Respiro profondamente, cercando il più possibile di non fare rumore, l'aria elettrica che vi è nella sala d'entrata della vecchia casa. Il mio passo è felpato, uguale quello del ragazzo attento davanti a me. Il nostro busto inclinato in avanti con le gambe piegate e molleggianti mi ricorda un film d'azione visto molti anni fa; questa situazione è assurda, tutto qui dentro è assurdo, persino io, persino la mia strana eccitazione per una situazione così dannatamente pericolosa ma tanto intrigante. L'adrenalina scorre nelle mie vene, mentre ogni suono in questa stanza sembra amplificato: ogni mio passo o respiro sembra talmente rumoroso da mettermi il timore di essere stata avvistata da uno di quei mostri; il mio cuore martella nel mio petto e io riesco benissimo a sentire ogni suo battito, è come se ci fosse l'eco dentro me. I miei occhi controllano freneticamente ogni parte della stanza, avendo paura di essere colta di sorpresa dai cacciatori. I miei capelli sono scompigliati mentre mi cadono morbidamente sulle spalle, quasi a volermi incorniciare il viso. Il mio sguardo è serio, ed è da un po' che non do vita alle mie adorabili fossette.
Stringo più forte il fucile fra le mie piccole mani, quando il pavimento in legno scricchiola sotto di me; il mio corpo si ferma automaticamente, mentre il ragazzo dalla pelle ambrata si volta impaurito verso di me. Mi fissa impietrito, prima di fulminarmi con lo sguardo. Si volta nuovamente verso il nostro obiettivo, quando poggia un piede sul primo scalino della piccola scala.
Non so bene per quanto tempo trattenni il respiro prima di liberarlo dai miei polmoni, ma fu abbastanza da provocarmi un piccolo respiro affannato subito dopo averlo rilasciato. Le mie gambe tremanti si muovono in avanti, facendo questa volta attenzione a dove metto i piedi.
Rilasso le spalle tese cercando il più possibile di mantenere il mio cervello sobrio dalla paura.
Zayn ha lo sguardo rivolto verso l'alto, mentre scruta quel poco che si riesce a vedere da qui sotto. La sua postura lo fa tanto assomigliare ad un paladino della giustizia, lui che di giusto e giudizioso ha ben poco; il piede destro è alzato sopra il primo scalino, mentre quello sinistro rimane adiacente al mio stesso pavimento, la sua mano destra è appoggiata alla ringhiera in legno e l'altra è lungo il suo busto fino ad arrivare alla cintura, dove tiene stretta la sua pistola; il suo viso dubbioso è ancora rivolto verso la fine delle scale, mantenendo la sua solita aria da duro. Mi avvicino piano a lui, prima d'appoggiare la mia mano sulla sua spalla. Si guarda intorno, quando rivolge lo sguardo incerto verso di me: i suoi occhi marroni sono un miscuglio di sicurezza e fottuta paura; la sua fronte accaldata è ricoperta da piccole gocce di sudore, che scivolano sfacciatamente su tutto il suo bellissimo volto; le sue labbra piene sono socchiuse, mentre respira affannosamente; il suo petto si alza e abbassa velocemente; il panico è la caratteristica principale che costituisce la sua espressione da folle. Si lecca le labbra secche, prima di avvicinare il suo viso al mio.
-Bene...- sussurra con voce estremamente bassa.
Lo guardo desiderosa di conoscere il suo piano, mentre lui si ferma ancora a riflettere.
-Dobbiamo...- sospira agitato -Dobbiamo dividerci.- mi avverte procurandomi un'enorme sbalzo di temperatura corporea.
Il calore mi arriva alla testa, quando quest'ultima comincia a girarmi, mi fa male. Il sangue mi ribolle nelle vene dalla forte agitazione. Sono estremamente riluttante sull'ultima sua affermazione. Non sono capace di usare nemmeno un'arma, come può anche solo pensare che io possa gestire da sola una situazione del genere?
Il mio sguardo da cucciola smarrita lascia sul volto di Zayn un piccolo sorriso rammaricato; non vorrebbe lasciarmi sola, non deve.
-Ok... cosa stiamo aspettando?- chiedo sicura di me.
La mia inaspettata domanda lascia il moro sbigottito di fronte a me. Sono stanca di essere una rammollita, di essere una codarda, io voglio essere come il ragazzo che ho davanti, voglio essere forte, sicura di me, coraggiosa; voglio poter tornare a casa e dire: "Ho salvato delle vite in questi giorni.".
L'espressione stupita di Zayn si trasforma in compiaciuta, mentre mi stringe forte la spalla orgoglioso di me. Questo non fa altro che accrescere la mia forza interiore.
-Ok... tu rimani qui sotto...- mormora inchiodando i suoi occhi nei miei.
Annuisco determinata a portare a termine la difficile missione.
-Io salirò di sopra...- mi avverte -Dobbiamo trovarli.- emette con un filo di voce.
Il suo sguardo si sposta dal mio, quando guarda le malmesse scale, poi si volta nuovamente verso di me.
-Qualunque cosa succeda... se ti trovi in pericolo o altro...- dice fissandomi -Urla il mio nome... e verrò da te.- mi rassicura.
Alle sue dolci parole qualcosa dentro di me comincia a crescere: voglia di renderlo fiero di me, della mia capacità di affrontare anche queste folli situazioni, voglia di renderlo orgoglioso per la prima volta di qualcuno o semplicemente è la commozione di sapere che c'è almeno qualcuno che rischierebbe la vita, pur di sapermi al sicuro.
Le mie fossette lottano contro la malinconia, prima di riuscire a scavarmi nuovamente le guance; non è un sorriso amplio come quello che faccio solitamente, ma è vero, è uno dei più belli e veri sorrisi che io abbia mai fatto.
Il mio amico mi lancia l'ultima occhiata preoccupata, prima di girarsi verso le scale, che incomincia a salire lentamente; io rimango a fissarlo, mentre la voglia di fermarlo e stringerlo forte a me si insinua fra i miei pensieri. Non posso più starmene zitta e ferma, perché ad ogni scalino che sale il mio cuore sobbalza, potrebbe essere l'ultima volta che lo vedo.
-Zayn...- bisbiglio con occhi lucidi.
La forte figura sulle scale si volta stranito verso di me, acciglia le sopracciglia e in men che non si dica, ho già pronunciato quelle parole:- Ti voglio bene.- quasi piango.
Il suo viso cambia, si trasforma in qualcosa di indecifrabile. Aspira profondamente dal naso per cercare di risucchiare pure le lacrime che minacciano di uscire; la sua mano stringe più forte la pistola, mentre si morde il labbro inferiore. La sua testa si abbassa. È così fragile in questo momento che anche io stessa potrei distruggerlo.
Lo fisso aspettando una sua qualsiasi risposta.
-Vedi...- emette -Vedi di non farti uccidere, eh?- mormora alzando il suo sguardo su di me.
Sorrido riconoscente del grande significato dietro alle sue poche parole, prima di voltarmi verso la cucina.
-Jade...- attira la mia attenzione -Ti voglio bene anche io.- mormora.
Scuoto felice la testa, quasi dimenticandomi della mia suicida missione e prima che me ne renda conto, mi ritrovo sola al piano di sotto.
Mi guardo intorno, non so da dove incominciare a cercare, ma è meglio che io mi dia una mossa. Sposto la mia attenzione nuovamente alla cucina, quando faccio quattro passi in avanti. La porta è ad altri due passi da me; carico il fucile ed entro come solitamente fa un poliziotto.
Guardo velocemente tutta la stanza dal marino del fucile, prima di abbassare l'arma lungo il mio corpo. Non c'è nessuno qui dentro.
"Magari le hanno già prese." penso pessimisticamente.
I miei occhi si riempiono di lacrime al solo pensiero di vedere il cuore di Zayn distrutto nel sapere di non essere stato in grado di proteggerle. Mi fa male pensare che lui possa punirsi per colpe che non ha. Sono sicura che arriverebbe a togliersi la vita, sapendo che le è stata negata a Perrie... o peggio ritornerebbe il vile verme che era prima.
Volto il mio corpo quando esco dalla stanza. Ci sono solo altri due posti dove posso controllare: la sala della paura e la cantina; se non vi sono nemmeno lì, sarà tutto nelle mani di Zayn.
Proseguo la mia lenta camminata verso la sala della paura, tenendo il fucile sull'attenti; se devo combattere per forza, almeno voglio essere pronta. Mi avvicino esitante alla porta socchiusa della stanza; non mi ricordavo di averla lasciata aperta. Il mio respiro è irregolare, mentre continuo ad avanzare verso il mio obbiettivo. Allungo la mano tremante sulla porta, prima di spingerla debolmente; questa si apre, facendo un rumore abbastanza inquietante, il solito suono che fanno le porte arrugginite. Rimango immobile nella mia posizione, osservando l'intera stanza col mirino del fucile. Sembra vuota, ma è così grande che non mi è possibile vederla tutta dall'esterno. Devo entrare. La mia gamba si alza, sollevando lo stivale in pelle dove vi è riposto il mio piccolo piede, una serie di scricchiolii risuonano leggeri nell'aria. Due passi avanti e sono dentro l'inquietante stanza. Il mio sguardo percorre tutto lo spazio all'interno di queste quattro mura, prima di soffermarmi su del sangue fresco che macchia il legno del pavimento. Mi avvicino guardandomi le spalle, quando mi abbasso per osservare meglio. Allungo la mano verso il
basso, prima di toccare la sostanza rossa; avvicino le dita, ora sporche, vicino al mio viso, quando riconosco che è davvero molto fresco: chiunque fosse la persona ferita è stata in questo punto da poco più di dieci minuti; allora mi sorge un dubbio: sarà ancora qui dentro?
La stanza è buia a causa delle tapparelle abbassate delle finestre e la fioca luce che vi è, non riesce ad illuminarla abbastanza. Osservo gli angoli tenebrosi che mi circondano, quando numerosi brividi mi accarezzano la schiena: e se uno dei cacciatori mi stesse guardando dai posti oscuri, dove la mia vista da semplice umana non mi permette di vedere?
Un rumore alle mie spalle mi congela. Sono totalmente pietrificata, mentre blocco il mio respiro in gola. Vorrei tanto potermi girare ed aprire il fuoco, ma sono troppo terrorizzata per muovere anche solo un dito. Il mio respiro esce sforzato, quando, con gran coraggio, volto il mio corpo verso la parte dove avevo sentito il piccolo rumore. Punto il fucile davanti a me, tenendolo forte fra le mie mani, prima di accorgermi che non c'è nessuno. Mi sto lasciando suggestionare dalla situazione stressante.
Ingoio la saliva che mi era rimasta in bocca, riprendendo a respirare affannosamente. Asciugo il sudore con la mano destra, rilassando tutti i muscoli del mio corpo. Il mio cuore corre furioso cercando di sfondarmi il petto, mentre l'ansia mi tortura lo stomaco.
Osservo bene la porta davanti a me, quando mi rendo conto che il rumore proveniva da lì. Rimango ferma. Dovrei forse aprire la porta? In realtà devo.
Così mi avvicino esitante e quei pochi secondi mi sembrano un'eternità; mi sembra di essere in un film horror, dove il primo a morire va, esattamente come me, a vedere cosa fosse stato l'inquietante rumore che aveva sentito, prima di ritrovarsi morto in meno di un secondo.
Scuoto tremante la testa, fissando la maniglia della porta mentre titubante l'afferro. Rimango ferma per pochi secondi, prima di trattenere il respiro e aprire quella che quasi sicuramente sarebbe stata la mia morte. Tiro la porta verso di me, quando la vista di Jesy mi si offre davanti: è sola, spaventata, ma non sembra ferita. La sua schiena è appoggiata alla parete, mentre tiene racchiuso il viso fra le braccia conserte sulle ginocchia portate al petto. Sta piangendo.
Non emetto una parola, mentre mi avvicino semplicemente al suo corpo tremante. La mia mano le tocca la spalla, prima che il suo corpo sussulti per la paura.
-Ti prego no!- urla singhiozzando.
Si dimena fra le mie braccia, quando io cerco di calmarla. Inizia ad urlare, continuando a picchiarmi ad occhi chiusi. Giro il suo corpo incatenandola al mio petto e tenendo forte i suoi polsi nella mia mano destra, mentre con la sinistra le tappo la bocca.
-Shh...- la zittisco -Sono io... Jade.- la informo.
Sembra recepire il messaggio e piano si calma del tutto. Rimaniamo ferme in questa posizione per un po', cercando di regolarizzare entrambe il nostro respiro affannato. Lei trema ancora fra le mie braccia. La stringo più forte facendole capire che adesso ci sono io a proteggerla, quando le lascio i polsi e l'abbraccio da dietro. Le sue mani si aggrappano ai miei avambracci, stringendoli, prima di girarsi verso di me. Mi guarda profondamente negli occhi: i suoi sono lucidi, tristi, sofferenti; poi avvolge le sue braccia attorno al mio busto e appoggia il suo viso sul mio petto.
Ricambio il suo gesto stringendola più forte a me.
-Ti prego non piangere...- sussurro trattenendo le lacrime -Non avere paura... ci sono io qui con te.- mormoro raccogliendo il suo viso fra le mie mani.
Jesy mi guarda negli occhi come fosse una bambina, poi annuisce trattenendo le molteplici lacrime che racchiude negli occhi. Sorrido all'immagine del suo viso aggraziato.
-Sei davvero bel...- non arrivo in tempo a finire la frase che qualcuno mi afferra il collo con una corda allontanandomi dalla figura impaurita della ragazza.
Non riesco a vedere in faccia quello che sarà il mio assassino. Mi tiene stretto il collo, mentre sento il suo calore proveniente da dietro il mio corpo. Stringo la corda fra le mie mani, cercando di tirarla via, per non rischiare di perdere i sensi. Non riesco a respirare, mi dimeno come una pazza. Dalla mia gola non passa più un filo d'aria; sto morendo; lentamente sento le forze mancarmi, e non riesco più a ribellarmi contro il forte uomo. Mi inginocchio provando ancora ad allontanare anche di poco la corda da me, ma è tutto inutile. Rivolgo il mio sguardo verso la ragazza sconvolta, che urla aiuto; se rimane qui, morirà anche lei.
-Vattene!- urlo con voce strozzata.
La ragazza mi fissa impaurita, ma non si muove; è scioccata, immobilizzata, mentre mi guarda morire.
Il mio busto si inclina in avanti, appoggio il palmo della mia mano destra a terra. Il dolore è micidiale: sento la mia pelle bruciare e percepisco, perfettamente, quando si squarcia, facendomi scivolare il sangue giù fin sopra la maglietta; i miei polmoni cercano disperatamente un po' d'aria, mentre gli occhi sembrano uscirmi dalle orbite. La sensazione più dolorosa e opprimente che io abbia mai provato. La morte più lenta e sofferente. Non ho più forze, energie, niente riesce più a darmi un faro di speranza. So che sto morendo.
Tossisco rumorosamente, quando la corda mi libera il collo. Cado definitivamente al suolo, toccandomi la gola dolente. Respiro freneticamente, credendo di non averne le forze. Mi chiedo il motivo per cui il
cacciatore mi abbia risparmiato, e mi sorgono molti dubbi sul fatto che questo sia solo l'inizio, prima che veda una scena che mi lasci senza parole: c'è Perrie sopra l'uomo che poco prima mi strozzava; lui è steso al suolo, mentre lei carica ripetuti e aggressivi colpi di ascia sul suo viso. Il sangue schizza ovunque, il volto di lei n'è completamente pieno. La mia vista non è delle migliori, a causa della mancanza d'aria al cervello, ma poco a poco riesco a vedere benissimo il suo sguardo da folle. Non è più lei. Continua a colpire l'uomo nonostante sia già morto. Le sue estreme urla di rabbia e dolore risuonano terribili alle mie orecchie. Quando si ferma, il cacciatore è ormai irriconoscibile. Rimango impietrita al suolo, mentre le cade l'ascia dalle mani e scoppia in un pianto profondo. Vedo Jesy andarle incontro e stringerla in un caloroso abbraccio. Io non ci riesco. Non perché ha ucciso una persona, ma per il modo in cui l'ha fatto, nel suo sguardo non c'era umanità, ma solo rara follia, una di quelle follie che solo poche persone posseggono, una di quelle follie che ti trasforma in ciò che non sei, in un mostro.
Adesso ogni mio dubbio è stato chiarito... lei è cambiata... lei è diventata ciò che Zayn ha creato, è solo che non se ne rende nemmeno conto.
Sono ancora scioccata, quando le due ragazze si avvicinano a me. Mi lecco le labbra, prima di ricompormi.
-J-J-Jade... stai bene?- chiede tremante Perrie.
E intanto a guardarla adesso sembra la stessa di sempre, così piccola e fragile, mentre prima era un vulcano in eruzione; prima i suoi occhi erano tempestati di odio, assenti, dispersi nel male... adesso invece sono colmi di lacrime, sofferenti, preoccupati.
Si inginocchia accanto a me, quando mi abbraccia forte a sé. Rimango ferma, prima di lasciarmi trascinare dalla sua opprimente dolcezza; le mie braccia la ricoprono, mentre piange disperata dentro esse. La stringo forte a me, cercando di soffocare i suoi rumorosi singhiozzi e intanto penso come, una ragazza così fragile come lei, abbia avuto la forza di massacrare un uomo di quelle dimensioni. È assurdo anche solo pensarlo. Mi torturo il cervello cercando di trovare una soluzione a tutto questo, mi obbligo di pensare che sia stato solo un raptus, che lei non sia davvero così, che abbia ucciso violentemente quell'uomo solo per difendermi, ma in realtà so bene che lei era capacissima di intendere e volere, so bene che ha provato gusto nel colpirlo diverse volte e so anche che alla fine del suo omicidio ha provato un forte disgusto nei suoi stessi confronti, per questo le lacrime, lei era cosciente e questo mi terrorizza.
Guardo l'uomo steso al suolo e ripenso alle parole di Zayn: "O tu o loro." e allora capisco che nonostante la brutale reazione che ha avuto Perrie, lo ha fatto solo per me, magari ha provato un'enorme difficoltà nell'usare quell'arma, ma vedendomi morire si è imposta di farlo, e la sua cruenta reazione è stato solo uno sfogo per tutto il dolore che ha trattenuto negli anni, o forse sto solo cercando una scusa per non considerarla psicopatica.
-Lui dov'è?- mi domanda con voce soffocata.
Sono ancora ammutolita, mentre fisso l'uomo sul pavimento. Ho sentito la sua domanda, ma sto ancora riflettendo su cosa dirle, sto ancora pensando a cosa ha fatto poco prima, rivedo ancora quelle terribili scene nella mia testa.
-Jade, cos'hai?- chiede la ragazza ad un palmo dal mio viso.
La sua piccola mano mi accarezza la guancia destra, prima che io focalizzi la sua tenera figura davanti a me.
-Io... io...- mormora straziata.
I suoi occhi si perdono nei miei, prima che le sue morbidi labbra tocchino la mia pelle. Il suo bacio è dolce, breve, sinistro, il mio cuore si scalda e ho già dimenticato tutto.
-Hai paura di me?- mi sussurra.
Nella sua voce c'è un pizzico di sarcasmo e divertimento, accompagnato dal timore e dal dolore. Lei ha due personalità: una folle e una maledettamente buona.
Allontano il mio viso dal suo, quando la guardo negli occhi, essi sono ancora colmi di dolore, ma il sorriso arrogante che piega il suo volto in un'adorabile smorfia sofferente, mi fa capire che non è assolutamente dispiaciuta per ciò che ha fatto, e anche solo pensare che qualcuno la tema, le provoca eccitazione, piacere; forse è davvero diventata pazza.
-Perché dovrei?- mormoro lasciandola stupita dalla mia risposta.
Appoggio i palmi delle mie mani sul suolo umido, prima di alzarmi con fatica, mentre aspetto la sua indesiderata risposta. Con mio grande piacere rimane in silenzio, alzandosi anche lei dopo di me. Jesy ha lo sguardo assente; la povera ragazza è terrorizzata, non ha mai visto niente di peggiore, e vedendola sola io mi chiedo: dove sarà Leigh-Anne? È morta? È viva? Ha rischiato la sua vita per loro? Nonostante la mia incontenibile curiosità freno le mie domande dall'uscire dalle mie labbra; anche solo una parola in questo momento potrebbe ucciderla.
Giro intorno all'uomo sul suolo, quando faccio una faccia disgustata, poi mi volto verso le due ragazze ferme davanti a me: Perrie fissa ogni mia mossa, quasi terrorizzata dal mio giudizio; osservo il suo vestito e noto che una delle sue gambe sanguina; il sangue che poco prima avevo toccato era il suo, questo mi fa capire che ha già lottato prima di difendermi. Probabilmente è stata proprio lei a nascondere Jesy nello sgabuzzino, e molto sicuramente, la giovane sposa è viva grazie a lei. Noto anche, con estremo piacere, che Perrie è ritornata a camminare, questo mi lascia un piccolo sorriso sulle labbra.
Guardo la ragazza mora: lei è ancora immobile, mentre si tortura le unghie con i denti; le sue gambe tremano e il suo sguardo è perso nel vuoto. Mi avvicino a lei e la stringo poderosamente.
Il mio viso si volta rapido verso la porta, prima di vedere Perrie scappare via.
-Perrie! Perrie no!- urlo cercando di fermarla.
Arrivo velocemente alla porta, quando la vedo salire velocemente le scale. Vorrei seguirla per portarla nuovamente di sotto, ma non posso lasciare Jesy da sola; così torno da lei.
È ancora immobile, più terrorizzata di prima, mentre continua a tremare.
-Merda!- impreco sotto voce.
In un attimo penso a cosa io possa fare... se Perrie muore Zayn se la prenderà con me. Devo fermarla, devo proteggerla. Prendo la ragazza accanto a me per mano, quando la trascino nuovamente dentro la piccola stanza in cui era nascosta prima. Mi dispiace lasciarla sola, ma devo.
Le sue mani si aggrappano alla mia maglietta, quando provo ad allontanarmi da lei per chiudere la porta. I suoi occhi mi fissano pieni di lacrime, mentre piccoli singhiozzi spaventati escono dalle sue labbra. Provo così tanta tenerezza nei suoi confronti che piango anche io.
Le mie mani si appoggiano sulle sue fredde, accarezzandole appena, poi provo a staccarle dalla mia maglietta sporca.
-Torno subito...- la rassicuro -Ti prometto che nessuno ti farà del male.- mormoro levando le sue mani dal mio corpo -Tu... tu... devi solo rimanere nascosta qui... in silenzio.- l'avverto e lei sembra obbedire alle mie parole.
Le accarezzo i capelli, prima di lasciarle un lungo bacio sulla fronte ed uscire fuori. Chiudo bene la porta e poi sospiro pensierosa.
"Quanti saranno già morti?" mi domando.
Faccio un passo avanti, quando un enorme boato proveniente dalle scale attira la mia attenzione.
Corro velocemente verso quella direzione, prima che la vista del ragazzo dagli occhi marroni mi si offra davanti: è sotto un forte uomo dal viso orrendo; quest ultimo tiene il fucile stretto al collo di Zayn, mentre lui tenta di liberarsi. Osservo bene il luogo della vicenda, e noto che la ringhiera delle scale è rotta: sono caduti dal piano di sopra.
Rivolgo nuovamente il mio sguardo sui due che lottano, quando il mio amico allunga la mano verso di me. Sta chiedendo aiuto e io sono completamente paralizzata dalla paura. Mi capita sempre, ogni volta che ho paura, o sono sorpresa rimango immobile a vedere il tempo che scorre davanti a me.
I versi strazianti di Zayn mi riportano sulla terra ferma, mentre lo guardo morire. Sta provando esattamente ciò che poco prima ho provato io. Ha il
viso tutto rosso e gli occhi gonfi per i pugni recepiti.
Non posso lasciarlo morire.
-Noo!!- urlo con foga puntando il fucile sulla testa dell'uomo.
Lui non si ferma, non leva l'arma dalla gola del
ragazzo, rivolge solamente lo sguardo su di me, prima di ridere fortemente: è l'uomo di cui parlava Jesy, quello che la spiava dalla finestra del bagno, ed aveva completamente ragione, quando diceva che era orribile il suo volto.
