-Capitolo 4-

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AVVERTENZA: piccolo smut, godetevi la lettura;)
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-Ti prego, basta.- implora esausto.
Mi fermo stupita; è la prima volta che mi supplica; mi sento potente. Levo piano il chiodo dalla sua mano; penso che questa sia la tortura più atroce che potessi fargli, ma purtroppo non me ne sono venute altre in mente.
-Di già? Abbiamo appena cominciato, non vuoi più divertirti?- chiedo, allontanandomi da lui.
Il suo corpo giace immobile sul tavolo, è lì da ieri, ormai. Il suo sguardo è vuoto, perso nel nulla; sta crollando. La sua mano sanguina, ma poco, dato che il chiodo non l'ho fatto entrare tutto. Il suo volto è insanguinato a causa dei ripetuti pugni che poco prima gli ho inflitto, con i guanti borchiati.
Mi giro verso la finestra: il sole sta per nascere, c'è ancora poca luce. Gli uccellini cantano allegri fra gli alberi circostanti; ancora i poliziotti non ci hanno trovati e, forse, non ci troveranno mai, almeno lo spero.
Mi avvio verso il lavandino della cucina, prima di lavarmi le mani sporche di sangue; non sono ancora abituata a far del male a qualcuno, ma la rabbia è troppo forte per fermarmi, voglio portare a termine la mia vendetta, ormai è diventata una mia priorità, un mio principio, senza il quale non potrei vivere. Nonostante tutto, sono ancora dannatamente incazzata con lui e non penso che questo possa cambiare.
-Ho sete.- dice secco.
Mi volto verso il ragazzo moro: i suoi occhi sono puntati su di me; le sue labbra sono secche e screpolate; non beve da tre giorni.
-Hai sete? Aspetta, ti porto un po' d'acqua.- rispondo sorridendo.
Anche io dopo le sue torture avevo sete... lui se ne fregava.
Prendo una pentola e la riempio piena d'acqua dal rubinetto, poi ne riempio un'altra. Afferro saldamente la prima, mettendola, poi, sopra la fiamma della cucina, l'altra invece la infilo nel freezer.
Non sa cosa gli aspetta, non sa cos'ho in mente; nonostante sia un sadico, non immagina neanche cos'ho in servo per lui, per la sua inutile vita... adesso sono io a comandare, adesso sono io a farlo soffrire; nessuna pietà.
L'acqua nella pentola sul fuoco inizia a bollire; sono passati ormai sei minuti da quando lui mi ha fatto la sua richiesta.
-Hai ancora sete?- chiedo.
-Si.- mormora.
Sorrido in modo macabro; sto impazzendo, ma non mi sono mai sentita meglio.
Prendo la pentola calda, avvicinandomi piano al suo viso.
-Apri la bocca.- ordino severa.
Mi fissa spaventato, prima di scuotere forte la testa. Ha capito il mio imbroglio, ma ormai deve berla.
-Apri ho detto!- urlo furiosa.
-No, ti prego, Perrie! No, perdonami, perdonami!- supplica la mia pietà.
Stringo più forte le mani intorno alla pentola; non devo cedere, non devo farmi ingannare dai suoi pianti; lui non lo faceva.
Poso un attimo la pentola sul mobile accanto a me, quando mi avvicino minacciosa a lui. Deve obbedire. Afferro con le unghie le sue guance, portandolo così ad aprire la bocca, poi la tengo aperta con una fascia a rete, legandogliela dietro la testa. Nonostante lui cerchi di chiuderla, la stoffa dura non glielo permette, è ottima. Prendo nuovamente la pentola, prima di alzarla sopra di lui.
-Fossi in te chiuderei gli occhi.- ammicco.
Così fa, ormai rassegnato alla mia tortura.
Verso lentamente l'acqua bollente nella sua bocca, quando le sue urla di dolore risuonano forte per tutta la stanza; fa davvero male, lo so perché da piccola per sbaglio lo feci.
Rido per conservare quell'aria da cattiva, ma in realtà provo pena. Scuoto la testa, non posso, non devo.
-Hai ancora sete?- chiedo sorridendo.
Uno strano verso esce dalle sue labbra, non essendo in grado di parlare. Oggi sono davvero cattiva, sarà stato il sogno che ho fatto a rendermi tale.
Mi dirigo verso il freezer da dove prelevo l'acqua congelata. Lo sanno tutti che il caldo e il freddo insieme provocano dolore.
Mi avvicinai nuovamente a lui, sempre con quel mezzo sorrisetto compiaciuto.
-Buona bevuta amore mio.- dico, prima di fargli ingurgitare anche quest'ultima.
Strizza forte gli occhi, in segno di dolore, mentre le sue braccia si divincolano per la grande sofferenza; sta cercando di liberarsi dalle catene, ma è inutile non ci riuscirà mai.
-Non sforzarti troppo... sono di ferro, ricordi?- dico ridendo.
È furioso, ma non mi spaventa; adesso su quel tavolo sembra una formica impaurita dal gigante che ha di fronte.
Rido di gusto nel vederlo così spaventato; lui non sa chi sono io, non lo ha mai saputo.
Mi guarda stranito dal mio comportamento folle, poi sorride. Cosa lo rende felice?
-Perché ridi?- chiedo seria.
Il suo sguardo percorre tutto il mio corpo, desideroso, passionale, lussurioso; mi vuole.
-Perché l'allievo ha superato il maestro... non me lo sarei mai aspettato... però infondo sono stato buono, no? Merito una ricompensa.- ammica con voce roca.
Sorrido nell'aver capito le sue perverse intenzioni. È me che vuole? Me avrà.
Mi avvicino a lui silenziosa, con un'espressione seria; passo la mia piccola mano lungo il suo addome, lo accarezzo lentamente. Chiude gli occhi sotto al mio tocco; freme dalla voglia di avermi. Mi fermo di fianco a lui, prima di chinarmi vicino al suo orecchio; gli mordo il lobo. Un respiro pesante abbandona le sue morbidi labbra. Sorrido compiaciuta. Adoro l'effetto che gli faccio.
Le mie dita tracciano linee leggere tra i suoi addominali, quasi esaminandolo. Avvicino la mia mano nell'incavatura a "V" che fuoriesce dai suoi jeans; è dannatamente attraente. Mi fermo, quando tocco il tessuto dei boxer fuoriuscente dai suoi pantaloni.
-Infondo è vero... sei stato buono.- sussurro al suo orecchio, prima di continuare: -Lo vuoi succhiato?- mormoro.
Le dita delle sue mani si stringono alle catene, quando si eccita nel sentire le mie provocanti parole, ma non risponde, resta in silenzio, con la bocca dischiusa.
Incomincio a baciargli il collo, lentamente, con passione e lussuria, la stessa che usava lui nel farlo. Gli viene la pelle d'oca, quando lo lecco piano con la punta della lingua, fino ad arrivare al suo orecchio. Lecco anche quest'ultimo, succhiando poi il lobo. Mi eccita sapere che posso fargli tutto quello che voglio.
Allungo il mio viso verso il suo, facendo incontrare i nostri occhi. Le sue iridi marroni sono scure, intense, profonde, mi sembra di caderci dentro. Il mio colore azzurro di iridi si fonde col suo, diventando una cosa sola. Azzurro nel marrone, marrone nell'azzurro; è magico. Penso di non averlo mai guardato così attentamente negli occhi, probabilmente per paura del suo sguardo folle, ma adesso che lo sto facendo vedo: frustrazione, malinconia, tristezza, rabbia; le stesse emozioni che trapelano dai miei. Siamo uguali, simili, come se qualcuno ci avesse creati per stare insieme, della stessa pasta, due calamite che si attirano l'un l'altro; forse è per questo che non ha mai avuto la forza di uccidermi, forse è per questo che io non trovo la forza di farlo.
Resto ferma ancora ipnotizzata dal suo sguardo intenso; le mie labbra sono vicinissime alle sue, mentre anche lui fissa i miei occhi; chissà cosa pensa.
