Lorenzo Pov
Tolgo il mantello e lo consegno in malo modo tra le mani del servitore che mi accoglie all'ingresso: incontrare Sisto in segreto si è rivelato totalmente inutile e l'unico risultato ottenuto durante il nostro breve colloquio è stato quello di alimentare ulteriormente la tensione presistente.
Le sue parole e il suo sguardo pieni di astio nei confronti della mia persona e della mia famiglia continuano a scorrere ripetutamente nella mia mente, nutrendo così la mia rabbia divenuta ormai imprevedibile e indomabile; l'intera situazione sta andando fuori controllo e ho purtroppo compreso che i Medici non hanno più lo stesso valore e la stessa influenza sulla Chiesa di Roma, pertanto ho bisogno di riflettere attentamente sull'intero quadro generale e di trovare in fretta una soluzione per ristabilire i rapporti con il papato e riportarli al loro livello di origine, ovvero quello esistente ai tempi del mio bisnonno Giovanni e di mio nonno Cosimo.
In circostante normali, avrei già pronunciato il suo nome e starei attendendo con trepidazione di essere raggiunto dal suo dolce sorriso e dalle sue braccia piene di conforto.
Mi rammarico profondamente che non sussistano più tali condizioni, eppure in questo momento non credo di poter resistere al richiamo del ricordo dei suoi consigli e della sua incredibile capacità di comprendere, così inizio istintivamente a percorrere la scalinata che conduce al piano superiore e più precisamente alla stanza accanto al mio studio che da sempre rappresenta il rifugio di Clarice.
Mi fermo proprio davanti alla porta, ma la sedia accanto alla finestra dove è solita sedersi è insolitamente vuota e le mie orecchie non riescono a sentire il suono dei suoi passi o quello della sua voce.
Entro con circospezione per accertarmi di essere veramente solo e inizio a camminare per la stanza, alla ricerca di qualcosa che mi conduca a lei e agli intensi momenti che abbiamo vissuto qui dentro; questo desiderio mi conduce inevitabilmente proprio di fronte alla sua sedia e mi spinge ad accarezzarne la morbida imbottitura con i polpastrelli, mentre un pesante sospiro si libera dalle mie labbra.
Quante volte sono entrato qui dentro, certo di placare il senso di spossatezza e di sconforto che mi aveva pervaso per tutta la giornata; quante volte sono crollato ai suoi piedi e ho appoggiato il capo sulle sue ginocchia, certo di ricevere dolci carezze tra i miei riccioli scuri; quante volte ho esternato le mie emozioni e i miei sentimenti, certo di trovare le sue braccia pronte a stringermi e a cullarmi amorevolmente.
Tante, tantissime volte.
Questa stanza è stata testimone della mia disperazione, del mio dolore e della mia rabbia; ma è anche stata testimone di gioia, di conforto, di tenerezza e comprensione.
Clarice è stata sempre qui, pronta ad accogliermi con le sue carezze, i suoi baci e soprattutto con le sue parole piene di saggezza e contenuto, grazie alle quali sono sempre riuscito a ritrovare il coraggio e la forza per affrontare ogni situazione nel modo più giusto possibile.
Lei è sempre stata al mio fianco fino a quando ha potuto e soprattutto fino a quando le ho permesso di farlo: l'oscurità che prima mi era estranea, si è via via impadronita sempre più di me , fino a fondersi in un tutt'uno con la mia anima e il mio cuore, portandomi così a perdere la mia luce e a perdere lei.
Termino il mio tocco nostalgico: improvvisamente tutti quei pensieri e il ricordo di quei momenti fanno troppo male e non sono più in grado di sostenere quel dolore che nasce dal centro del mio petto e si propaga per tutto il corpo; mi allontano ed esco dalla stanza, incapace di mantenere lo sguardo sulla sedia e su ogni singolo angolo della stanza che sembra volermi urlare tutto il male che ho causato alla creatura più buona e pura di tutte.
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I Medici - Un gelido inverno
Fanfic"Quando Clarice gli volta le spalle e si allontana, Lorenzo sente un freddo prepotente invaderlo nel profondo, sente chiaramente quel freddo diventare un gelo tale da togliergli il respiro e penetrargli nelle ossa, nel cuore e nell'anima. Clarice co...