Il peso delle responsabilità

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Clarice POV


Mi abbandono contro lo schienale della sedia e chiudo con un tonfo il registro ufficiale della Banca, massaggiandomi subito dopo le tempie doloranti a causa dello sforzo prolungato della vista e del quantificabile numero di informazioni ricevute e assorbite dal mio cervello nel corso di questa lunga ed interminabile giornata. Ora, alla tenue luce di qualche candela e con quella pallida della luna, mi sento appesantita nella mente e nello spirito e mi sento improvvisamente invecchiata di un secolo: non credo di essere pronta a prendermi le responsabilità delle quali mi ha parlato Lucrezia, non credo di essere pronta a sostituirla nel ruolo di matriarca della famiglia e soprattutto non mi sento affatto pronta a subentrare nella complessa, insidiosa e spinosa amministrazione degli affari della Banca. Sospiro pesantemente, incapace di lasciare da parte anche solo per un secondo le confidenze che mi ha fatto la madre di Lorenzo

<<Qualcosa non va?>>

<<I polmoni. Mastro Leoni dice che è questione di tempo ormai.>>

Faccio un respiro profondo, opponendomi alle lacrime che pungono agli angoli degli occhi: Lucrezia è come una madre per me e saperla malata e prossima alla morte mi addolora nel profondo. È sempre stata buona e amorevole nei miei confronti e le sarò sempre grata per tutto quello che ha fatto per me e per le bellissime parole che mi ha da sempre riservato; non riesco proprio ad immaginare questa famiglia senza di lei, proprio non ci riesco.

<<Non dire niente a Lorenzo.>>

<<Se non glielo dico poi soffrirà di più.>>

<<Ti prego Clarice...>>

Non sono riuscita a dirle di no, non mentre guardavo i suoi occhi colmarsi di lacrime e mentre sentivo la sua voce spezzarsi per il pensiero di lasciare questa vita, Lorenzo, me, i suoi nipoti. Non ho potuto negarle quella promessa, anche se essere custode di un tale segreto si sta rivelando essere un enorme fardello.

Mi ritrovo costretta a fare diversi respiri profondi per non scoppiare in lacrime, ma una di esse riesce a sfuggire al mio controllo e cade solitaria sul dorso del volume davanti a me. Mi affretto ad asciugarla con la manica del mio abito per nasconderne subito la traccia, ma so perfettamente che una volta che mi sarò coricata nel mio freddo e solitario letto, non sarò più in grado di trattenere le emozioni vissute nel corso di questa faticosa giornata; sarò costretta a piangere il più silenziosamente possibile per non destare Maddalena dal sonno, ma così sarò libera di potermi sfogare e di liberarmi da questa pesantezza che mi opprime il petto fino a farmi mancare il respiro.

Mi alzo di scatto dalla sedia e corro verso la finestra, aprendola con un movimento nervoso mentre le mie mani tremano; l'aria fresca della sera sembra donarmi un leggero sollievo, ma presto mi rendo conto che per poter respirare di nuovo liberamente non sarà affatto sufficiente una semplice ventata di aria fresca. E non è per la malattia di Lucrezia che mi sento così: è quanto ho saputo sulla Banca a rendermi così inquieta e sul punto di soffocare.

<<Un uomo potente deve apparire potente.>>

Il sangue si gela al ricordo di quelle parole e rabbrividisco pensando a quelle che sono seguite

<<Ho preso prestiti dai forzieri della città.>>

<<Quindi stiamo derubando la città.>>

Ricordo di aver chiuso il finto registro con un tonfo e con una smorfia di puro disgusto.

il popolo si fida ciecamente della nostra famiglia e ha l'assoluta certezza che qualunque cosa accada, Lorenzo sarà sempre al suo fianco e pronto a proteggere l'intera popolazione a ogni costo; se solo sapesse la verità! Se solo tutti sapessero che la mano che credono stia amorevolmente nutrendo ciascun individuo in realtà sta privando tutti loro anche di quel poco che hanno. Se solo sapessero che questa famiglia li sta ingannando da diverso tempo e sta usando il loro denaro per salvare la Banca!

I Medici - Un gelido invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora