10. L'Accademia e il Cancello

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La leggenda
Parte 2

L'asfalto crepato, su cui i ragazzi misero piede, era riscaldato dai raggi solari. Elisewin socchiuse gli occhi infastidita per la luce mentre Leen si beò per qualche secondo di quel calore tanto naturale da sembrarle estraneo.

– Tieni su questa. – Riordan le aveva poggiato sulle spalle un giaccone nero e le aveva tirato su il cappuccio. – E' meglio che tu non sia vista in giro... potrebbe esserci qualche altro infiltrato, oltre...

– Grazie Ri – soffiò Leen.

– Beh, muoviamoci, il sole non tramonterà fra molte ore. – sbuffò Elisewin ponendosi a capo del gruppo.

Eyleen e gli altri si fecero largo in stradine strette dove piccole automobili sfreccianti sollevavano nuvole di polvere su di loro.

– Lo sapevo non era il caso di mettere i pantaloni nuovi! – si lamentò Elisewin mentre con le mani cercava di rimuovere polvere marroncina dalle gambe sinuose. Al suo contrario Leen, reclusa fino a quel momento, si guardava intorno osservando quella sporcizia al pari di una teofania.

– Alla Base ti viziano troppo Eli, sii contenta di avere anche solo dei pantaloni diversi da questi. – Tyran indicò gli indumenti che indossavano lui, Riordan e Leen: perfettamente identici nella forma e nel colore.

– Sì Eli, non siamo qui per dare dell'occhio. – la rimbeccò Riordan prima di girare un angolo verso destra. – Siamo quasi arrivati.

L'Accademia era proprio come Leen la ricordava. Un'enorme edificio bianco simile più a un parallelepipedo gigante piuttosto che una vera e propria scuola.

L'estesa entrata costituita da vetri spessi, esplosa qualche giorno prima, era nella stessa triste situazione in cui era stata lasciata. Spunzoni acuminati riflettevano il volto costernato della ragazza; la mente in preda a ricordi e sensazioni di cui desiderava ardentemente liberarsi.

Elisewin e Tyran l'avevano entrambi superata mentre con lentezza si facevano spazio fra i cocci attenti a non ferirsi. Leen sentiva le gambe bloccato e il fiato corto, si domandò un attimo se andare fino a lì le avrebbe giovato il qualche modo. Una mano si insinuò fra le sue dita e gliele strinse, facendo scomparire in un battito di cuore ogni dubbio e insicurezza.

– Leen, questa volta non arriverò in ritardo, sono con te dall'inizio.

La Civetta delle Nevi sorrise debolmente e, stretta al moro, pochi istanti dopo si ritrovò nella grande hall deserta.

Si rivide stanca e ferita, il braccio stretto dall'amica che la implorava di scappare insieme a lei, di non farle domande, promettendo che in futuro avrebbe ottenuto tutte le risposte di cui necessitava. Rivide la spada dalla lama nera lordata dal suo sangue simile a inchiostro. Inspira, espira.

Eyleen constatò che le macchie scarlatte e scure che sporcavano il pavimento un tempo immacolato, erano state rimosse ma le macerie erano al loro posto. Riordan, al suo fianco, fissava il punto in cui Lucee aveva perso la vita per salvare la loro e deglutì forte.

– Non lascerò che il suo sacrificio venga reso vano. – Fece uscire le parole dalle labbra come un soffio. Leen lo guardò per un attimo che le parve infinito. Con la mascella contratta e la luce chiara che gli inondava il volto di un sottile strato di mare d'oro, la bionda dovette trattenersi dall'alzarsi sulle punte e rifugiarsi sulle sue labbra come aveva fatto giorni prima. Si morse le labbra. No, forse quel giocare non avrebbe giovato a nessuno dei due.

– Ragazzi! – chiamò Eli, le mani già poggiate sullo stipite della porta che li avrebbe portati al labirinto di corridoi scuri e identici. – Ho trovato qualcosa.

One Winged QueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora