Finalmente eravamo arrivati nel paese di PonteVecchio; si trattava di un piccolo centro cittadino che contava la bellezza di quasi quattrocento abitanti, più tre. Si trovava immerso nelle campagne ed era isolato dal resto del mondo. Poco lontano da lì, ricordai che vi erano un fiume e diversi boschi dove di solito andavo a fare escursioni quando venivo in vacanza qui, se non dovevo andare al mare.
Pietro parcheggiò l'automobile vicino l'ingresso principale della piccola fattoria della zia. La sua dimora era di mattoni bianchi, perfettamente tenuta e ordinata.
Pietro bussò alla porta, sperando che la zia non fosse già andata a dormire.
Ma da dentro si sentirono dei rumori, come di mobili che venivano spostati.
-Chi è?-
-Maria sono Pietro, tuo fratello!-
La porta si aprì presentandoci una donna magra, non eccessivamente alta, capelli corti scuri e con qualche ciocca grigia qua e là. Indossava un paio di occhiali tondi che usò come se fossero una lente di ingrandimento per poterci osservare meglio.
-Che ci fate qui?-
Pietro prese fiato. -Milano è stata bombardata.-
-Porca miseria....- Maria si lacciò sfuggire una piccola imprecazione.
-Non sapevamo dove andare, così abbiamo pensato di venire qui.-
-Avete fatto bene... entrate.- Maria aprì di più la porta e ci fece accomodare. -Ma prima pulitevi i piedi sullo zerbino.-
Appena entrati trovammo un lungo corridoio che conduceva alla porta del cortile sul retro.
Alla nostra sinistra vi era il soggiorno, sala da pranzo con annesse le scale che conducevano al piano superiore. E alla destra, sempre nel corridoio, si trovava la cucina con al centro un grosso camino.
-Chi ha lanciato l'attacco sulla città? Gli Yankee o i bevitori di tè?- Maria parlò con amarezza. E non era da biasimare, lei era rimasta vedova quando zio Alberto morì durante la costruzione di una villa padronale di un Lord inglese in una tenuta nel West Virginia. Sia il governo inglese che quello americano, non si erano presi la responsabilità dell'incidente e la zia Maria non ha potuto sopportare questa ingiustizia. Da allora nutre un forte sentimento contrastante verso entrambi i paesi.
-I bevitori di tè!- dissi.
-Che deficienti....- imprecò Maria. Poi si rivolse a noi. -State bene? Non siete feriti.-
-Tutto a posto. Solo un po' di spavento.- disse Pietro.
-Bene. Ora venite in cucina, vi faccio mangiare qualcosa, siete più pallidi dei morti.-
Maria andò nella dispensa e prese, una forma di formaggio di capra, del pane, verdure e carne secca.
-Cara Maria. Sei molto gentile...- Isabella provò a dire qualcosa, ma Maria la fulminò con lo sguardo.
-Avete bisogno di ristorarvi. Poi quando avete mangiato potrete andare a dormire.- si alzò in piedi. -Io nel frattempo preparo le camere.-
Ci lasciò da soli.
-Non mi sembra che le faccia piacere che siamo qui.- Isabella sussurrò, come se avesse paura che Maria la sentisse.
-No. Tranquilla cara. Fa sempre così.-

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Il conflitto del cuore
RomanceAnno 1943. Il giovane Lorenzo fugge da Milano con i genitori, trovando rifugio dalla zia nella cittadina di PonteVecchio. Ma la tranquillità di quel paese quasi fiabesco, viene interrotta dall'arrivo di un piccolo convoglio di soldati dell'esercito...