"Mio padre voleva che mi approfittassi di te solo per poter poi utilizzare tutto questo contro Jungkook e distruggerlo"— Ta-e-hyung, —
Il sole doveva essere tramontato da poco, ma il suo nome era la sola parola che la bocca di Jieun sembrava essere ancora in grado di pronunciare, sillaba dopo sillaba, quasi con fatica. L'unica parola a rimbombare costantemente nella sua testa da diverse ora, da quando - più precisamente - dalla centrale di polizia le sue gambe l'avevano ricondotta verso la strada di casa, la mente ed il cuore concentrati invece in tutt'altri pensieri.
Il ticchettìo insistente del grande orologio da parete della cucina sembrava scandire come un metronomo i battiti irregolari del suo cuore e presto anche le sue dita cominciarono a tamburellare con una certa insistenza sul tavolo, seguendo il ritmo cadenzato e quasi rasserenante di quelle lancette che avevano iniziato a guidare le sue lucide riflessioni. Jieun chiuse gli occhi solo il tempo necessario per concedersi un profondo respiro: in quel preciso istante infatti, il ricordo di un viso ben noto tornò ad annebbiare nuovamente i suoi ricordi mentre quelle parole, quelle promesse, avevano ricominciato a parlare al suo cuore così forte che le fu impossibile provare a pensare ad altro che non fosse ricollegabile a lui.
Solo qualche settimana prima Kim Taehyung le aveva chiesto di andare a vivere insieme, per iniziare una nuova vita che presto li avrebbe condotti davanti ad un altare a scambiarsi promesse di amore eterno. Guardandosi ora invece, Kim Jieun sedeva avvolta in una tuta decisamente molto più grande di lei davanti al tavolo della propria cucina, i capelli legati in un'alta coda di cavallo ed entrambe le mani avvolte attorno al piede destro - appoggiato sul sedile di una comoda poltrona - nel vano tentativo di provare ad infondersi del calore. Era rimasta in quella posizione per chissà quante ore, a fissare un punto non ben identificato davanti a sè, sperando che forse qualche mensola della cucina le avrebbe dato l'illuminazione definitiva.
Ora che quella la sua unica ancora di salvezza, la sua "relazione stabile", era sull'orlo di un precipizio, era come se Jieun riuscisse a vedere con maggior chiarezza tutti quei piccoli dettagli a cui prima, volente o nolente, aveva cercato di non dare troppo peso: la cena al ristorante prima di essere pedinati, poi la ferrea volontà di Taehyung di fingersi un infiltrato al Black Ink, le furiose litigate ogni volta dopo che veniva a sapere che lei e Jungkook si erano incontrati. Ogni tassello ora sembrava essere al proprio posto, ma la verità era che Jieun non avrebbe potuto sentirsi più confusa di così.
Arrabbiata con se stessa ed incapace anche solo di poter prevedere quali sarebbero stati i suoi stessi, futuri comportamenti nei confronti di Taehyung e Jungkook, la giovane detective quasi non si accorse che il campanello di quell'appartamento che ancora condivideva con il proprio fratello aveva iniziato a trillare insistentemente, convincendola che forse davvero qualcuno la stava cercando, che forse qualcuno aveva davvero ancora bisogno di lei.
Si alzò comunque di malavoglia, abbandonando quella calda posizione nella sola speranza che ad attenderla davanti al portone di casa non ci fosse proprio Namjoon, al quale Jieun non aveva la minima intenzione di raccontare cosa le stesse passando per la testa, sicura che lui avrebbe disapprovato in qualunque caso. Eppure, una volta davanti all'uscio di casa ed inserendo le chiavi nella toppa, forse per la prima volta Jieun si chiese se non fosse un abbraccio o una parola di conforto, magari proprio da parte di suo fratello, quello di cui in realtà aveva veramente bisogno.
Jieun sollevò il proprio sguardo nel momento stesso in cui riconobbe quel costoso paio di scarpe ai piedi della persona ancora immobile davanti alla porta di casa sua, rimanendo incredula ad osservare quella figura nera avanzare nella propria direzione solo per attirarla a sè e stringerla poi in un semplice ma confortante abbraccio che, almeno fino a quel preciso istante, Jieun aveva solo potuto agognare, certa di non poterlo meritare davvero. Il battito accelerato del suo cuore aveva già iniziato a tradire i suoi iniziali intenti ma, stretta tra le braccia di Jeon Jungkook, la giovane detective si sentì per la prima volta libera di mostrarsi finalmente debole.
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BLACK INK [BTS]
Fanfiction«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me» © bridgetvonblanche