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Lo osservò sfilare davanti ai suoi occhi lasciando che, pian piano, l'incredulità iniziale concedesse spazio alle risate di entrambi. Kim Taehyung era sempre stato un ragazzo amante degli abiti eleganti e costosi. Il suo non era solo un mero capriccio, ma essere il figlio del procuratore in questo senso gli era tornato parecchio utile, soprattutto da quando ne aveva preso le veci in qualità di vice-capo del distretto. Aveva così potuto iniziare a sfoggiare le sue collezioni di completi e giacche sempre molto sobrie ma assolutamente impeccabili. Uno stile il suo che molti gli invidiavano e che - Jieun ne era perfettamente consapevole - era in grado di far girare la testa ad ogni donna presente alla centrale di polizia di Seoul.

Per questo motivo inizialmente si era stupita parecchio quando lo aveva visto entrare nel suo ufficio indossando un paio di jeans strappati all'altezza di entrambe le ginocchia e una semplicissima t-shirt bianca senza alcun tipo di ricamo o scritta di qualsiasi genere.

— Sapevo di essere già fortunata ad avere un ragazzo tanto bello, — commentò dopo essersi ripresa dallo shock iniziale, avvicinandosi a lui ed iniziando così ad accarezzare lentamente quelle braccia, una delle quali costellata di scie scure di nero inchiostro, lasciando poi che queste, lente ed inesorabili, le cingessero la vita, — Ma non credevo fino a questo punto, — aggiunse un attimo dopo, abbassando volutamente il tono della sua voce nel tentativo di renderla più suadente.

— Tu mi lusinghi, — le rispose Taehyung a quel punto, non potendo fare a meno di trattenere un sorriso compiaciuto per quel complimento, ben lungi dall'essere innocente.

Poi il suo viso si fece più serio e la leggerezza delle battute di poco prima fece spazio alla verità e al motivo per cui Kim Taehyung aveva dovuto riporre nell'armadio i suoi abiti eleganti per indossarne di nuovi, meno distinti e raffinati, ma sicuramente più adatti al suo scopo, — Credi che andrà bene? — chiese quindi, lasciando nelle mani di Jieun il verdetto finale.

Avrebbe iniziato il suo primo turno in incognito al Black Ink proprio quel pomeriggio, perciò era bramoso di sapere da lei se, outfit da perfetto tatuatore a parte, la sua copertura per cercare di stanare il colpevole avrebbe prima o poi portato ad un qualche risultato.

— E come potrebbe un'indagine condotta da Kim Taehyung andare male? — lo rassicurò allora la dolce Jieun, cingendo a sua volta le proprie braccia attorno al collo del ragazzo e lasciando così che i loro respiri cullassero l'uno le preoccupazioni dell'altra.

Era da molto tempo che i due non riuscivano a trovare un qualche momento di intimità: nonostante la loro si potesse considerare ormai una relazione solida di quasi quattro anni, a causa dei loro molteplici impegni e responsabilità sul lavoro, nessuno dei due riusciva più a ricordare quando era stata l'ultima volta che avevano organizzato di uscire per una cena o per una serata al cinema. Probabilmente il loro primo appuntamento era stato anche l'unico.

— Posso? —

Per questo motivo quelle visite a sorpresa di pochi minuti nei rispettivi uffici erano l'unico lusso che si potevano ancora concedere. Nonostante questo, nè Taehyung nè Jieun si scomposero di fronte alla persona che, proprio in quel momento, aveva appena bussato alla porta dell'ufficio di lei, chiedendole indirettamente udienza.

Kim Namjoon rimase immobile, la spalla appoggiata contro lo stipite della porta, fingendo di tenere le proprie mani ed il proprio sguardo occupati sullo schermo nero del telefono.

— Io vado adesso, — sussurrò Taehyung alle orecchie della ragazza subito dopo, sciogliendo il proprio abbraccio con lei e raccogliendo poi dalla sedia della scrivania un insolito e pesante giubbino di jeans, perfettamente coordinato con quei pantaloni che mai Namjoon avrebbe immaginato un tipo come lui potesse avere nel proprio armadio, — Ma mi serve il tuo in bocca al lupo speciale, — aggiunse poi, in ultima istanza.

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