-Capitolo 17: seconda parte-

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Continuo della prima parte...

(Jade's pov)
... Mi preparo un cappuccino caldo, la mia bevanda preferita del tempo del liceo, poi mi siedo comodamente sulla sedia mezza rotta della cucina e sorseggio la sostanza calda nella tazza. I boccoli dei miei capelli mi cadono morbidamente sulle spalle, non ho la forza di spostarli di lato, perciò li lascio in questa posizione. Chiudo gli occhi, buttando la testa all'indietro, mentre sento il calore del liquido caldo attraversarmi la gola.
Il vento freddo accarezza i miei capelli; non so bene in quale zona di Londra mi trovi, ma qui l'aria è più tiepida; nonostante la casa sia umida, si sta bene. Mi rovescio tutto il cappuccino restante nel bicchiere sopra la maglietta grigia, quando sobbalzo per aver sentito un forte urlo. Mi alzo automaticamente, senza badare al forte bruciore che percuote la mia pelle. Che sarà successo?
Arrivo davanti la sala della paura e guardo la ragazza stesa sul tavolo da biopsia, lei ha la testa rivolta verso di me e il viso preoccupato.
-Cos'è stato?- chiedo sconvolta.
-È Jesy? Vai a guardare!- mi ordina agitata.
Annuisco.
Mi dirigo piano verso la porta del bagno, quando Jesy esce indietreggiando velocemente. È scioccata, spaventata, mentre avvolge il suo corpo nell'asciugamano pulito. Le tocco la spalla per attirare la sua attenzione, quando urla nuovamente girandosi verso di me.
-Sono io! Calmati! Sono solo io.- la rassereno, prima che lei si inoltri fra le mie braccia.
Mi guardo attorno. Perché piange? Cos'è successo? Vorrei farle queste domande, ma ho paura delle sue risposte. Le accarezzo i capelli in segno di conforto, poi le cingo il viso fra le mani, facendo così incontrare il mio sguardo col suo. È seriamente terrorizzata e tutto questo mistero mi sta facendo venire i brividi.
I suoi singhiozzi le impediscono di parlare, mentre piano allunga il braccio verso il bagno, indicandomi la finestra. Esitante mi allontano da lei, incuriosita dalla sua mossa. Cosa ci sarà lì fuori di tanto tremendo?
Mi avvicino silenziosamente al vetro, quando guardo oltre la finestra; non c'è niente, non c'è nessuno. La guardo scioccata. Non credo che stia fingendo, poi perché dovrebbe? C'è sotto qualcosa. Raggiungo la ragazza nel salone, quando le porto i vestiti puliti, che ho preso qualche giorno prima dalla borsa di Perrie, in attesa di questo giorno, credo che a lei non dispiacerà. Glieli porgo a Jesy, prima che lei li afferri tremante.
-Si può sapere cos'è successo?- chiedo non convinta.
La ragazza si siede piangente sulla sedia, poi mi guarda impaurita.
-C'era qualcuno lì fuori.- emette con un filo di voce.
Le sua parole bastano a mettermi i brividi. Com'è possibile? Chi è costui?
Sia io che Leigh-Anne restiamo immobili a fissarla, increduli, perché questo posto è invisibile al mondo intero, non c'è sulle carte stradali ed è pure complicato arrivarci, ma intanto non avrebbe motivo di mentire. Vedendo il nostro scetticismo inizia a spiegare il tutto.
-Mi stavo facendo la doccia, avevo quasi finito, anzi avevo finito... stavo per uscire quando rivolsi il mio sguardo verso la finestra... c'era lui... era... era orribile... mi guardava come se fossi pane per i suoi denti... si è pure leccato le labbra... e infine mi ha fatto l'occhiolino... e quando ha visto che stavo per uscire dal bagno è andato via... era orribile! Il suo viso... il suo viso era pieno di cicatrici... e i suoi occhi azzurri erano pieni di cattiveria... ho paura...- dice piangendo.
Tutto questo mi terrorizza. Devo chiamare Zayn, anche se mi dispiace disturbarlo in un momento così bello per lui.
Il mio sguardo svolazza nella stanza, perdendosi in ogni particolare che la caratterizza, nel colore rosso sangue che la rende sinistra, poi respiro profondamente dalla mie grandi narici e rigetto tutto con impeto. Mi volto ancora titubante, non so come Zayn possa reagire per averlo disturbato in un momento tanto delicato. Lui mi fa paura, mi terrorizza, ma questa situazione che si è creata mi intimorisce di più: non so chi sia questa strana persona che ci spia da fuori, non so di cosa sia capace e ciò che non conosco mi fa più paura di ciò che posso controllare... si, perché sono convinta che io possa controllare il ragazzo folle che ci imprigiona, c'è qualcosa in me che lo tiene calmo, so di poterlo tenere a bada.
Mi dirigo con passo incerto verso la longeva rampa di scale; la mia gamba magra si solleva tanto basta ad appoggiare il piede nel primo scalino, il primo passo è fatto; ho ancora altri dieci gradini da salire, prima di incontrare lo sguardo assassino del ragazzo diabolico, ma vorrei già poter tornare indietro. Esitante salgo lo stesso: il mio passo è lento e indeciso, mentre mi ripeto che lui non mi farà del male, però ho tutte le ragioni per averne il timore... quando si tratta di Perrie, lui perde del tutto la ragione.
-Tu non c'eri... non sai cosa ho dovuto passare... che cosa significava per me vederti distesa in un letto priva di sensi! Dovevo far provare a lei tutto ciò che lei ha fatto provare a me! Devi capirmi! Perrie... ti prego...- sento gridare dalla stanza di Zayn.
I due stanno litigando.
Non posso credere che dopo non appena un'ora dal suo risveglio, si ritrovino di nuovo a gridarsi in faccia ciò che non vogliono; non posso credere che siano così stupidi da amarsi alla follia, ma non prendersi. Loro sono come due calamite... a volte si attraggono, altre si respingono, questa è una di quelle volte.
Mi avvicino piano alla porta, spingendola col palmo della mano; questa si apre scricchiolando.
L'immagine di Zayn vicino all'affranta ragazza sul letto, mi si offre davanti. Li guardo immobile, con occhi sbarrati e schiena dritta. Deglutisco evitando di fare rumore, poi dischiudo le labbra.
-Zayn? È meglio che scendi... devo dirti una cosa.- dico esitante.
Il cuore mi si blocca nel petto in attesta della sua risposta. Chissà quale sarà la sua reazione.
-Si, arrivo.- sussurra serio.
Lascio scivolare fuori dai miei polmoni l'aria che inconsapevolmente avevo trattenuto.
Il ragazzo dagli occhi scuri bacia affettuosamente Perrie, poi girandosi verso di me esce dalla stanza.
Nell'uscire il suo sguardo mi sfiora per un istante, il colore delle sue iridi è più scuro, è di un marrone che in pochi hanno, unico, tanto magnetico da mettere la pelle d'oca. Mi ha spiazzata. Il suo corpo sfiora il mio, quando attraversa la porta. Trattengo il respiro irrigidendomi. Lo vedo scendere di sotto. Mi giro per un istante verso la ragazza che mi guarda titubante, poi esco anche io afferrando la porta dalla maniglia; la chiudo. Sospiro timorosa, prima di scendere a passo lento di sotto. Mi ritrovo di nuovo nella stessa situazione: devo affrontare il mio cervello e convincerlo che tutto andrà bene. La puzza di fumo inebria le mie narici: Zayn sta fumando, questo è un brutto segno; ormai ho imparato a capirlo, e una delle sue esplicite caratteristiche è quella di fumare in un brutto momento; come se non fosse già sufficiente, adesso devo cercare di non farlo arrabbiare.
Mi avvicino alla porta aperta della cucina, prima di vederlo in piedi davanti al lavandino: sta riempiendo la macchina del caffè con dell'acqua. La sua bocca si chiude su una sigaretta fumante, mentre il suo occhio destro lacrima per il bruciore, ma non sembra rendersene conto. Osservo attentamente la sua forte figura: le sue braccia muscolose tremano per il nervosismo; il suo petto si alza e abbassa lentamente; la sua testa è di poco inclinata verso il basso.
-Grazie.- mormora togliendosi la sigaretta dalla bocca.
Rimango sbigottita a sentir le sue, mai dette, parole. Dice sul serio?
Il fumo esce spinto dalle sue labbra, disperdendosi nella stanza. Io lo guardo meravigliata: non ho mai visto nessuno fumare prima di lui.
Rimango ferma, mentre Zayn si siede comodamente sulla sedia. I miei occhi fissano ogni suo movimento.
-Mi fa piacere...- dice dopo essersi fatto un grosso tiro dalla sua sigaretta.
Lo guardo confusa, ma non faccio alcuna domanda.
-Intendo... per il fatto che tu sia sempre molto loquace.- continua sarcasticamente.
Abbasso il mio volto imbarazzata, facendomi scivolare tutti i capelli sulle spalle. Sento il mio volto esplodere di calore. È sicuramente diventato eccessivamente rosso.
-Mi piacerebbe sentirti parlare qualche volta...- mormora buttando la cenere nel bicchiere sul tavolo.
Mi sta fissando, questo mi mette in soggezione.
-Beh, si... sentirti fare conversazione... non solo qualche parola ogni talvolta che ce n'è bisogno.- sorride.
Tremo dall'imbarazzo. Ha ragione... nonostante tutto quel tempo insieme, le uniche parole che mi ha sentito dire sono state riferite allo stato comatoso di Perrie. Lui non lo sa, ma io sono una ragazza molto vivace è solo che non mi apro facilmente; sono una di quelle ragazze che se ne sta per conto suo, fingendo che tutto vada bene; sono una di quelle ragazze popolari senza volerlo, solo perché si ha un bel volto e una buona economia; sono una di quelle ragazze col futuro già prescritto dal proprio padre, senza opportunità di scappare; una di quelle persone che vive per accontentare gli altri e poi si ritrova sola; sola come chi ha preso un pugno in faccia da uno sconosciuto, si ritrova a terra senza sapere perché, senza sapere chi l'ha colpita; sono una di quelle ragazze che ama ridire, ma che ogni notte puntualmente piange ripensando a cosa si stia perdendo; una di quelle che dà tutto a tutti e si ritrova senza niente... una di quelle che cerca del buono in tutti e si stupisce se un bambino gli accarezza la mano; una di quelle che ama davvero, che vive le proprie emozioni, senza paura di apparire debole, o altro. Forse sarebbe più semplice dire... una come me... se mai esiste.
-Non vuoi proprio aprire bocca, vero?- chiede alzandosi dalla sedia.
-Beh, meglio così.- continua.
Spegne la sua sigaretta, poi sospira deluso, affranto. Sono sicura che si tratti di Perrie. Forse dovrei rompere il mio scudo e dar voce ai miei pensieri, ma con lui proprio non ci riesco. È il solo a farmi quest'effetto. Sarà la sua reputazione a farmi bloccare le parole in gola, o il suo penetrante sguardo marrone, ma quando c'è lui smetto anche di respirare.
Zayn mi guarda scuotendo di poco la testa. Ci ha perso le speranze con me. Cammina verso la mia direzione, facendomi irrigidire su me stessa.
-Potresti almeno respirare?- sussurra al mio orecchio.
-Sai non vorrei un altro morto sulla coscienza!- mormora.
Deglutisco. La sua presenza mi mette ansia. Le mie mani sono sudate, mentre il suo respiro caldo tocca la mia pelle. Continuo a temerlo.
Si allontana da me dirigendosi verso la porta.
-Sai, per un momento ho pensato... sai... si... dai, che tu provassi... attrazione... per me.- ride imbarazzato per la sua folle idea.
-No! Diamine no!- mi difendo.
La sua risata risuona forte nella stanza. Lo guardo stranita. Cos'è che lo fa ridere così tanto? Non posso far a meno di ridere anche io, perché lui ha il sorriso contagioso di chi ha sofferto tanto, chissà cosa nasconde dietro la sua aria da duro.
-Che c'è da ridere?- domando confusa.
Soffoca la sua adorabile risata, cercando di ritornare serio.
-No, niente... lascia stare...- ridacchia.
Acciglio le sopracciglia guardandolo male, mentre lui torna a sedersi. Il mio busto si gira lentamente verso la sua direzione.
-Davvero... perché ridi?- chiedo ancora.
-Perché tu sei la persona più bizzarra che io abbia mai conosciuto.- dice sorridendo dolcemente.
Il mio volto serio diventa tenero, mentre sorrido anche io alle sue parole.
-Bizzarra... questa mi mancava...- dico sedendomi accanto a lui.
Il suo sguardo è illuminato d'allegria. Lo guardo facendo illuminare il mio. Questo è un lato del suo carattere che non avevo ancora visto: è una persona dolce e sarcastica. Chissà perché sia diventato "lo squartatore".
-Cosa dovevi dirmi?- interrompe i miei pensieri.
-Mmh?- mugolo distratta.
-Ah si, giusto!- dico alzandomi rapidamente in piedi.
Il ragazzo seduto mi guarda stupito dal mio strano comportamento, ma lui non sa del fatto inquietante che mi ha spinta ad andare da lui. È ignaro di tutto.
Mi avvicino velocemente alla porta, controllando se Jesy e Leigh-Anne siano ancora nella sala della paura, è così: sono entrambe sdraiate sul tavolo da biopsia, mentre la riccia le cinge protettiva la vita; lei trema ancora.
Mi giro a guardare il ragazzo dal ciuffo alzato, mentre il suo sguardo è incollato a me; è confuso.
-Vedi... c'è qualcuno che ci tiene d'occhio.- mormoro.
Il suo sguardo si immobilizza, inchiodandomi sul pavimento. Ha un'espressione timorosa; cos'è che gli mette tanta paura? Poi, proprio a lui? Devo scoprire di più.
La sua mano si insinua nella tasca dei suoi jeans, prelevando una sigaretta. L'appoggia sulle sue labbra , tenendola ferma il tempo di prendere l'accendino sul tavolo. Aspira profondamente quando l'accende. Il fumo esce dalla sua bocca come fosse nube grigia; si dondola pensieroso sulla sedia, sfiorandosi il labbro inferiore col pollice. Sta riflettendo. Su cosa?
-È iniziata.- sussurra riflettendo.
Acciglio le sopracciglia non capendo di cosa parli.
-Che cosa?- chiedo curiosa.
Il suo sguardo mi sfiora per un istante.
-La caccia.- risponde alzandosi e andando velocemente fuori dalla cucina.
Rimango ferma.
"La caccia? A che cosa?" penso confusa.
Mi guardo intorno, quando un'ombra proveniente dalla porta-finestra mi spaventa. Il mio cuore accelera i suoi battiti, quando mi agito notevolmente. Corro nella sala della paura. Leigh-Anne e Jesy sono sedute sul tavolo, mentre Zayn guarda l'esterno dal vetro. Tutto questo mi inquieta.
-Che caccia?- domando preoccupata.
Il ragazzo misterioso non mi rivolge la parola.
Lo guardo impaurita, come del resto fanno le due spose. Non so a cosa si riferiva prima, ma sono sicura che non è nulla di buono.
-Che caccia?- ripeto senza alcuna risposta.
Questo mi irrita parecchio. Non sono mai capace di farmi ascoltare; nessuno riesce a sentirmi. Deve farlo.
-Cazzo Zayn rispondimi!- urlo presa dalla foga.
Malik si volta sorpreso dalla mia ira, così anche le altre due. Ora ho tutti gli occhi addosso e mi sento in soggezione. Forse non avrei dovuto urlare. Il mio respiro è affannoso per la paura, mentre cerco di regolarizzare il mio battito.
-Ogni anno... in questo giorno... quattro persone vengono qui... in questo bosco disperso nel nulla... e incominciano a cacciare...- dice rivolgendo lo sguardo a tutte noi, poi continua:- Il problema è che cacciano qualunque cosa si trovi sul loro raggio vettore...- emette con bocca secca.
-Pure... pure... noi.- mormora con voce spezzata.
I brividi mi prendono in ostaggio. È orribile sentire tutto ciò.
-Me n'ero dimenticato... con tutto quello che è successo... io... io non me lo ricordavo...- si giustifica per il suo mortale errore.
-Di solito vado via per questo giorno... ma ormai la caccia è aperta...- continua a spiegare, mentre noi lo fissiamo terrorizzate.
-Che vuoi dire?- domanda Leigh-Anne stringendo Jesy più forte.
-Che dobbiamo combattere...- dice leccandosi le labbra secche.
So che questo a lui non dispiace, ha tanto dolore che deve smaltire, tanta rabbia che vuole tirare fuori, e tanto per lui togliere la vita a qualcuno ormai è diventato un hobby, ma sono sicura che abbia paura per la sua amata, cosa succede se la prendono? Cosa le faranno? Lui non può permetterlo, non vuole.
-Leigh-Anne...- piagnucola la ragazza.
-Tranquilla.- la conforta la sua amata.
E intanto io mi chiedo: se Zayn vive per Perrie e lei per lui, se Leigh-Anne vive per la sua famiglia e uguale Jesy... io per cosa vivo? Ci sarebbero mia madre e mio fratello, ma lui si sposerà a breve e allora vivrà per lei, per i suoi figli; mia mamma un giorno morirà... e io rimarrò sola, su questa terra... e se io... se io vivo per loro, loro potrebbero mai vivere per me?
-Dobbiamo essere pronti... e ricordatevi... o loro... o noi.- interrompe i miei pessimistici pensieri il ragazzo dalla voce profonda.

Non so se lo sono.

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Alloraaaaaa, vi sta piacendo la storia? Cosa ne pensate, morirà qualcuno?🙃

Fatemi sapere, un bacio :)

Insane||ZerrieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora