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I sogni di Kim Jieun erano sempre stati molto confusi e frenetici. Le capitava di sognare spesso, non v'era dubbio su questo, un pò più difficile era però provare a ricordare tutto ciò che aveva vissuto in quelle caotiche ore al momento del risveglio.

Quando aprì gli occhi quella mattina, il primo gesto che la giovane detective decise di compiere fu girarsi svogliatamente sul fianco, dando così le spalle al leggero fascio di luce che era ormai arrivato a sfiorarle il volto, scaldandole le gote. Mormorò parole incomprensibili nel fiacco tentativo di stropicciare le proprie gambe indolenzite, allungando poi il braccio sinistro verso la parte opposta del letto. Si sorprese ma non si scompose nell'avvertire che l'altra metà del suo enorme giaciglio a due piazze era già vuota e fredda. Chiunque avesse trascorso la notte lì doveva essersene già andato almeno da un paio d'ore, lasciando le lenzuola da rifare e un piccolo bigliettino di carta colorata sopra il cuscino. Jieun lesse il contenuto di quel post-it con gli occhi assonnati e semichiusi, preferendo piuttosto tornare a soffocare il viso in quel cuscino dove era sicura di riuscire a percepire ancora qualche traccia del passaggio di Taehyung.

Le piaceva quel profumo, e lui lo sapeva. Per questo aveva deciso di utilizzarlo nelle occasioni che riteneva speciali, quando riusciva a trovare un pò di tempo per andare a trovarla a casa dopo il proprio turno di lavoro o quando capitava di uscire insieme, anche se questo, da qualche ora, significava rischiare di essere inseguiti da un gruppo di uomini sconosciuti e probabilmente armati. Al solo ricordo di quelle immagini, Jieun si convinse a serrare nuovamente gli occhi, nella speranza di essersi solo immaginata tutto quello che aveva vissuto la notte precedente, tornando poi ad abbracciare con maggior forza quel morbido cuscino per un tempo assolutamente indeterminato, avvolgendo più e più volte il suo corpo nudo tra le candide lenzuola di quel letto ormai completamente sfatto.

Decise che era arrivata ora di alzarsi solo quando, sollevando con insolita fiacchezza il telefono dal comodino, non lesse la data impressa sullo schermo. Balzò quindi fuori dal letto tirandosi un paio di leggeri schiaffi sulle guance - l'equivalente di una bella doccia fredda - e cercando allo stesso tempo di sistemarsi alla bell'è meglio i capelli e di trovare qualcosa nell'armadio della stanza che potesse soddisfarla. Più che angustiarsi per il numero 14 segnalatole come orario dal suo cellulare, Jieun era più preoccupata del fatto che fosse giovedì. E quello non era un giovedì qualunque, bensì il terzo giovedì del mese.

Per ogni mese lavorativo ciascun dipendente della stazione di polizia di Seoul aveva diritto ad un'intera giornata di ferie a settimana, salvo particolari emergenze o riunioni urgenti. Nessuna eccezione, nemmeno per i più infaticabili come Seokjin, Hoseok ed i fratelli Kim anche se, nel loro caso, solo il terzo giovedì del mese coincideva per entrambi come giorno di pausa.Ventiquattro ore ogni trenta giorni in cui Namjoon e Jieun venivano immaginati dalla maggior parte dei dipendenti trascorrere quell'infinito lasso di tempo chiusi nelle rispettive camere del loro ampio appartamento, ritrovandosi l'uno di fronte all'altra solo durante l'orario dei pasti e, in qualche raro caso, anche la sera, ma solo se valesse la pena mangiare del cibo d'asporto ed una birra guardando un buon film alla tv.

Pochi conoscevano la realtà nascosta dietro quel fatidico giovedì.

Scese le scale in fretta e furia, le mani occupate a cercare di indossare un giubbotto di pelle nera, arrancando verso il corridoio per infilare poi un paio di stivali e iniziare quindi a scavare nella propria borsa, nella vaga speranza di trovare la sola cosa di cui sapeva di bisogno in quel momento.

— Stavi per caso cercando queste? —

Suo fratello Namjoon comparve dal nulla sulla porta della cucina, rigirando tra l'indice e il medio quello che aveva tutta l'aria di essere un mazzo di chiavi. Colta alla provvista, Jieun non potè che sobbalzare spaventata, sollevando poi lo sguardo verso l'alto in modo tale da non far capire al fratello se il suo fosse stato più un gesto di stizza o un veloce respiro di sollievo per aver conservato al sicuro le sue chiavi della macchina.

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