15. Dì soltanto di sì.

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Agosto. Una settimana al "nostro" compleanno.

Cesare.


Ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei genitori, un rapporto aperto, fatto di scambi di opinioni e delucidazioni su qualsiasi argomento. Per questo fu quasi naturale fare coming out con loro, i quali dopo i primi momenti di shock mi accettarono per quello che ero, per quello che sono oggi. 

Mia madre ha sempre approvato le scelte che facevo, lo studiare in un determinato ambito, l'aprire il canale, il trovarmi poi un lavoro che coincidesse con i miei studi. 

Mio padre riponeva in me la speranza che potessi continuare nel suo ambito lavorativo, ma anche se un po' deluso, non mi ha mai fatto pesare la mia scelta.

‹‹Tesoro? ›› La voce di mamma mi riporta alla realtà, la tazzina di caffè fumante che ancora stringo tra le mani, fisso la foto di famiglia che mamma tiene gelosamente appiccicata al frigo nuovo e penso a come sia fortunato. Sposto al mia attenzione su di lei, sorrido e lei ricambia con quel suo fare gentile che penso di aver preso da lei.

‹‹Cosa mi volevi dire? ›› Continua, prendendo alcune cose dalla dispensa ‹‹al telefono sembrava una cosa seria ›› finisce per dire sedendosi al mio fianco. 

‹‹In realtà è importante e prima di dirla vorrei scusarmi ›› inizio quel discorso che ho in testa da settimane, mesi, quel discorso che devo affrontare ‹‹scusare? Per cosa tesoro? Così mi fai preoccupare ›› la sua mano si appoggia delicatamente sul mio braccio, alzo lo sguardo incrociando i suoi occhi gentili, di quel colore simile al mio ‹‹mi sono fidanzato, cioè non ancora ufficialmente ›› sorrido al sol pensiero della cazzata immensa che sto per fare ‹‹cioè ho una relazione, stabile, da un po' di tempo, con una persona che conosci bene ›› finisco per dire, lei che mi osserva, cerca di capire le mie parole ‹‹chi è il fortunato? O la fortunata? ›› quasi si corregge ‹‹Nelson ›› dico piano come se questo nome dovesse essere un segreto. 

Non la vedo sorpresa, non la vedo sconvolta, mi sorride come se per tutti questi anni lei sapesse, sapesse di come quello che un tempo era stato addirittura come un fratello fosse la ragione per cui io mi ero reso conto della mia sessualità.

‹‹Per cosa devi scusarti? ››

‹‹Per non avertelo detto prima, per non averlo detto né a te né a papà ›› aggiungo ‹‹Claudio lo sa, ci ha visto un paio di mesi fa, gli ho fatto promettere di non dire nulla, dovevo essere io a dirlo ›› abbasso lo sguardo, mi sento in colpa.

‹‹Oh tesoro, non devi scusarti per questo ›› mi accarezza il volto, alzandomelo, facendo scontrare i suoi occhi con i miei, alcune lacrime che le rigano il viso ‹‹se è quello che vuoi, se è lui che ti rende così felice io non posso che esserlo per te, per voi ›› finisce col dire, mentre la mia mano le asciuga le lacrime ‹‹grazie ›› riesco a dire piano, in preda al pianto, mentre lei mi abbraccia forte.

‹‹Deduco che il non ufficialmente significasse che glielo chiederai?››

‹‹Posso? ›› e non so perché lo chiedo, non so perché cerco una conferma a quello che voglio fare dal primo momento ‹‹tesoro puoi fare quello che credi sia giusto per te, fai sempre quello che è giusto per te. Io sarò felice se tu sarai felice ›› e mi abbraccia di nuovo, il calore che piano mi rilassa ‹‹ora lo devo solo dire a papà ›› sorrido asciugandomi l'ultima lacrima che abbandona il mio corpo ‹‹tranquillo ›› mi posa una mano sulla spalla ‹‹credo abbia ascoltato già ›› dice indicando dietro di me ‹‹papà ›› dico sorridendo, si avvicina, anche lui ha pianto, mi abbraccia senza dire nulla, anche con quell'abbraccio ha detto tanto ‹‹grazie ›› ripeto guardando entrambi.

riptide || celsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora