Un amaro ritorno

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"Dov'è Clarice?"

"Di sopra con la bambina. La febbre è passata, sta bene. Va da lei."


Lorenzo si lascia sfuggire un piccolo sorriso non appena la madre pronuncia quelle parole: immagina Clarice seduta sulla sua sedia preferita, accanto al fuoco mentre culla amorevolmente Maddalena.

Con questo tenero pensiero si avvia verso la scala che conduce alle loro stanze, desideroso di stringerla, di posare un bacio su quelle labbra dolci e premurose e di perdersi tra le sue braccia.

"Lorenzo.." Lucrezia lo afferra per un braccio, una nota di avvertimento nello sguardo e nella voce

"...Tu sai che la gente parla, che le voci molto spesso viaggiano più veloci della verità."

Il cuore di Lorenzo perde un battito e corre verso le scale, verso la sua sposa.


La trova immobile e intenta ad osservare con attenzione l'immagine che gli ha donato Ippolita

"Hanno portato già le tue cose"


Pronuncia quelle parole senza voltarsi, il tono della voce è piatto, privo di emozioni;

Lorenzo le passa accanto, sperando di ottenere la sua attenzione e di far incontrare finalmente i loro sguardi, ma la sua azione passa totalmente inosservata.

"è stato un regalo, Clarice."

Dalla bocca della donna non esce una sola parola, ma dalla postura rigida Lorenzo capisce che Clarice è contrariata dalla situazione; prende un respiro profondo e decide di dirle la verità

"Si chiama Ippolita ed è la moglie di Alfonso d'Aragona. L'ho conosciuta quando era ragazza e si ricordava di me tanto da darmi una mano. Se non fosse stato per lei non sarei tornato vivo."

"Come fai ad esserne sicuro? Forse Dio ti avrebbe salvato."

"Non è successo niente. Non importa quello che dicono: non è successo niente."

Vorrebbe avvicinarsi con cautela, posarle la mani sulle spalle e sussurrarle all'orecchio che la gente parla per il gusto di parlare, senza conoscere la realtà dei fatti.

Vorrebbe farla voltare e permettere ai loro occhi di incontrarsi e solo allora le direbbe che non potrebbe mai tradirla, non dopo tutto quello che hanno passato insieme .

Vorrebbe prenderle il viso tra le mani, accarezzarle le gote rosee con i pollici e poggiare la fronte contro quella di lei.

Vorrebbe tanto posare un bacio su quella pelle delicata e profumata e vorrebbe accarezzare quei meravigliosi capelli.

Vorrebbe fare tutto questo e molto altro, ma non lo fa.

Lorenzo non si muove di un passo e non pronuncia nemmeno una parola. Resta lì, come una statua, in attesa di una reazione.

Clarice riavvolge il regalo nella preziosa stoffa mentre una dolorosa lacrima solitaria le riga la guancia, scorrendo fino al mento

"Ma in cuor tuo avresti voluto?"

No. La risposta è no.

Per quanto la bellezza, l'intelligenza e la furbizia di Ippolita lo abbiano messo più volte in difficoltà, non avrebbe mai fatto del male in quel modo a Clarice.

Come poteva rivolgergli una simile domanda?

Lei è l'unica compagna che desidera al suo fianco, l'unica donna che ama e che vuole amare, l'unica donna che metta al mondo i suoi figli.

Come può Clarice pensare una cosa simile?

Improvvisamente la rabbia e la delusione si impadroniscono di Lorenzo ed è forse per questi sentimenti negativi e tanto forti che decide di restare in silenzio e di negare una risposta, una spiegazione, un confronto a Clarice.

Quella mancata risposta, per Clarice è una conferma e una tremenda pugnalata al petto: porta una mano al petto, sentendo chiaramente il suo cuore e le sue speranze andare miseramente in frantumi.

Lascia che altre lacrime le solchino il viso, poi si concede un attimo per chiudere gli occhi e per prendere un respiro profondo prima di decidere di lasciare la stanza;

ma il suo gesto viene interrotto da Carlo che chiede qualcosa a Lorenzo. Non sta nemmeno prestando attenzione alle sue parole, troppo concentrata e determinata a non crollare da un momento all'altro.

"Clarice.. ti prego"

La voce di Lorenzo la riporta bruscamente alla realtà e, asciugatasi di nascosto le lacrime con il dorso della mano, raggiunge il marito a pochi passi di lei

"Appartengo a questa famiglia. So cosa deve essere fatto."

Pronuncia queste fredde e poche parole senza guardarlo negli occhi, per poi seguirlo verso la finestra che si affaccia sulla folla che acclama a gran voce il nome di Lorenzo e quello dei Medici.

Lorenzo afferra la mano di Clarice con titubanza e con una freddezza che non gli appartiene, ma in quel momento è troppo arrabbiato per rendersi conto del suo gesto; d'altra parte anche Clarice non consolida la stretta tra le loro mani, anzi, lascia le dita completamente morbide e aperte.

La loro stretta si fa vera e forte non appena alzano le braccia per mostrare le loro mani unite in segno di vittoria e gioia, ma è un contatto falso e di circostanza, come sono falsi i loro sorrisi.

Pochi istanti dopo le mani tornano lungo i fianchi e in quel preciso istante Clarice ritrae la sua mano, sciogliendo bruscamente la loro stretta; Lorenzo non la trattiene e volge il suo sguardo a quella netta separazione, incapace di fermarla.

Quando Clarice gli volta le spalle e si allontana, Lorenzo sente un freddo prepotente invaderlo nel profondo, sente chiaramente quel freddo diventare un gelo tale da togliergli il respiro e penetrargli nelle ossa, nel cuore e nell'anima.

Clarice con il tempo è riuscita a diventare il suo sole, a trasmettergli un calore ed un amore tale da farlo vivere in una calda e piacevole estate;

quanto avvenuto poco prima ha spazzato via prepotentemente i germogli più belli, ha spento il sole e ha fatto diventare l'estate più bella della sua esistenza un gelido inverno dal quale sarà difficile riuscire a sopravvivere.

I Medici - Un gelido invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora