3. La prima volta.

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Ricordo come se fosse ieri la prima volta in cui ci siamo baciati, la prima volta che mi ha accompagnato a casa, che è restato per la notte, la prima volta che mi ha detto quello che provava per me e come questo sentimento andava avanti da un po'.

Era un venerdì sera, come quello che stiamo passando adesso, erano le 18 quando un suo messaggio aveva catturato la mia attenzione, per la prima volta in tutti quegli anni di amicizia, aveva chiesto sul gruppo con i ragazzi di andare a far serata. Sorrisi pensando a come quella serata si sarebbe trasformata in un "venite a casa che alla fine giochiamo alla play" ma stranamente, come se si fossero messi tutti d'accordo, tutti iniziarono a dire di si e che era una magnifica idea e che ci voleva un po' di svago. 

Mi meravigliai di leggere che Frank aveva acconsentito a quel tipo di uscita.

Ottobre.

Quel venerdì sera pioveva, come ormai da settimane a Bologna, ci eravamo dati appuntamento sotto casa di Cesare per dividerci nelle auto e per non dover andare con quattro auto al locale un po' fuori Bologna. 

Quella sera, per una volta avevo deciso di non guidare, in effetti, in tutti quegli anni ero sempre stato io quello sobrio e che portava tutti a casa sani e salvi, Cesare invece si offrì volontario e tutti rimanemmo sorpresi della cosa. Sopratutto io.

Ci dividemmo nelle auto, io, Cesare e Tonno nell'auto di Cesare e gli altri tre in quella di Dario.

La discoteca, che ci aveva accompagnato nell'adolescenza era molto diversa da come la ricordavo, o per lo meno nel tempo era cambiata molto. Erano solo le dieci quando entrammo, la gente fuori era davvero poca ma nel locale si accalcavano un casino di persone. 

Appena mettemmo piede nel locale ci dirigemmo verso il bar, quella serata l'avrei affrontata solo con una giusta quantità di alcool nel corpo. I ragazzi mi seguirono, sapevano che tutta quella gente mi metteva ansia. Ordinammo da bere, un giro di shottini, mentre Dario e Cesare ci guardavamo vogliosi di bere almeno quanto noi.

La serata iniziò così: io che bevo guardando gli altri che si divertono e che mi chiedono costantemente di andare con loro, ragazze che forse sapevano chi fossi e che mi si avvicinano sorridendo e sperando in non so che cosa.

Quando Dario si avvicinò chiedendomi se mi andava di uscire un po' colsi la palla al balzo e mi fiondai fuori senza nemmeno aspettarlo.

‹‹Avevi una gran voglia di scappare da lì?›› mi chiese appena l'aria fresca della sera si scontrò con la pelle calda del mio corpo.

‹‹Credo di non avere più l'età›› dissi tirando su col naso l'aria fresca che sapeva ancora di pioggia.

‹‹Almeno ha smesso di piovere›› osservò il cielo ormai chiaro della notte, le stelle che piano prendevano possesso di quell'oscurità che era solo loro.

‹‹Almeno›› dissi portandomi una mano dietro la nuca.

‹‹Vuoi?››

‹‹Mi stai chiedendo di fumare?›› risi ‹‹sai che non fumo››

‹‹Stavo notando come questa sera stai facendo tutte quelle cose che non ti vedo fare da una vita, tipo bere così tanto›› disse indicando il bicchiere con un liquido colorato dentro, nemmeno io sapevo che cosa ci fosse davvero.

‹‹Non fumo›› ribadisco alla fine.

‹‹Non fumo tipo come quella volta in cui poi hai fumato?››

‹‹Una cosa del genere›› dissi guardandolo negli occhi e forse questi dissero più delle parole, perché senza dire più nulla Dario si allontanò chiedendomi di seguirlo e dopo essersi poggiato al muretto difronte all'entrata iniziò a rollare due sigarette.

riptide || celsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora