1.20 - SEGRETI

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11 aprile 1986 (subito dopo il capitolo precedente)

Dopo un semplice ciao da parte di Jonathan, andammo a cercare il gruppo.
Erano nel solito posto, ma c’era anche El con loro.
Guardai Max, che sembrava infastidita dalla sua presenza, e aveva capito che quasi sicuramente El aveva fatto sentire loro l’audio.
Nonostante questa certezza, andammo avanti.

Il mio sguardo si puntò subito su Lucas, che stringeva forte il tessuto del bordo  inferiore dei suoi jeans. <Will... Max... si parlava giusto di voi...> Disse Mike guardandomi con un espressione che sembrava arrabbiata.
<Già e di come state male insieme.> Disse Lucas, il suo sguardo era di ghiaccio privo di emozioni, freddo. <È così Max? Ti piace quello?> Disse poi guardando prima Max e poi me. <No. Non è vero! Andiamo Lucas!> Disse lei avvicinandosi un po’ più a lui che però si ritrasse. <Ho sentito... ho sentito la voce di quel coglione che lo diceva!> Disse lui. Sentivo che in realtà era a pezzi, dalla voce leggermente incrinata ma grave, perché non voleva sembrare colpito, come se non gliene fregasse niente.
<L’ho detto perché ero arrabbiato! E perché El me lo chiede ogni santo minuto! Volevo solo che mi lasciasse in pace!> Dissi. El aggrottò le sopracciglia mentre Lucas fece un passo verso di me. Per quanto non volessi fare la stessa fine dell’altra volta, non feci un passo indietro.
<Tu non hai il diritto di parlare.> Enunciò inspessendo la sua voce, con aria di sfida.
Mi limitai a stringere un pugno, ignorando il bruciore che veniva dalle ferite. Pensavo a resistere, a restare calmo, respirare regolarmente. Ma più pensavo queste cose, più sentivo quell’adrenalina nelle vene.
<E tu non hai il diritto di accusarmi, cioè davvero credi che io potrei rubarti la ragazza? Ma dico, El ti ha anche mandato fuori di testa?!> Dissi infine, prima di andarmene da lì. Non potevo restare...
<Will!>. Mi chiamò Mike, ma non volevo restare lì con loro. Che amici sono? Pensano davvero che potrei fare una cosa del genere? Avevo già superato il cancello da un po’, e non sapevo dove stavo andando. Solo via da lì, se per una volta marino la scuola non succede niente, no?
Ora ero davanti una via lunga... ma era un vicolo cieco... merda...
<Will, perché non me ne hai parlato?> Disse Mike che però ora mi camminava molto più vicino, avevo dimenticato quanto potesse essere veloce con quelle gambe lunghe.
<Parlato di cosa?> Chiesi cercando di essere il più distaccato possibile.
<Andiamo Will! Lo hai detto anche in quel audio e poi si vede!> Sbottò lui leggermente confuso.
<Se ti vuoi fare odiare stai andando benissimo, Mike.> Dissi cercando di accelerare il passo. Ma non di molto dato che ero quasi alla fine del vicolo.
<Will... ma io...> Cominciò, ma ero troppo arrabbiato per sentirlo ancora insinuare cos’è stupide, quindi lo interruppi <Tu cosa? Se non mi credi vattene.> Dissi deluso. Pensavo che almeno lui mi avesse creduto. Eppure non capisco cosa ci trovo di così speciale in lui, che lo fa sembrare così diverso, quando in realtà è uguale a tutti gli altri. Sono uno stupido...
Poi sentii una sua mano posarsi sulla mia spalla, sapevo che lo aveva fatto per girarmi verso di lui, così decisi di opporre resistenza. <Dai!> Disse lui. Ora sentivo il suo fiato sul mio collo dove sentivo dei brividi veloci. Avevo l’istinto di chiudere gli occhi ma non lo feci, non volevo dipendere così da lui. E fu proprio adesso che ero distratto, che mi girò verso di lui. E solo ora che lo avevo davanti, mi accorsi che avevo trattenuto il respiro per tutto quel lasso di tempo. <Ascoltami. A te potrà anche non piacere, ma a lei piaci! E non so come non te ne fai a rendere conto!> Disse lui. Roteai gli occhi, possibile che non possono vivere senza inventare cazzate?
<Tu non sai che cazzo dici...> Dissi aggrottando le sopracciglia, non mi sembrava affatto che a Max ci avesse provato con me. <Invece sì! Altrimenti non sarebbe venuta nel tuo letto quella notte e starebbe provando ad aggiustare le cose con Lucas... e poi non ti guarderebbe così.> Spiegò, come se stesse dicendo qualcosa che potrebbe ferirlo in qualche modo.
<Così come? È una tua impressione.> Dissi scettico. Deve avere proprio una bella immaginazione... Lui roteò gli occhi sbuffando però poi dopo sorrise. Così lo guardai confuso.
<Sei così ingenuo da far tenerezza> Spiegò allargando il suo sorriso.
Ma era un complimento o no..? <Quindi... credimi, e dimmi la verità. Ecco, vedi che tutti sostengono che state insieme... e tu poi lo hai detto... è impossibile crederti.> Ma perché non mi lascia in pace per una cazzo di volta? <Vattene> Dissi, ma per quanto fossi convinto, guardai comunque per terra. Lui continuava a esercitare una piccola pressione sulle mie spalle, per tenermi lì davanti a lui, e non potevo evitare di sentirmi in un qualche modo importante per lui... <Dai, Will! Dimmi la verità almeno questa volta...> Disse lui, ora non sembrava più stufo o arrabbiato... ma sembrava come se mi stesse implorando. <Stai sprecando il tuo tempo... non sto con Max.> Dissi cercando di liberarmi dalla sua presa, ma lui aumentò la sua forza, impedendomi di muovere liberamente le spalle. Cosa vuole ancora?
Lo guardai dritto negli occhi, e lui fece lo stesso coi miei, mi sentivo quasi scoperto, come se lui potesse leggere il mio sguardo... Capitava poche volte che mi accorgevo di quanto era più alto rispetto a me... Mi concentrai solo sui suoi occhi che avevano le pupille estremamente dilatate, che facevano sembrare quegli occhi due pozzi neri...
Poi lui prese un respiro più profondo, spostò lo sguardo dietro di me e mollò la presa. È stato così facile convincerlo? Lo guardai inarcando un sopracciglio dato che ora sembrava che gli fosse cascato il mondo addosso, e guardava imbambolato un punto a caso. <Vado> Dissi facendo per andarmene. Non ricevetti nessuna risposta era come... distratto? Cos’ha di strano? Prima che ricominciava a farmi domande scomode me ne andai.
<Dove vai?> Chiese poi lui. Oh, si era “risvegliato”.
<Non posso tornare a scuola hanno iniziato le lezioni da un pezzo... Vado a casa mia.> Dissi lanciando uno sguardo in direzione della scuola che aveva il giardino di fronte a essa completamente vuoto. <Vieni a casa mia? Mia madre e mio padre lavorano quindi non ci scopriranno... e quando tornano gli diciamo che dopo scuola sei venuto da me...> Disse lui.
<Perché no, basta solo che smetti di farmi domande stupide> Dissi mentre sorrisi, anche se mi avrebbe detto di no sarei andato comunque...
<Ok, ok.> Disse ricambiando il sorriso.

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