa mia? Sono forse io a disturbare la vostra pace?-
-La vostra sicurezza è ammirabile-.
-La vostra capacità di evitare di rispondermi lo è altrettanto. Dunque, cosa avete da dirmi?-.
Yeonjun deglutì lentamente, senza dar cenno di voler aprire bocca. Soobin sospirò, drammatico. –E va bene, faremo finta che vada tutto bene.- mosse il cavallo, portandolo di fronte ad un pedone bianco; Yeonjun si affrettò a mangiarlo, per poi lamentarsi:-Non voglio che mi lasciate vincere! Ve l'ho detto, sto benissimo-.
-Quando vi lamentate in quel modo, persino Elsie è più matura di voi.- sogghignò l'altro, spostando la torre di una casella per coprire il re.
-Siete voi che mi portate all'esasperazione-.
-Oh, io credo che sotto sotto non vi dispiaccia poi così tanto-.
Ovvio che non gli dispiaceva, avrebbe fatto di tutto per un briciolo della sua attenzione. Ma non era neanche il caso di renderlo così esplicito, accidenti.
-Ripeto, siete decisamente troppo pieno di voi. E se io vi stessi solo gentilmente sopportando?-.
Il sorriso di Soobin, il sorriso di uno che la sapeva lunga, gli fece capire che forse quella discussione non sarebbe andata a finire troppo bene. –Non mi guardereste in quel modo, se mi stesse semplicemente sopportando-.
Dato che Yeonjun pareva aver rinunciato a rispondergli, se gli occhioni spalancati e la bocca schiusa dalla sorpresa significavano qualcosa, continuò. –Mi guardate sempre come se un qualsiasi sguardo da parte mia avesse per voi infinito valore. Arrossite quando vi cammino troppo vicino, e balbettate anche quando cercate di rimproverarmi per avervi preso la mano. Mi avete mostrato i vostri posti preferiti ad Headley Manor, e avete condiviso molto di voi con me. Avete permesso che io leggessi i vostri scritti, e ammirassi i vostri dipinti. Non mi date l'idea di uno che mi stia semplicemente sopportando-.
Non era qualcosa di estraneo al suo carattere rimanere in silenzio ad ascoltare qualcun altro parlare, ma stavolta Yeonjun era davvero rimasto senza parola. Tutte le premure che aveva usato, con sé stesso e con gli altri, erano davvero state così facili da smascherare? Aveva timore di emettere un fiato, per paura di compromettersi ulteriormente. Perché per quanto Soobin fosse stato perspicace, non era possibile che avesse capito proprio tutto. Almeno, sperava di no.
-Ma lasciate che vi dica una cosa- Yeonjun serrò stretti gli occhi, già sentendo una richiesta di stargli alla larga per tutto il resto della loro convivenza. Invece le sue orecchie non sentirono nulla. La sua pelle, d'altro canto, sentì due labbra morbide premersi sulla sua fronte. –Devo ammettere che se doveste smettere, queste piccole attenzioni mi mancherebbero terribilmente. E un'altra cosa, Yeonjunie- nonostante il ragazzo non potesse vederlo, date le palpebre ancora serrate tra loro, Soobin fece cadere il re bianco, lasciato scoperto, tirandogli un colpetto con il proprio cavallo. –Scacco matto. Sta più attento, la prossima volta-.
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darling, dearest, dead - yeonbin.
Fanfiction1648. Yeonjun ha una vita agiata, ma quello che sente non è quello che gli altri vedono. A causa di suo padre, che fa piani per l'uomo che suo figlio diventerà senza curarsi della persona che suo figlio vuole essere, finisce ad Headley Manor, una te...