-Fermati o sparo!- lo avviso, ma questo non sembra spaventarlo.
Continua a ridere, mentre io mi domando il motivo della mia insicurezza nel premere il grilletto. Non vorrei doverlo uccidere, ma lui così ucciderà Zayn.
-Prima uccido lui e poi... te.- mi sfida ridendo.
Acciglio le sopracciglia alle sue parole, mentre la rabbia cresce dentro di me. Stringo nelle mani il fucile, quando velocemente prendo la mira; il mio dito si muove sopra il grilletto, quando sto per premerlo. Un forte rumore risuona nella stanza; il sangue schizza ovunque, quando il suo cranio viene spappolato dalla pallottola di un fucile che non è il mio.
Zayn si volta immediatamente verso di me, prima di rendersi conto che non sono stata io a salvargli la vita. Abbasso il fucile lasciandomelo scivolare dalle mani, quando la figura della zoppa ragazza sopra le scale mi acceca: è Leigh-Anne, è stata lei a salvare la vita al mio amico; si trova esattamente nella parte da cui i due lottatori sono caduti, tiene il fucile con tutte e due le mani vicino al mento, mentre ha un aspetto stanco. Il suo viso sanguina, questo mi fa capire che ha lottato anche lei. Sono ancora scioccata e delusa dal fatto di non aver salvato Zayn, di non averlo reso orgoglioso di me. Il mio amico si alza in piedi, prima di guardare Leigh-Anne con occhi grati.
-Grazie.- dice con un filo di voce per poi rivolgermi lo sguardo.
La sua mano afferra il fucile che poco prima mi è caduto, quando me lo porge nuovamente. Osservo il suo gesto dubbiosa, prima di abbassare affranta lo sguardo verso i miei piedi, poi scuoto la testa.
-Io...- emetto.
-Tranquilla... tu mi hai salvato in un altro modo.- mormora avvicinandosi al mio orecchio.
Le lacrime scendono veloci dai miei occhi a sentire le sue parole. Voglio renderlo fiero di essere mio amico, voglio che lui mi reputi una persona speciale in futuro, colei che gli ha cambiato la vita... perché lui ha cambiato la mia.
Leigh-Anne scende spavalda le scale, facendo attenzione a dove mette i piedi, quando sorride arrogantemente.
-Non te la prendere, Jade...- si avvicina a me -Doveva andare così...- sbuffa divertita, sentendosi un'eroina.
Stringo forte le mani in pugni avvicinandomi a lei, faccia a faccia, vicina quasi a poterle toccare l'anima, quasi a sentire il suo cuore battere contro il mio.
-Avrai anche salvato Zayn... ma Jesy l'ho salvata io.- ammicco sorridendo arrogante.
Il suo viso prima divertito diventa d'un tratto serio, ricordandosi della sua amata. Appoggia il fucile sul mio petto, quando mi spinge via per allontanarmi, poi entra dentro la stanza della paura.
-Lei dov'è?- chiede preoccupata.
Mi giro verso di lei sorridendo.
-Nello sgabuzzino.- dico, prima che la figura di Perrie sulle scale attiri la mia attenzione.
Lei scende piano rassegnata al fatto di non aver trovato ancora il suo amato, e quando Zayn esce dalla sala della paura i suoi occhi si accendono meravigliosamente. Lui la fissa serio, prima di dare vita ad uno dei suoi più bei sorrisi. I due si avvicinano e prima che me ne renda conto, si stanno già abbracciando con tutta la forza che hanno in corpo. È una scena fantastica.
-È finita?- chiedo io interrompendo il magico momento.
Zayn si guarda intorno, mentre anche le due spose ci raggiungono.
-Si... è finita.-
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Insane||Zerrie
Mystery / ThrillerQUESTA STORIA NON È MIA, IO LA STO SEMPLICEMENTE TRASFORMANDO IN ZERRIE. PERCIÒ I CREDITI NON VANNO A ME, MA A @Strong98 DA CUI HO PRESO ISPIRAZIONE, CAMBIANDO ALCUNI PERSONAGGI ------------------------------ •Riassunto• AVVISO: è una storia a bolli...