13. Sorpresa.

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Metà maggio.

Sistemo le ultime cose, recupero dal cassetto quella piccola scatolina, nascosta nei meandri di quel mobile, al buio, la infilo nella valigia, lontana da tutto, nel posticino creato apposta per lei. Guardo Chewbe che seduto al mio fianco mi osserva, gli do una piccola carezza sulla testa, chiudo la valigia.

Prendo la giacca, le chiavi di casa, Chewbe che mi precede per le scale, chiudo la porta e con essa anche la paura che mi affigge da giorni. Dalle scale noto Claudio che mi aspetta con il portabagagli aperto, inizio a correre più veloce. Apro il portone, Chewbe si fionda in auto ancor prima che io o Claudio possiamo dire qualcosa.
Sistemo la valigia ‹‹siamo in ritardo›› dico entrando in auto ‹‹nel senso, sono in ritardo›› dico piano allacciandomi la cintura ‹‹Nelson mi aspetta da dieci minuti›› sorrido a come questa situazione si strana, lui quello puntuale mentre io sono ancora a chilometri da lui.

Claudio mi osserva, in modo strano, si immette nella strada che porta a casa di Nelson, fissa la strada per tutto il tempo ‹‹ne sei davvero sicuro?›› Chiede ad un paio di isolati da lui ‹‹perché non dovrei?›› Lo osservo, teso come una corda di violino ‹‹vi siete rimessi insieme da poco, sembra troppo veloce e affrettata come cosa›› finisce per dire parcheggiando in doppia fila.

Nelson sventola il braccio, attraversa, sorride come un bambino. Sistema tutto, saluta il cane che felice come non mai non sta fermo un attimo ‹‹Grazie per il passaggio›› dice posando una mano sulla spalla di mio fratello si gira verso di me, mi sorride. Claudio parte, direzione stazione.

‹‹Sono più che sicuro›› dico dopo poco, osservandolo dallo specchietto, sorridente, spensierato, felice ‹‹davvero›› aggiungo guardando Claudio che in qualche modo approva a cosa, mi posa una mano sulla spalla. E dovrei essere io il fratello maggiore, quando quello che ha sempre premura per me è lui.

"Il treno ad alta velocità Milano Centrale diretto a Napoli Centrale è in arrivo al binario 13"

Lo speaker annuncia il nostro treno appena mettiamo piede nella stazione, guardo velocemente le tabelle, afferro la sua mano, lo trascino, quasi corriamo, scendiamo i due livelli, binario 13 che ci si para davanti. Pochi minuti e il treno si ferma davanti ai nostri occhi, becco per miracolo l'entrata giusta, i posti che si trovano proprio vicino all'uscita.

Gli cedo il posto di fianco al finestrino, sistemo le due piccole valigie nella cappelliera e mi accomodo, finalmente posso respirare, anche se per poco. Sento i suoi occhi su di me, mi osserva, lo so che vuole sapere, ma ora l'unica cosa a cui riesco a pensare e a come gestire la situazione. Il telefono inizia a squillare. Claudio.

‹‹Si preso per un pelo›› dico abbassando la voce ‹‹lo so, ti devo un favore, grazie›› dico alla fine attaccando e riponendo il telefono sul piccolo tavolino che ho davanti.

‹‹Allora cosa ci faccio in un treno, con un borsone pieno di cose a coso?››

‹‹Dire semplicemente ti porto da qualche parte non è abbastanza?›› sorrido voltandomi verso di lui, che con le braccia incrociate mi fissa ‹‹non in questo caso››

‹‹L'inizio sarebbe ti porto in un posto›› faccio una piccola pausa, cerco di mettere insieme un discorso che non contenga spoiler ‹‹andiamo al mare›› aggiungo e lo vedo sbiancare ‹‹hai messo qualcosa per il caldo vero? Un costume almeno?›› Chiedo iniziando a sorridere come un bambino.

‹‹Non mi hai avvisato di nulla, cosa ci posso fare io se ho dovuto racchiudere in quella cosa mille cose›› dice indicando la valigia, sciogliendosi un po' dalla tensione che prova ‹‹porcapaletta››

riptide || celsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora