1.15 - RISSA

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8 aprile 1986

WILL'S POV
Non avevo dormito per niente.
Ora ero seduto sul tappeto della mia camera a disegnare tutto ciò che mi passava per la mente. Avevo stilizzato pure il viso di Billy. Il disegno mi aveva appassionato fin da piccolo, anche quando facevo davvero schifo. Ma adesso mi era indispensabile. Era come se imprigionasse le cose che disegnavo sulla carta, così che loro non potessero imprigionare me.
Nessuno poteva immaginare quanto soffrisse Max per Billy... Non l'avevo mai vista piangere se non per ieri sera. Era stata davvero strana... non sembrava quasi lei... Sapevo che non era la persona dura che faceva vedere a tutti, ma non mi sarei mai aspettato di vederla mai quella parte di lei.

Il rumore della grafite sul foglio dava tranquillità, anche se le mani mi iniziano a far male. È da molto che disegno, perché ogni volta che chiudevo gli occhi mi ricordavo di quando li avevo chiusi lì nel sottosopra, mentre speravo in silenzio che il mostro dal cui mi stavo nascondendo non mi trovasse.
Di solito quando pensavo al passato mi veniva da piangere, o del panico improvviso. Ma ora niente. Nella mia mente c'era solo il disegno che stavo facendo, e anche se pensavo a altro, non aveva mai la forza di interrompere il disegno.
<Will?> Mi chiamò El dal soggiorno. Cosa? È già l'ora di alzarsi?
Sbuffai constatando che da quando era arrivata Max non avevo dormito.
Il problema è che Max è arrivata alle tre di notte. Come prima cosa riposi l'agenda a posto. Poi mi alzai, feci scattare la serratura della porta e mi ci ritrovai davanti El. Sobbalzai colto alla sprovvista.
<Forza vieni> Disse lei fredda, andando di là. Non sarà per quella roba di ieri?
Oh santo cielo. Questa giornata non poteva iniziare peggio.

A tavola c'era anche Max, che salutai con un'occhiata.
<Non hai dormito?> Chiese versando i cereali nel latte. La guardai stranito. Boh, probabilmente avrò delle occhiaie...
<No... sono solo stanco> Dissi.
El intanto ci guardava con un'aria da detective, e arrabbiata. Si può sapere che ha? <Ehm... oggi devo parlare con Mike vengo con voi a scuola.> Annunciò El freddamente.
<Non ci puoi parlare 'sto pomeriggio? Ci riuniamo tutti a casa sua...> Le disse Max.
<Certo, e gli parlerò.> Perché voleva parlare con Mike? Allora aveva litigato con Mike? Non sarà mica perché Max gli ha detto di me e Mike?
È questo il motivo per cui mi guardava storto? La mia mente esaminava il volto di El in cerca di una spiegazione. Mentre mi sentivo sempre più ansioso...
Non può essere successo...
Mi alzai di scatto dalla tavola.
Le due ragazze mi guardarono confuse. Ora Max faceva finta di niente?
<Dobbiamo parlare> Dissi guardando Max, che inarcò un sopracciglio.
<Perché?> Chiese lei. Ma è scema?!
<Perché ti devo parlare!> Urlai. Lei spalancò gli occhi, poi si alzò.
<No.> Disse El prendendole il braccio. Max la guardò male ma non fece niente.
Adesso se El lo sa è finita...
<Voi o parlate davanti a me o non parlate.> Disse infine El, con voce ferma.
<Cosa?> Dissi.
Sentivo un costante peso addosso. Come se piano piano stessi affondando, con le mie speranze. Cosa avrebbe fatto El? Avrebbe lasciato Mike? Lui si arrabbierà con me? Troppe domande, la testa mi scoppiava.
<Max vieni.> Dissi. El mi lanciò un'occhiataccia, mentre Max si liberò dalla sua stretta e si incamminò verso di me.
<Scusa El...> Sussurrò lei seguendomi nella mia camera.

<Cosa gli hai detto?> Cercai di restare calmo. Presi dei respiri profondi e mi sedetti sul letto, lei restò in piedi davanti a me.
<Eh? Io non le ho detto niente... di che parli, scusa?> Disse lei.
<Non far finta di niente! Allora perché è arrabbiata con me!> Dissi.
<Will calmati... non le ho detto niente, ok? Non so nemmeno di cosa parli...> Disse lei sedendosi lì vicino a me. Non mi fidavo completamente, ma presi un sospiro di sollievo... sembrava sincera.
<Ora lei avrà molti più sospetti...> Sussurrò.
<Sospetti?> Chiesi.
<Sì! Pensa che gli nascondiamo qualcosa! Gliel'ho detto che è pazza!> Ridacchiò lei.
<Dai torniamo di là.> Disse prendendomi il braccio.
Quando ritornammo di là ci accorgemmo che El non c'era più...
<Sarà andata in camera sua, tranquilla.> Dissi.

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