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26 marzo 1986
Mancava solo una settimana al ballo.
Come diavolo faccio?
<Dai Will! Apri la porta, fai colazione e vai a scuola!> Tuonò mia madre bussando alla porta.
<Non far arrabbiare mamma!> Aggiunse Jonathan da lontano.
Uffa.
<Si...> Dissi. Non facevo altro che ripensare a cosa sta succedendo. Io e Mike stavamo molto insieme, nel tempo in cui non stavo con Jennifer.

Lei era semplicemente fantastica. Ma non in quel senso... cioè era una splendida amica, niente di più. Io e lei passiamo più tempo insieme, e sinceramente non mi annoio nemmeno un secondo con lei, e con la sua continua parlantina non mi riesce a far pensare alle cose più brutte.
Ma nonostante questo, mi sentivo in imbarazzo.
Perché insomma... lei crede che io sia... insomma crede che lei mi piace.
Cioè mi piace ma... Mike...
Oh, Dio. Basta pensare a Mike. BASTA.
<WILL! ALZATI!> Urlò mamma.
Cazzo. Mi alzai a sedere scalciando le coperte. Non avevo proprio voglia di affrontare un altro giorno.
Sbuffai e mi alzai.

Mi vestii di fretta e andai in cucina.
<Era l'ora...> Disse mamma lanciandomi uno sguardo omicida mentre si muoveva veloce per cucinare qualcosa.
Jonathan mi lanciò un'occhiata strana.
<Buongiorno eh> Sospirò lui poi.
Tutti sembravano di fretta, perché?
<Come mai tutta questa fretta?> Chiesi sedendomi a tavola, ma non avevo molta fame... anzi per niente.
<Siamo in ritardo> Disse mamma.

Quanto invidiavo El, insomma... lei non va a scuola e dorme fino alle dieci. Mentre io ero costantemente in ritardo.
<A cosa pensi?> Chiese Jonathan poi, poggiando una mano sulla mia spalla.
Già... a cosa penso..? Veramente non lo so neanche io. Credo di pensare a cose stupide per non pensare alle cose più importanti. Lo guardai. Mio fratello, mi è stato sempre accanto. Ma se mi conoscesse davvero, cosa direbbe? E così via per tutti gli altri...
<Niente...> Dissi alzandomi e andando fuori da casa.
Sbattei la porta e mi ci appoggiai contro. Nessuno mi conosce davvero. Nessuno. Una lacrima mi scese lungo le guance, fino alle mie labbra, dove sentii il suo sapore salato.
<Domanda sbagliata?> Sentii la voce di mamma, proveniva da dentro casa, credo che si rivolgeva a Jonathan.
<Mamma, cos'ha? È sempre strano...> rispose lui. Ecco. Ero strano. È vero, cazzo se è vero. Delle lacrime mi scesero più velocemente. Misi la testa tra le ginocchia.
Sono solo. Chi è che davvero mi apprezza? La verità è che hanno solo pena, pena per un povero "bambino" intrappolato nel sottosopra! A nessuno importa hanno solo pena!

<Will, che hai?> Chiese una voce che conoscevo piuttosto bene.
<Mike?> Chiesi alzando la testa e ritrovandomelo lì vicino. Aveva un'espressione crucciata, come se non capisse qualcosa.
<Piangi? Per cosa?> Domandò avvicinandosi un po'. Con lui vicino mi sentivo meglio, ma anche lui non ne sapeva niente. Lui che invece c'entra più di quanto dovrebbe centrare. Insomma, lui con El è felice.
E io? Ero felice con lui?
<Sono cose mie... e tu non vorresti saperlo> Dissi evitando il suo sguardo. Non era di certo lui la persona con cui potevo parlarne. <Beh questo non lo saprai mai se non me lo dici> Disse stringendosi le ginocchia al petto.
Lo guardai di sfuggita, ma non ce la feci a mantenere il contatto visivo. Lui non deve saperlo.
<Già> La buttai lì continuando a guardare il prato.
<Will> Disse lui prendendomi la mano, e con l'altra sua alzandomi il mento per costringermi a guardarlo. Nonostante il pianto, sentivo le mie guance andare a fuoco.
<Sarà pure la centesima volta che lo ripeto, ma... io voglio che tra noi non ci siano segreti. Perché io mi fido di te, Will. Ed è brutto vederti così e non poterti aiutare, capisci?> Disse guardandomi fisso negli occhi. Il cuore voleva davvero uscirmi dal petto, un po' per la paura e un po' per... per la sua vicinanza.
Infondo lui voleva solo capire perché stavo piangendo, ma anche se glielo avessi spiegato, non avrebbe potuto aiutarmi. Anzi, chissà come avrebbe reagito! Forse tutto il contrario...
Ma Mike non è così cattivo...
Ma Mike non pensa che io... cioè, che lui mi piace.
<Anche io vorrei, Mike. Ma... è una cosa che nessuno può cambiare, è così e basta. Quindi perché dirla a te, e starci male in due?> Dissi lasciando scendere una lacrima, che aveva lottato troppo per scendere e aveva vinto. Come io ero stato vinto da questa situazione. Ormai non avevo nessuna speranza, non mi aspettavo niente. Volevo solo stare un po' con lui. Da amici, fratelli, fidanzati, non me ne importa. L'importante è che c'è lui.
Anche se non so se per lui è la stessa cosa.
Anche se non so se per me è la stessa cosa.

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