Mi riprendo sbattendo velocemente gli occhi, che mi bruciano, avendoli lasciati troppo tempo aperti. Poi, sposto le mie labbra sulla sua guancia, quando lo bacio dolcemente. Respiro il suo odore: la sua pelle profuma di vaniglia. Lecco profondamente tutto il suo viso sinistro, come fossi un gatto, questo lo eccita. Geme per il piacere. Passo nuovamente alle sue labbra; siamo vicinissimi, ma ancora non lo bacio. Fisso la sua dolce bocca, prima di mordermi un labbro.
La sua espressione è seria, rilassata, nemmeno un sorriso fa incurvare il suo viso. Perché è così serio? Non lo è mai stato.
Do un piccolo bacio sulle sue labbra, velocemente, poi, lecco anche quelle, prima di insinuare la mia lingua dentro la sua bocca. La mia mano si infila nei suoi capelli, alzandogli di poco la testa dal tavolo; con l'altra, invece, gli carezzo il viso.
Chiudo gli occhi, alla sensazione di un brivido che mi sale lungo la schiena; nonostante tutto mi piace ancora.
La mia lingua si muove veloce, accompagnata dalla sua, mentre inaliamo i nostri respiri pesanti. Gli mordo il labbro inferiore, quando ritraggo la
lingua, poi, succhio leggermente.
Le sue sopracciglia si accigliano, il suo labbro
superiore si alza, il suo naso si ruga, come a voler
ringhiare, quando mordo più violentemente
facendogli uscire sangue.
-Vuoi che te lo succhi?- mormoro nuovamente sulle sue labbra.
-Si.- bisbiglia eccitato.
Sorrido.
La mia mano destra scende lungo il suo addome,
arrivando nella parte rialzata dei jeans. Accarezzo lentamente la sua erezione ancora coperta dal
tessuto. La mia mano stringe delicatamente la
parte dura, pressando maggiormente; a questo
gesto, Zayn, geme profondamente. Incomincio a muovermi più veloce, volendolo portare all'estrema goduria, poi, quando sul suo viso si forma un'espressione di piacere, mi fermo. Non è ancora
arrivato all'orgasmo, non si è ancora liberato della terribile sostanza, tutto questo gli provoca dolore,
bruciore.
-Cazzo! Non puoi lasciarmi così, Perrie!- quasi
ringhia.
Rido compiaciuta. Mi diverte vederlo disperato, ma
non è quella la mia intenzione.
Sbottono i suoi jeans, prima di tirare fuori dai boxer la sua calda erezione pulsante. Lo maneggio
ancora lentamente, prima che la sua espressione ritorni nuovamente di piacere.
Mi chino su di lui, fissandolo sorridendogli negli occhi, quando il suo viso si alza per guardarmi. Apro di poco la bocca, leccandogli la punta dell'erezione; continuo a farlo fin quando un piccolo verso di dolore non esce dalle sue labbra, sentendo questa parte sensibile bruciare notevolmente.
Sorrido, prima di introdurre il suo cazzo nella mia bocca. La sua lunghezza è indescrivibile, ma cerco comunque di farlo entrare tutto, fino alla gola, per causargli piacere. Lui geme fortemente. Succhio l'erezione calda, facendo su e giù con la testa, mentre con la mano la tengo ferma. I suoi muscoli dell'addome si contraggono, quando sta quasi per arrivare all'orgasmo.
La mia bocca si muove ancora, accompagnata da un piccolo movimento della lingua di tanto in tanto. La sua schiena si inarca sul tavolo, questo è il segno che sta per venire. Mordo la sua erezione, provocandogli immenso dolore. Urla. Quasi piange.
-Brutta troia, ma che cazzo fai!?!?!? Se mi libero ti spacco in due! Troia! Troia!- grida furioso.
Non posso fare a meno di ridere. Poi, mordo ancora.
Il suo organo riproduttivo ormai non è più duro, mentre un po' di sangue esce insieme allo sperma. Mi lavo la bocca soddisfatta, mentre sorrido follemente; mi faccio paura da sola.

Insane||ZerrieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora