Capitolo Terzo | Party.

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Arrivammo fuori casa Irwin, che già era piena di gente. Akim non riusciva a stare ferma, mentre io ero abbastanza tranquillo. L'unica cosa che mi preoccupava era Ashton, ma non penso che l'avrei incontrato in mezzo a quella folla.

Scendemmo dall'auto e vidi dei ragazzi già ubriachi fradici. La porta di casa era aperta e Akim non perse tempo ad entrare. Io mi diressi al tavolo degli alcolici. Presi della vodka e dopo del whiskey. Sapevo che non avrei retto all'alcool, ma volevo bere, ne avevo bisogno. Infondo dopo aver rigettato quella merda e aver preso un caffè amaro si tornava alla giornata come se non fosse nulla.

Vidi un ragazzo più ubriaco di me avvicinarsi. Solo dopo un po' riconobbi che era Hemmings, e questo mi causò ansia.

Portava un maglioncino nero di lana ed i suoi skinny jeans del medesimo colore che non ingannavano mai quel suo voler sembrare cattivo e costantemente arrabbiato. Era davvero bello, però. No,ma cosa pensavo?. Be’ infondo è un bel ragazzo, si può dare un opinione, giusto?. Giusto, siamo in un mondo dove c'è libera espressione.

“Ehi, ciao!” mi salutò appoggiando a me il suo corpo e per quanto arrossì all'istante, feci per spostarlo dato che la sua vicinanza mi urtava il sistema nervoso.

“Ciao ” sussurrai. Premette il suo corpo contro il mio e mi sentì svenire sotto di lui, ma non perché mi stesse comprimendo la casa toracica, no no.

“Hemmings, scusa, puoi allontanarti? ” dissi provando a spostarlo con le mani sul suo petto . Spostò le mie mani sulla sua cintura. Mi paralizzai all'istante. Volevo tirarle indietro, ma non lo feci, non lo feci perché mi piaceva l'idea e mi metteva ansia, ma tutta quella mia tranquillità, era andata a farsi fottere?.

“Vieni con me ” mi sussurrò mordendomi il lobo. Altri dieci minuti e sarei morto sotto di lui. Akim sbarrò gli occhi e mi tirò via da lui, che sembrò rimanerci male. Ma forse mi era sbagliato, era così ubriaco. Lui mi odiava, non gli avrei mai potuto dare niente o forse sì, ma dopo che lo avrebbe venuto a sapere non sarei stato più così tranquillo.
Akim mi appoggiò alla portiera dell'auto nella tipica posizione da donna arrabbiata pronta a farti una merda senza alcuna pietà, peggio di Hitler.

“Sarai davvero messo male per amoreggiare con Hemmings ” mi prese in giro lasciandomi senza parole, ma lasciai che non si rendesse conto di quanto fossi sorpreso.

“Non mi piace Hemmings!. É bello, ma non il mio tipo. É uno stronzo e poi — lo ripeto, non é il mio tipo” sbuffai come un bambino non sapendo giustificare le mie azioni.

“Andiamo a casa, potresti fare altri guai” disse ridendo.  Appoggiai la testa al finestrino cercando di riprendere un po' di lucidità, ma fu inutile dato che gli avvallamenti mi causarono solo mal di testa più forti e la guida di Akim non fu d'aiuto, dato che sembrava sulla pista di Monza. Quando arrivammo mi fece scendere a fatica poiché era un quarto di me e i tacchi non li aveva tolti, stupida.
Mi accompagnò fino alla porta di casa e lì mi scosse i capelli spostandosi per evitare che le vomitassi addosso, cosa molto probabile.

“Micheal, domani ti porto la macchina” disse e mi lasciò un bacio sulla guancia sporcandola di rossetto, ma perché dover rovinare il colorito roseo delle labbra con uno stupido rossetto, ancora più patetico quando tingevano le labbra di nero, parevano prese da un ematoma enorme.

Andò via ed io cercai di aprire la porta, alla fine, dopo svariati tentativi vani, ci riuscì. Mia madre non era ancora tornata, cosa più che positiva.
Mi lavai e dopo un po' rigettai tutto l'alcool che circolava nel mio corpo. Ero stanco, mi faceva male la testa ed ero consapevole di quello che stavo per fare con Hemmings, ed infondo mi venne da ridere perché non era una cosa da persone normali ed io ero sempre stata una persona normale, basilare.

Afraid | MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora