2. Casa.

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Fine novembre.

Venerdì sera, sono le 20 o almeno l'orologio in cucina dice che sono le 20, questo significa che ho passato le ultime quattro ore a fissare uno schermo cercando di editare il video per il canale.

"E alla fine che hai fatto Nels" mi domando "Bravo, un cazzo".

Chiudo il pc, lasciandolo cadere sul divano e mi alzo, questa sera mangio sano o almeno cucino. Sono due sere che vado avanti con le cose da asporto e non credo sia la cosa più salutare della vita. Apro il frigo, mezzo vuoto, come al solito. Lo richiudo e prendo il cellulare. Anche oggi si va di asporto. Cerco qualcosa che possa andare bene e dopo aver ordinato metto su un po' di musica e vado a fare la doccia.

Il citofono suona, mi precipito ad aprire, anche se è passata solo mezz'ora dall'ordine.

‹‹Si?››

‹‹Sono io››

‹‹Cesare?›› chiedo spaesato.

‹‹Chi altri potrebbe mai dire sono io scusa? Dai aprimi››

Apro il portone e la porta di casa mentre mi dirigo verso la camera per prendere dei vestiti comodi da mettere, ma soprattutto puliti.

‹‹Nels›› lo sento urlare.

‹‹Si, entra›› urlo dalla camera.

‹‹Sai che non va bene tenere la porta aperta vero?›› Mi domanda come se non fosse la prima volta che faccio una cosa del genere. Esco dalla stanza infilandomi la t-shirt trovandomelo di faccia.

‹‹Ciao››

‹‹Ciao›› sorrido, sono due giorni che non ci vediamo, abbiamo dovuto sospendere le riprese perché gli altri hanno fatto coincidere una miriade di appuntamenti negli stessi giorni, almeno cosi abbiamo avuto una piccola vacanza.

‹‹Mi sei mancato›› dice all'improvviso arruffandomi i capelli ancora umidi dalla doccia.

‹‹Sai Cesare, adesso sei proprio una ragazzina innamorata›› rido appoggiandogli la mano sulla spalla.

‹‹Ah, davvero? Solo io?››

‹‹Beh, vediamo, sei tu quello che si è presentato a casa mia, alle nove di sera senza avvertire e che ha appena detto che gli sono mancato›› rido.

‹‹Non fa una piega›› dice azzerando la distanza tra di noi. Mi sorride prima di far coincidere le nostre labbra in un casto bacio ‹‹Ora va meglio›› dice prima di continuare a baciarmi.

Sorrido e mi lascio andare a quelle effusioni che anche a me erano mancate. Mi spinge contro la parete, mi cinge i fianchi, mi bacia il collo.

‹‹Sai›› dico appoggiandogli la mano sul petto, il fiato corto ‹‹potresti restare per la notte››

‹‹Non mi sembra una cattiva idea›› dice azzerando di nuovo la distanza tra di noi. Mi bacia con foga, con una voglia che non ancora non conoscevo, mi alza la maglia toccando la pelle ancora un po' umida e lasciando una scia di baci sul collo.

Il citofono suona di nuovo, mi stacco da lui e corro ad aprire, lui mi guarda perplesso e gli dico che avevo ordinato del cibo, scendo e dopo aver preso tutto risalgo trovando la tavola mezza apparecchiata. Sorrido pensando a quanto questa cosa mi faccia scaldare il cuore.

‹‹Hai preso davvero tutto questo solo per te? Davvero Nels?›› ride.

‹‹Avevo fame›› dico posando l'ultima confezione di sushi sul tavolo ‹‹o forse la mia testa sapeva che qualcuno sarebbe venuto a farmi visita››

riptide || celsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora